“Alla fine di novembre, alti ufficiali in pensione delle forze armate spagnole hanno inviato due lettere direttamente al re Felipe VI esprimendo la loro preoccupazione per il governo ‘socialcomunista’ a Madrid e la minaccia che esso fa gravare sull’unità della patria. Una delle lettere è firmata di 73 ex ufficiali dell’esercito di alto rango, l’altra di 39 ufficiali dell’aeronautica militare a riposo – che si rivolgono espressamente al monarca come capo delle forze armate; si impegnano a essere fedeli alla loro ‘patria’, alla ‘coesione nazionale’. Ma questa “coesione nazionale”, affermano, è stata indebolita dal governo di minoranza guidato dal primo ministro socialista Pedro Sánchez”.
Così Foreign Policy, l’organo del Council on Foreign Relations. Queste missive sono tecnicamente un pronunciamento, termine gravido di storia iberica. E non è il solo: il 6 dicembre, giorno anniversario dell’approvazione della nuova costituzione spagnola approvata per referendum nel 1978, è apparsa una lettera-manifesto degli alti gradi in pensione, in cui essi descrivono il governo spagnolo guidato dai socialisti come “un serio rischio per l’unità della Spagna e il suo ordine costituzionale”. Il documento è stato firmato da 271 membri in pensione delle forze armate, a cui si sono subito aggiunte altre 200 firme, scrive El Pais, “tra cui quella del nipote di Franco, Cristóbal Martínez-Bordiu Franco, del comandante Ricardo Pardo Zancada, condannato a 12 anni di prigione per il suo ruolo nel fallito tentativo di colpo di stato del 1981 , e dal tenente generale José María Mena, arrestato per aver suggerito nel 2006 che l’esercito avrebbe dovuto intervenire se la Catalogna si fosse spinta troppo oltre […] e del generale di divisione [a riposo] Juan Chicharro, presidente della Fondazione Francisco Franco, che glorifica la memoria del dittatore spagnolo e sarà dichiarato illegale ai sensi della nuova legge sulla memoria storica.
In precedenza, scrive Deutsche Wirtschaft Nachrichten, “nel dicembre 2020, il sito “Infolibre ” ha pubblicato una serie di messaggi da un gruppo di chat WhatsApp privato di alti ufficiali spagnoli in pensione dell’Aviazione che discutevano della situazione politica. Il gruppo di chat ha apertamente chiesto un colpo di stato contro l’attuale governo spagnolo (QUI). Tre soldati sono stati poi arrestati. Appartiengono a un gruppo di militari che in precedenza hanno preso parte a un “partito fascista” su un aeroporto militare (QUI). Il 6 gennaio 2021, il tenente generale in pensione Emilio Pérez Alamán ha inviato una lettera al ministro della Difesa spagnolo Margarita Robles, esortandola a cambiare il corso dell’attuale governo. Il giornale “El Correo de España ” ha riportato per la prima volta la lettera .
E’ fuori questione che ex funzionari militari esprimano la loro disapprovazione per l’attuale governo di Madrid senza prima discuterne con ufficiali militari attivi. Ci sono varie associazioni, forum e altre organizzazioni in cui membri ex e attivi delle forze armate si riuniscono per discutere la situazione politica nel paese. Il capo di stato maggiore in carica Miguel Ángel Villarroya professerà sempre pubblicamente fedeltà al governo per non commettere una violazione della costituzione. Ma non importa cosa dicono Villarroya e gli altri membri dello Stato Maggiore. Perché il pericolo di un possibile colpo di stato può venire anche – e soprattutto – dai ranghi militari inferiori.
Nel 2018, 181 ex ufficiali di alto rango si erano già impegnati in un manifesto per le misure di Francisco Franco contro i comunisti e la sinistra. Il manifesto è stato firmato, tra gli altri, dall’ex capo dell’esercito di terra spagnolo, il generale Juan Enrique Aparicio. Aparicio era ancora in servizio fino al 2016. L’ex militare è particolarmente preoccupato che l’attuale governo voglia conquistare i giovani spagnoli lanciando una “campagna di diffamazione”, affermano, contro l’ex dittatore Franco.
L’esercito spagnolo ribolle. I militari spagnoli sono insoddisfatti dell’attuale governo spagnolo. I fantasmi e le ombre del passato sono onnipresenti”.
Di norma, il tintinnio di sciabole non riscuote nessuna simpatia nell’opinione pubblica ispanica, molto progressista. Ma ora il paese affonda nella peggiore recessione dalla guerra civile più di 80 anni fa. Prima del coronavirus, la Spagna cresceva più velocemente dell’Italia, al 2,8% all’anno perché la UE le ha consentito di sforare regolarmente il deficit annuo ben oltre il 3% per cento, cosa che ha vietato a noi; ed è stato un motore economico per la regione. Ma tre mesi di lockdown hanno lasciato vuoti gli spazi pubblici e le tasche private. Nel secondo trimestre, la Spagna è stata la peggiore dell’eurozona; Il PIL è sceso del 21,5%, quasi il doppio della contrazione che ha subito la Germania. Il turismo, che rappresenta quasi un terzo del valore aggiunto nazionale, è stato distrutto dai vari lockdown ripetuti e sempre più duri. La disoccupazione è adesso sul 20%. E le direttive di chiusura totale impartite per la “terza ondata” fanno capire che il danno sarà irreversibile.