(MB. Diversi lettori sono rimasti disorientati dall’invito fatto da Putin agli “ebrei d’Europa”: “Lasciarono l’Urss, è ora che ritornino”. La dichiarazione è stata rilasciata durante l’incontro con il presidente dell’European Jewish Congress,Moshe Vyacheslav Kantor. Kantor ha apprezzato la proposta, definendola “Un’idea fondamentalmente nuova” e promettendo di presentarla ai leader della comunità ebraica europea in occasione della prossima assemblea dell’European Jewish Congress. Il leader ebreo, inoltre, si è espresso a favore del coinvolgimento russo in Siria, asserendo che il congresso “Sostiene in maniera decisa le azioni della Federazione Russa contro lo Stato Islamico”.
Fin qui la notizia. Può essere un contributo alla comprensione il lungo saggio di “Saker” che copio e incollo da Megachip, che l’ha tradotto.
Russia e Israele nel calderone siriano: coloro che amano ‘spiegazioni’ semplici e confezionate, smettano di leggere. Chi vuol capire, continui.
Il recente assassinio di Samir Kuntar da parte di Israele ha infiammato, ancora una volta, la discussione su quale sia il rapporto di Putin con Israele. Si tratta di un tema estremamente complicato per cui dico a coloro che amano “spiegazioni” semplici e confezionate, di smettere di leggere proprio adesso. La verità è che il rapporto tra Russia e Israele – e, prima ancora, tra ebrei e russi – meriterebbe un intero libro. In realtà, Alexander Solzhenitsyn ha scritto proprio un tale libro, che si intitola “Due secoli insieme”, ma – a causa della morsa di ferro dei sionisti sui media anglosassoni – non è ancora stato tradotto in inglese. Questo dovrebbe già dirvi all’istante qualcosa: per un autore acclamato in tutto il mondo, che ha conquistato il Premio Nobel per la letteratura, non si riesce a ottenere che il suo libro sia tradotto in inglese, perché i suoi contenuti potrebbero minare la versione ufficiale sulle relazioni russo-ebraiche in generale e sul ruolo assunto dagli ebrei nella politica russa del XX secolo in particolare. Di quale altra prova c’è bisogno in merito alla realtà della subordinazione dell’ex impero britannico agli interessi sionisti?
Ho già scritto su questo argomento in passato e, come minimo, vi invito a leggere i seguenti due articoli che descrivono il retroterra della questione, prima di continuare a leggere:
- AngloZionist: Short primer for the newcomers (AngloSionisti: breve guida per principianti, ndt)
- How a medieval concept of ethnicity makes NATO commit yet another a dangerous blunder (Come un concetto medievale di etnia fa sì che la NATO commetta un altro pericoloso errore, ndt)
Prima di indagare su alcune delle idiosincrasie del rapporto russo-israeliano, voglio sottolineare una cosa molto importante: non si deve semplicemente presumere che il rapporto tra ebrei e non ebrei in Russia sia simile a quello che c’è in Occidente. Non è questo il caso. Senza passare attraverso una dettagliata discussione sull’emancipazione degli ebrei in Occidente e il loro lungo percorso dai loro shtetl a guida rabbinica fino ai consigli di amministrazione delle più grandi società occidentali, mi limiterò a dire che per gli ebrei russi questo processo di emancipazione è avvenuto in un modo molto più violento e catastrofico. La seconda grande differenza tra ebrei occidentali ed ebrei russi è che tra il 1917 e il 1939 uno specifico sottoinsieme di ebrei (gli ebrei bolscevichi) aveva il controllo quasi totale della Russia. Durante tale periodo gli ebrei bolscevichi perseguitarono i russi e, in particolare, i cristiani ortodossi con un vero e proprio odio genocida. Questo è un fatto storico, di cui la maggior parte dei russi è assai consapevole, sebbene questo sia ancora considerato uno psicoreato nella maggior parte dei circoli occidentali. È altrettanto importante sottolineare qui che gli ebrei bolscevichi perseguitarono non solo i cristiani ortodossi, ma tutti i gruppi religiosi, compresi, tra gli altri, anche gli ebrei.
Putin è ben consapevole di tutti questi fatti, che ha affrontato quando ha parlato a un gruppo di ebrei a Mosca:
Nel secondo articolo sopra menzionato ho discusso questi problemi e tutto quello che intendo far sapere è dimostrarvi che Putin è assai consapevole di questo passato e che ha il coraggio e l’onestà intellettuale di ricordarlo agli ebrei russi.
L’altro fatto assolutamente cruciale del rapporto tra la Russia e Israele è l’immigrazione di ebrei russi in Israele. Qui mi limiterò a presentare un elenco per punti che spiega succintamente perché questo sia un fattore cruciale:
- Indipendentemente dal fatto che siano finiti in Austria, Germania, Stati Uniti o Israele, l’immigrazione di ebrei russi in Israele ha consentito a quegli ebrei che non volevano rimanere in Russia di potersene andare. Per contro, quelli che non se ne sono andati sono rimasti per scelta. Questo significa che la stragrande maggioranza, se non tutti, degli ebrei russofobi rabbiosi e di quelli che odiano il cristianesimo hanno lasciato la Russia. Coloro che sono rimasti in Russia lo hanno fatto perché hanno deciso che quella era la loro casa.
- Un gran numero (c’è chi stima che superi il 20%) dei cosiddetti “Ebrei” che hanno lasciato la Russia non sono affatto Ebrei, compresi alcuni di quelli che si sono stabiliti in Israele. La verità è che le difficoltà economiche e sociali con cui si confrontava la società sovietica sotto Brezhnev & Co. e la Russia sotto Eltsin hanno fatto sì che una moltitudine di russi non ebrei si inventassero alcune (inesistenti) origini ebraiche solo per emigrare. Così ci sono molti veri russi, al contrario di ebrei russi, in Israele.
- Come conseguenza di questa vasta immigrazione ci sono innumerevoli legami personali tra gli individui e le famiglie che vivono in Israele e la Russia. Ciò significa che quando, ad esempio, l’Iraq o Hezbollah fanno piovere razzi su Israele ci sono persone in Russia che sono preoccupate in modo diretto e personale per i loro amici in Israele, anche se non necessariamente approvano la politica israeliana.
- La cosiddetta “Mafia russa” è, in realtà, per lo più una mafia di ebrei russi. Ciò è particolarmente vero in Occidente. In Russia ci sono mafiosi ebrei, ma non proprio una mafia ebraica in quanto tale. Mafiosi russi ed ebrei vanno notoriamente d’accordo e ciò crea anche, per così dire, forti legami “d’affari” tra oligarchi “russi” e Israele.
- Con Eltsin il paese era di fatto governato da quel che è stato chiamato semibankirshchina, il “dominio dei sette banchieri”. Costoro erano i sette principali banchieri della Russia e possedevano circa il 50% di tutta l’economia russa. Tutti tranne uno (Potanin) erano ebrei.
- Nel corso degli anni di Eltsin, la stragrande maggioranza dei membri del governo e, soprattutto, i loro consulenti erano ebrei. Gli ebrei avevano anche il controllo di quasi tutti i principali media. Per darvi un’idea di quanto fosse prevalente questa tendenza negli anni novanta, ecco un elenco (tradotto automaticamente) delle importanti personalità di alto livello di famiglia ebraica nella Russia di Eltsin che ho trovato su Internet: (fonte: https://goo.gl/jZlazH)
Gli oligarchi sono ebrei, al fine di garantire la rielezione di Boris Eltsin nella prossima legislatura per le elezioni presidenziali del 1996:1991 – 1999Boris Eltsin (Eltsin – Ebreo sposato con un’ebrea).Naina Eltsin – Ebrea.Consigliere del Presidente sulle questioni economiche – Livshits – EBREO.
Durante tutto il tempo del potere di Eltsin (1991-1999) la maggior parte dei suoi consiglieri erano ebrei. In capo all’amministrazione presidenziale: Filatov, Chubais, Voloshin, la figlia del presidente (una nuova posizione delle autorità ebraiche), Tatyana Dyachenko (in base al canone ebraico – Halacha, in quanto figlia di un’ebrea era pure ebrea) .- Tutti ebrei.
GOVERNO – Tutti i ministri chiave – EBREI:
Il ministro dell’Economia – Yasin – Ebreo. Ministro dell’Economia – Urinson – Ebreo Il Ministro delle Finanze – Panskov – Ebreo Ministro delle Finanze – Vavilov – Ebreo Presidente della Banca Centrale – Paramonov – Ebreo Il Ministro degli Affari Esteri – Kozyrev – Ebreo Ministro dell’Energia – Shafranik – Ebreo Ministro delle Comunicazioni – Bulhak – Ebreo Ministro delle Risorse Naturali – Danilov- Ebreo Il ministro dei Trasporti – Efimov – Ebreo Il Ministro della Salute – Nechayev – Ebreo Ministro della scienza – Saltykov – Ebreo Ministro della Cultura – Sidorov – Ebreo
STAMPA
“Novosti” – Golembiovskiy – Ebreo “Komsomolskaya Pravda” – Fronin – Ebreo “Moskovsky Komsomolets” – Gusev (Drabkin) – Ebreo “Argumenti i Fakti” – Starks – Ebreo “Trud” – Potapov – Ebreo “Moskovsky Novosti” – Karpinski – Ebreo “Kommersant” – Yakovlev (Ginsburg) – Ebreo “Novyy Oblik” – Dodolev – Ebreo “Nezavisimaya Gazeta” – Tretyakov – Ebreo “Vechernyaya Moskva” – Lisin – Ebreo “Literaturnaya Gazeta” – Udaltsov – Ebreo “Glasnost” – Izyumov – Ebreo “Sobesednik” – Kozlov – Ebreo “Sel’skaya zhizn” – Kharlamov – Ebreo. “Sovershenno Sekretno” – Borovik – Ebreo. Televisione e radio: TV e Radio, “Ostankino” – A. Yakovlev – Ebreo. Compagnia radiotelevisiva russa – Poptsov – Ebreo.
1996-1999 GG – “Semibankirshchina“.
Tutti la finanza russa concentrata nelle mani degli ebrei. Un paese governato da sette banchieri (“semibankirshchina“):
Aven – Ebreo, Berezovsky – Ebreo, Gusinsky – Ebreo,Potanin (non ebreo), Smolensk – Ebreo, Friedman – Ebreo, Khodorkovsky – Ebreo, Roman Abramovich – Ebreo.
Gli elenchi degli ebrei nel governo sovietico dal 1917 al 1939 sembrano ricalcare esattamente lo schema. Li potete trovare voi stessi su Internet.
In realtà, le persone che compilano tali elenchi sono raramente motivate da scopi puramente scientifici e spesso non si sentono vincolate da severe regole di prova. Quindi è molto probabile che una certa percentuale degli “ebrei” sopra elencati non siano affatto ebrei. Ma anche con un ampio margine di errore potete lo stesso ricavare l’immagine d’insieme. Così come fu tra il 1917 e il 1939, anche tra il 1991 e il 1999 le redini del potere in Russia erano saldamente nelle mani di ebrei, e in entrambi i casi, con conseguenze davvero catastrofiche. La grande differenza è che se nella prima parte del XX secolo gli ebrei al potere erano oppositori ideologici dell’Impero Anglosassone, alla fine del XX secolo gli ebrei in Russia erano praticamente un’estensione dell’Impero AngloSionista.
A proposito di estensioni dell’Impero AngloSionista.
Ho già spiegato molte volte in passato che la candidatura di Vladimir Putin per succedere a Boris Eltsin fu un compromesso raggiunto tra i servizi di sicurezza russi e i “ricconi” russi che spingevano Dmitri Medvedev in veste di contrappeso a Putin. Di solito mi riferisco alle forze che appoggiano Putin come ai “Sovranisti Eurasiatici” e alle forze che appoggiano Medvedev come agli “Integrazionisti Atlantici”. L’obiettivo dei primi è di rendere completamente sovrana la Russia e riportarla a essere un elemento chiave in un continente euroasiatico multipolare ma unificato, mentre l’obiettivo degli ultimi è di essere accettati da parte dell’Impero AngloSionista come un partner paritario e di integrare la Russia nelle strutture di potere occidentali. Quel che segue è qualcosa di talmente importante che la estrapolo in un paragrafo separato:
Gli Integrazionisti Atlantici hanno tuttora il pieno controllo del settore finanziario e bancario russo, di tutti i ministeri economici e posizioni chiave di governo, controllano la Banca centrale russa e sono, di gran lunga, la più grande minaccia singola al potere di Putin e a coloro che lo sostengono. Considerando che circa il 90% dei russi ora sostiene Putin, il fatto significa che questi Integrazionisti Atlantici rappresentano la più grande minaccia singola al popolo russo e alla Russia nel suo complesso.
In che modo tutto ciò è collegato a Israele? Semplice!
Putin ha ereditato un sistema creato da e per l’Impero AngloSionista. Era un candidato di compromesso tra due parti radicalmente opposte e gli ci sono voluti molti anni per liberarsi dapprima della maggior parte degli oligarchi (ebrei) russi e poi, molto gradualmente, iniziare un processo di pulizia in cui lentamente, passo dopo passo, i sionisti sono stati rimossi dalle loro posizioni di potere. Secondo Mikhail Khazin, l’equilibrio tra questi due gruppi ha solo di recente raggiunto un punto di (instabile) equilibrio al 50/50. Ciò significa anche che la “gente di Putin” ha bisogno di guardarsi le spalle ogni giorno che il buon Dio manda in terra perché sanno che i loro cosiddetti “colleghi” sono pronti a pugnalarli in un batter d’occhio, non appena ci sia l’occasione.
Mi capita di pensare che le voci di un colpo di stato in Russia siano alquanto esagerate. Non solo perché Putin gode del sostegno dei “ministeri di potenza” (Difesa, Sicurezza dello Stato, Affari Interni, ecc), ma, cosa molto più importante, a causa del sostegno che ha dal 90% del popolo russo. Rovesciare un uomo con un seguito così devoto, un uomo veramente amato dalla stragrande maggioranza della popolazione, sarebbe troppo pericoloso. Ma questo non significa che la quinta colonna non sia disposta a sabotare ogni sforzo di Putin e dei suoi sostenitori.
La verità è che Putin è stato costretto al compromesso molte, molte volte. Qui ci sono solo alcuni esempi:
Gli oligarchi: quando Putin ha liberato la Russia dal dominio semibankirshchina non ha davvero represso tutti gli oligarchi in quanto tali. Si è unicamente sbarazzato di quegli oligarchi che, come Khodorkovsky, avevano cercato di organizzare un colpo di stato fondamentalmente contro Putin comprandosi l’intera Duma. Agli oligarchi venne detto: “state fuori dalla politica e vi lascerò stare”. L’accordo è tuttora in vigore.
L’economia: anche nel suo ultimo discorso Putin ha dovuto dichiarare che sostiene pienamente la Banca centrale e i ministri economici del governo Medvedev. Considerando che letteralmente TUTTI gli alleati di Putin stanno apertamente e ad alta voce gridando vendetta per il modo in cui l’economia russa è mal gestita, si tratta chiaramente di una dichiarazione forzata e non di qualcosa in cui crede. A proposito, sto osservando sui canali televisivi russi una campagna di denigrazione sistematica a carico della Banca Centrale e dei ministri economici e questa non può essere una coincidenza. Prevedo che Putin stia preparando una purga di questi circoli, ma che abbia bisogno di sistemare tutto a puntino prima di agire, soprattutto nell’infiammare l’opinione pubblica contro di loro. In questo momento l’economia russa è ancora gestita dagli scagnozzi dell’FMI, da tizi del “Washington Consensus”, da cui deriva la loro folle politica sui tassi di interesse, sull’acquisto di obbligazioni USA, sul mantenere bassa l’inflazione, ecc. ecc. ecc.
Putin, per convinzione, non è quel che chiamerei un “socialista”, ma è sicuramente un fautore dei “mercati sociali” nonché qualcuno che sta cercando con impegno di separare la Russia dal sistema finanziario occidentale, per non giocare secondo le regole dell’Impero.
Politica estera: Esattamente fino all’ultima rielezione di Putin, quando finalmente la Russia ha cominciato ad avere una politica estera abbastanza coerente, la politica della Russia è stata una sequenza di zig-zag. Questo era particolarmente vero nei momenti in cui Medvedev era a capo della presidenza e quando l’Iran e la Libia sono stati traditi dalla Russia al Consiglio di sicurezza dell’ONU (un qualcosa che Putin ha apertamente definito come “stupido”).
Personalità: ricordate il ministro iper-corrotto della Difesa, Serdiukov? Indovina un po’? Non è ancora stato formalmente accusato di nulla. Anche la donna con cui ha fatto la maggior parte del suo lavoro sporco vive ancora nel suo lussuoso appartamento a Mosca. Che cosa ci dice tutto ciò? Che perfino quando Putin aveva ottenuto le prove più evidenti degli illeciti di Serdiukov aveva abbastanza potere per rimpiazzarlo con Shoigu, ma non abbastanza potere da sbattere in galera un esponente di così alto profilo degli “Integrazionisti Atlantici”.
L’Ucraina nazista occupata: Putin aveva abbastanza controllo sul governo per fornire i vitali vettovagliamenti Voentorg e per inviare anche alcune forze speciali e attacchi con l’artiglieria oltre il confine per aiutare i Novorussi, ma non riusciva a costringere i ministeri economici a utilizzare la potenza economica russa per strangolare l’economia ucraina. Ciò ha portato la Russia a inviare proiettili di artiglieria oltre il confine a Saur Mogila e a fornire energia (praticamente gratis) attraverso il confine a Kiev.
Propaganda russofoba: quando di recente un giornalista sportivo di terz’ordine, Alexei Andronov, ha pubblicato un commento ferocemente anti-russo su Twitter è stato per questo criticato da Alexei Pushkov, un giornalista che è anche a capo della commissione esteri della Duma di Stato, nel suo show televisivo “Postscriptum”. Il canale televisivo che manda in onda lo show, Tv Tsentr, ha censurato il pezzo che criticava Andronov. In seguito, il famoso regista russo Nikita Mikhailkov ha registrato un intero spettacolo per discutere di questo evento, e il canale televisivo che trasmette il suo show, la TV Rossia, ha ugualmente censurato l’intero episodio. Per quanto riguarda il direttore del canale televisivo dove lavora Andronov, Tina Kandelaki, ha dato ad Andronov il suo pieno sostegno.
Linea di fondo: mentre Putin ha fatto immensamente migliorare la qualità complessiva dei media russi, i russofobi sono ancora molto influenti e possono vomitare il loro odioso veleno in totale impunità.
Potrei continuare a elencare un esempio dopo l’altro, ma penso che cogliate già il punto: Putin è un ottimo uomo a capo di un pessimo sistema.
Ora torniamo davvero indietro alla questione della Siria, di Hezbollah e dell’assassinio di Samir Kuntar.
In primo luogo, si consideri che quella di intervenire militarmente nella guerra siriana era già una decisione controversa. Putin l’ha messa in opera facendo due cose: spiegare al popolo russo che era meglio avere a che fare con i terroristi “di là” (in Siria), anziché “qui” (in Russia), e promettere che non avrebbe mandato forze di terra. Quando Daesh e i turchi hanno adempiuto alla promessa fatta da Obama e Biden e hanno fatto saltare in aria un aereo di linea russo e, più tardi, un bombardiere Su-24 dal cielo, il pubblico russo ha continuato a sostenere Putin, ma la maggior parte dei russi, me compreso, erano perfettamente consapevoli dei pericoli della situazione. Alla fine della fiera, è il “credito della piazza” personale di Putin che gli ha permesso di mantenere la rotta nonostante le effettive paure.
In secondo luogo, è chiaro che Putin e Netanyahu hanno concluso un accordo in occasione della visita di quest’ultimo a Mosca: gli israeliani non interferiscono nelle operazioni russe a sostegno dei siriani fino a quando i russi non interferiscono nelle operazioni di combattimento tra Israele e Hezbollah. Ciò ha reso possibile per entrambe le parti di perseguire il loro interesse principale, sebbene sia a costo dei loro obiettivi secondari. Non vi piace tale accordo e quel che mettete in questione è la sua moralità? Bene! Lo faccio anch’io. Mi trovo, infatti, immensamente a disagio rispetto ad esso, ma non mi aspetto nulla di meno da spietati professionisti della Realpolitik come Putin e Bibi Netanyahu (è davvero cosa buona e giusta che voi ed io non siamo al potere!).
Vi è, tra l’altro, un altro precedente con cui mi trovo proprio a disagio: l’appoggio totale russo alla sanguinosa repressione da parte dei militari egiziani contro i Fratelli musulmani in Egitto. Accetto la tesi secondo cui il sostenere l’esercito egiziano aveva un senso nel contesto della guerra in Siria, ma le forme di sostegno a un tale regime mi preoccupano intensamente. È per questo che Putin è un politico spietato ma di successo mentre io sono un piccolo blogger quasi irrilevante: ci vuole un orso spietato per combattere dei lupi spietati.
Detto questo, cerchiamo di non fingere che Hezbollah sia meno cinico ove occorra. Ricordo a tutti che quando Imad Mugniyeh fu assassinato a Damasco dagli stessi israeliani in un’operazione che non poteva che essere stata eseguita con complicità di altissimo livello nel regime di Assad, Hezbollah promise “rappresaglia”, ma mai fece capolino una sola parola contro il regime. Né Hezbollah ebbe obiezioni di sorta quando Assad stava torturando dei musulmani per conto della CIA statunitense per il programma famigerato di “rendition” (“arresti e deportazioni extralegali”, ndt).
Quanto a Putin, ha semplicemente altre priorità che proteggere gli Hezbollah o combattere Israele. Sopravvivere all’interno della Russia e non essere rovesciato dall’ancora molto potente Configurazione del Potere Sionista (per usare l’espressione di James Petras) in Russia è una questione che ha la precedenza. Un’altra priorità sarebbe quella di non dare i suoi nemici (interni ed esterni), l’argomento politico che “la Russia sta attaccando Israele”. Non dover sostenere una gara di tiro con Israele e non dover avere il piccolo e isolato contingente russo costretto a combattere su due fronti sarebbe altrettanto decisivo. Idem il non dover essere accusato di avere trasformato il contingente russo nella “aeronautica militare di fatto di Hezbollah” così come gli USA sono la “Aeronautica militare di Daesh”. Queste sono tutte priorità ovvie per Putin.
E poi c’è questo: mentre gli S-400 russi possono facilmente abbattere qualsiasi aereo israeliano, il contingente aerospaziale russo non ha i mezzi materiali per combattere Israele né, tanto meno, la NATO e il CENTCOM. Quanto alla Russia, sicuramente non può scegliere una lotta con Israele, non tanto a causa della potenza intrinseca di questa piccola Entità Sionista, quanto semmai a causa del fatto che l’Impero USA è stato accuratamente preso sotto il controllo sionista. Così quegli americani che ora lamentano che Putin “non ha il coraggio” di affrontare Israele dovrebbero prima chiedersi come sia possibile che Israele sembri aver trasformato gli Stati Uniti e l’Europa in un protettorato sionista privo di voce e che cosa loro stiano facendo per liberare se stessi da un simile giogo!
Quanto all’Occidente: si dovrebbe confrontare la posizione dell’Impero AngloSionista da un lato, e quella di molti influenti ebrei russi (in Russia e in Israele) sulla guerra in Ucraina. Mentre l’Occidente ha dato un sostegno totale al regime nazista di Kiev, molti ebrei russi, soprattutto quelli molto famosi come Vladimir Soloviev, hanno assunto una posizione categoricamente antinazista. e mentre in Israele la popolarità di Putin e della Russia è ancora estremamente bassa, la maggior parte dell’opposizione anti-Putin in Russia non è formata da ebrei. Infine, l’opinione pubblica russa è, purtroppo, molto poco informata in merito agli orrori perpetrati dal regime sionista contro il popolo palestinese, mentre i cittadini israeliani e con doppia cittadinanza (come Evgenii Satanovskii o Avigdor Eskin) stanno costantemente perorando l’idea che “noi russi e israeliani siamo gli unici che si stanno battendo contro il terrorismo islamico” capitalizzando così al massimo la guerra in corso tra Russia e Daesh. In altre parole, Putin avrebbe avuto vita difficilissima a vendere l’abbattimento di un aereo israeliano al pubblico russo.
Capisco che nessuna delle cose summenzionate avrà alcuna presa sugli odiatori di ebrei in buona fede né su coloro che amano gli argomenti semplici, in bianco e nero. Per loro Putin rimarrà per sempre un traditore, un eterno shabbos-goy (non ebreo che esegue attività vietate agli ebrei durante il Sabato, Ndt) o una marionetta dei finanzieri internazionali. Francamente, non sto rivolgendo questo pezzo a loro. Ma ci sono quelli che sono sinceramente scombussolati e confusi in merito a politiche russe che sembrano essere sconcertanti o perfino contraddittorie. Per loro concludo dicendo quanto segue:
Putin avanza la sua causa un passo per volta e sa attendere e lasciare che gli eventi assumano la loro propria dinamica. È anche ben consapevole che sta letteralmente combattendo con una mano legata dietro la schiena e l’altra impegnata a difendersi contro nemici esterni ed interni (questi ultimi essendo molto più pericolosi) simultaneamente. Sono sicuro che Putin si rende pienamente conto che, almeno potenzialmente, la sua politica di resistenza, sovranizzazione e liberazione può portare a una guerra nucleare intercontinentale e che la Russia è attualmente pur sempre più debole rispetto all’impero AngloSionista. Proprio come ai tempi di Stolypin, la Russia ha disperatamente bisogno di un paio di anni di pace per sviluppare se stessa e riprendersi del tutto. Questo non è sicuramente il momento per un confronto frontale con l’Impero. La Russia ha bisogno vitale di pace e tempo: pace in Ucraina, pace in Europa e, sì, pace in Medio Oriente. Ahimè, quest’ultima non è un’opzione e, una volta costretto con le spalle al muro, Putin ha preso la decisione di andare in guerra. E io sono assolutamente e categoricamente certo che se l’Impero attaccasse la Russia (dalla Turchia o altrove), la Russia reagirebbe. La Russia è disposta ad andare in guerra, se necessario, ma farà il possibile per evitarlo. Questo è il prezzo che la Russia paga per essere la parte più debole. La buona notizia è che la Russia sta diventando più forte ogni giorno che passa, mentre l’Impero è sempre più debole. E il potere degli AngloSionisti e della loro quinta colonna in Russia si sta altrettanto indebolendo ogni giorno che passa. Ma questo processo richiederà tempo.
Il grande evento a cui guardare è un giro di vite sulla Banca centrale e sui ministeri economici del governo. Tutti in Russia si attendono questo, e a Putin è capitato che gli si rivolgesse direttamente questa domanda di recente, ma lui sta ancora negando recisamente l’ipotesi mentre afferma di sostenere pienamente questi sabotatori.
Considerando i trascorsi di Putin, è semplicemente stupido dire che in realtà li sostiene: questa è chiaramente una manovra dilatoria finché non giungerà il momento giusto.
Non c’è da sbagliare. Non c’è alcun grande amore tra Russia e Israele. Ma non c’è nemmeno tanta ostilità, almeno non da parte russa. La maggior parte dei russi è consapevole del brutto ruolo giocato dagli ebrei già due volte nella storia russa, ma questo non si traduce in quel tipo di ostilità verso gli ebrei che si vedrebbe, per esempio, in Ucraina.
Tutt’al più i russi possono essere sospettosi del potere ebraico, ma raramente questo si traduce in ostilità verso gli ebrei della gente comune. Alcune delle figure pubbliche russe più amate, come il bardo Vladimir Vysotskii, era di stirpe ebraica. La maggior parte dei russi fanno anche una distinzione tra i “loro” ebrei (ebrei russofobi in Occidente) e i “nostri” ebrei (ebrei russi a cui piace la Russia). Ma dal momento che la russofobia è stata anche diffusa presso le élite russe, prima e dopo la rivoluzione, può essere difficilmente descritta come un fenomeno ebraico. Essendo sempre stata la cultura russa multinazionale e multietnica, non separa veramente le persone dalla loro etnia, ma le giudica molto più facilmente in base alle loro azioni e idee. Per tutte queste ragioni, l’odio nei confronti degli “Yid” è molto di più un fenomeno nazionalista ucraino che un fenomeno russo.
E mentre la maggior parte dei russi non vorrebbe avere un ritorno al potere di una nuova versione dei commissari bolscevichi o degli oligarchi “democratici” all’interno della Russia, c’è una vicinanza e una solidarietà antinazista tra russi e israeliani che non dovrebbe essere respinta.
Per quanto riguarda la Palestina, la Russia sosterrà tutte le pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite e quindi sarà il sostenitore tipico e assai poco fantasioso della “soluzione dei due Stati”. Al massimo, la Russia “deplorerà” o “si rammaricherà” degli abusi dei palestinesi da parte degli israeliani, ma la Russia non diventerà mai un difensore sistematico dei diritti dei palestinesi come l’Iran o Hezbollah semplicemente perché il futuro della Palestina non è una priorità russa.
Spero che quanto sopra sia utile per capire perché la Russia non intraprenderà alcuna azione per proteggere Hezbollah contro gli israeliani (e perché non impedirà a Hezbollah di fare rappresaglie dalla Siria, qualora Hezbollah prendesse una tale decisione). In poche parole: non vi è alcuna ragione interna o esterna convincente per la Russia affinché giunga a coinvolgersi direttamente in questo, mentre ci sono molte convincenti ragioni interne ed esterne per la Russia affinché se ne tiri fuori. Se in passato l’URSS ha sostenuto l’Olp per motivi sia ideologici che geostrategici, la Russia moderna non seguirà oggi lo stesso paradigma. Inoltre, non è che Fatah e Hamas risultino partner attraenti, o perfino credibili, per la Russia, per come vanno a letto con Daesh. Idem per i Fratelli Musulmani in Egitto.
Quanto a Hezbollah, non è che abbiano bisogno della protezione della Russia. Per quanto possano essere simbolici, gli omicidi di Imad Mugniyeh o Samir Kuntar non indeboliranno in alcun modo la Resistenza. Infatti, se la storia dell’omicidio di Abbas al-Musawi ci insegna qualcosa, è che a volte gli israeliani assassinano un leader di Hezbollah, solo per scoprire che il prossimo sarà un avversario ancora più temibile. A Dio piacendo, sarà così anche stavolta.
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Articolo del Saker pubblicato da thesaker.is il 23 Dicembre 2015
Traduzione a cura di Matzu Yagi per Megachip