Dallo scoppio della guerra, il 7 ottobre, Israele ha speso circa 42 miliardi di dollari in armamenti e operazioni militari, subendo al contempo ulteriori 65 miliardi di dollari di perdite economiche dovute all’interruzione di industrie chiave, alla mobilitazione di massa dei riservisti e all’impatto sul turismo, sul commercio e sui consumi interni.
Oltre al suo pedaggio finanziario, le campagne militari distruttive di Israele hanno inflitto danni economici sostanziali nella regione. A Gaza, i bombardamenti sostenuti e la distruzione delle infrastrutture hanno causato danni per 53 miliardi di dollari, decimando di fatto l’economia della Striscia. In Libano, gli attacchi israeliani, in particolare nel sud, nella valle della Bekaa e nella periferia di Beirut, hanno causato perdite stimate in 11 miliardi di dollari, tra cui danni alle case, ai terreni agricoli, alle infrastrutture pubbliche e lo sfollamento di decine di migliaia di civili.
“La missione storica della nostra rivoluzione mondiale è quella di riorganizzare una nuova cultura dell’umanità per sostituire il sistema sociale precedente. Questa conversione e riorganizzazione della società globale richiede due fasi essenziali: in primo luogo, la distruzione del vecchio ordine stabilito, in secondo luogo, la progettazione e l’imposizione del nuovo ordine. La prima fase richiede l’eliminazione di tutti i confini, della nazione e della cultura, delle barriere etiche della politica pubblica e delle definizioni sociali; solo allora gli elementi del vecchio sistema distrutto possono essere sostituiti dagli elementi del sistema imposto del nostro nuovo ordine”.
Nahum Goldmann, futuro leader del Congresso Sionista Mondiale, dal suo libro “Spirit of Militarism” scritto nel 1915.
ISRAELE IMPUNITO
Israele continua con assoluta serenità a fare quotidiane stragi di civili, bambini inclusi.
Lo ha fatto per 16 mesi, e ora ha ripreso, sembra per pure ragioni interne di equilibrio di potere, alleanze tra Nethanyahu e il ministro Katz, ecc. Sullo sfondo, senza infingimenti e oramai senza molti giri di parole, c’è l’alternativa che viene posta al popolo palestinese tra “soluzione finale” (genocidio integrale) e pulizia etnica (rimozione della popolazione “da qualche parte” – vedremo, ci verrà un’idea).
Non c’è norma di diritto internazionale, diritto umano, diritto internazionale umanitario, risoluzione ONU o semplice decenza umana che Israele non abbia sistematicamente, continuativamente violato.
In questo contesto l’Unione Europea, quella del “sogno europeo”, quella di Ventotene, quella difesa orgogliosamente in piazza del Popolo (al modico costo di 270.000 euro), quella difesa con piglio assertorio dal noto esegeta dantesco Johnny Stecchino (al modico costo di 1.000.000 euro), quella che vuole estrarre dai nostri risparmi 800 miliardi di euro per spezzare le reni alla Russia (nel 2030), quella Unione Europea non è riuscita neppure a ottenere una tregua umanitaria in Palestina, figuriamoci condannare Israele, figuriamoci promuovere sanzioni.
Ecco, ora, per piacere, spiegateci di nuovo che l’imperativo categorico del’UE sta nel difendere senza tentennamenti i “valori europei”, i “diritti umani”, lo “stato di diritto”, il “diritto internazionale”, la “democrazia”, l'”inviolabilità dei confini”.
Spiegateci che è nel nome di questa inscalfibile idealità, di questa nobile refrattarietà ad ogni compromesso che dobbiamo sconfiggere la Russia, costi quel che costi (costo a carico di voi plebei, naturalmente).
Spiegateci che dobbiamo essere pronti, se la “patria europea” chiamerà, a versare il nostro sangue o quello dei nostri figli, perché noi con le prepotenze della forza bruta non scendiamo a patti.
Spiegateci che dobbiamo essere pronti a sacrificare, con gratitudine, il benessere acquisito grazie a quella mirabile costruzione istituzionale che va sotto il nome di Unione Europea, pena il cadere sotto il tallone dello stivale russo, che ci prospetterebbe una vita di stenti.
Ecco, spiegateci tutto questo, ma fatelo bene.
Già, perché nel caso non foste perfettamente convincenti, qualcuno potrebbe pensare che dopo tutto – laddove fosse realistica la prospettiva di un’invasione russa – forse non sarebbe il più nero degli scenari.
Infatti, quanto a benessere e cura dei rispettivi popoli, siete proprio sicuri che da un confronto tra 25 anni di governo di Putin e 25 anni di governo della BCE sia la seconda ad uscirne in vantaggio?
E quanto a valori e diritti, voi esattamente di quali inscalfibili valori europei sareste portatori? In cosa sareste distinguibili da una qualunque cinica Realpolitik, con un pizzico addizionale di codardia, presunzione e opportunismo?
Ecco, l’abbattimento dell’UE da parte russa è fantapolitica, ma, fantasia per fantasia, non scommetterei sulle percentuali di chi lo considera un tetro incubo rispetto a chi vi vedrebbe uno spiraglio di ottimismo.
Andrea Zhok