Chi fa’ la politica estera americana, l’occasionale presidente oppure il Partito della Guerra?”.
La domanda l’ha posta il russologo di Princeton Stephen Cohen, ma echeggia da qualche giorno in tanti analisti di peso, da Paul Craig Roberts a “The Saker”: tutti sicuri il massacro dei soldati siriani assediati dall’IS compiuto dagli F.16 (che hanno anche mitragliato i superstiti), è stato compiuto in sabotaggio di Kerry e sfida dell’accordo di cessate il fuoco che Lavrov aveva laboriosamente concluso con Kerry sulla Siria. Non solo, ma, accusa The Saker: “Il Pentagono ha sabotato il patto firmato tra Kerry e Lavrov per raffreddare in Siria la situazione; e quando il Pentagono è stato accusato di essere il responsabile, ha montato un rozzo false flag per incolparne i russi”: l’attacco al convoglio umanitario verso Aleppo, di cui si è visto ad occhio nudo che non era stato colpito dal cielo, ma da incendiari a terra.
E quando i russi hanno espresso la loro indignazione e disgusto per il fatto inaudito – la unica superpotenza e democrazia che viola un accordo da essa stessa firmato, ed hanno chiesto a Consiglio di Sicurezza una formale indagine sul convoglio distrutto – cosa ha fatto l’ambasciatrice Usa all’Onu Samantha Power? Ostentatamente, ha abbandonato l’aula mentre parlava il rappresentante russo. Un gesto tra l’infantile e la mancanza totale di professionalità diplomatica, scemo e inutile; ma forse la Power non sapeva cosa replicare, non ha ricevuto istruzioni, e se l’è cavata fuggendo?
A Mosca hanno usato un termine per questa America: “недоговороспособны”., “non-capace di accordo”, di tener fede a un patto sottoscritto.
“Finalmente i russi han capito che trattare con Washington non ha senso”; titola Paul Craig Roberts, che è stato sottosegretario.
Nei suoi giorni finali, “l’amministrazione Obama è in stato di confusa agonia”, presa nella trappola della sue stesse doppiezze – ha creato l’IS e fa’ finta di combatterlo – e della insubordinazione dei ministeri ad un presidente che a novembre scadrà. Il War Party, il partito della guerra, tripudia in questo tragico e pericoloso scollamento, perseguendo le sue politiche di odio nella irresponsabilità più assoluta. I confini del War Party sono vasti: oltre alla colonna Nuland sabotatrice forse di Kerry al Dipartimento di Stato, oltre al Pentagono del ministro –stranamore Ashton Carter, va contata la Cia: che fa’ gioco a sé, senza alcuna coordinazione nemmeno col Pentagono, anzi – nello “spirito di Langley” (sede della Ditta) – cercando di fregare la Dia (l’intelligence militare), lo Fbi, il Dipartimento di Stato …. Si apprende che anche nelle ambasciate europee (dove il capostazione della Cia è “l’addetto culturale”), “la Cia ha sempre lavorato su informazioni proprie, senza la cooperazione dell’USIS e largamente ostracizzata in seno all’ambasciata”. E spesso “fidandosi dei servizi dei Turchi per sapere a quali unicorni e jihadisti regalare i missili TOW e gli altri aggeggi prescritti”.
Fronda delle Forze Speciali
Uno dei risultati di questo doppio o triplo scollamento (anche del War Party) è descritto da questo titolo: “Le forze speciali Usa sabotano la politica della Casa Bianca andata spaventosamente a male con le operazioni clandestine in Siria”.
“US Special Forces sabotage White House policy gone disastrously wrong with covert ops in Syria” – TTG
Il titolo campeggia sul sito SOFREP: dove la sigla sta per “Special Operations Forces Report”, in quanto è il blog informale di (ex?) alti ufficiali delle forze speciali, ossia di quelli che compiono le azioni clandestine in Siria, e – adesso si scopre – cercano di sabotarle. Qui non si tratta di complottisti dilettanti, ma di esperti con le mani in pasta.
L’incipit dell’articolo è questo:
“Nessuno ci crede. Lo stato d’animo è: fanculo a questa merda”, dice il’ex (?) Berretto Verde del programma di operazioni coperte per armare le milizie in Siria. “Sul terreno, tutti sappiamo che sono jihadisti. Nessuno sul campo crede a questa missione o a questo sforzo; sanno che stanno semplicemente addestrando alle armi la prossima generazione di terroristi jihadisti, sicché lo stanno sabotando, vaffanculo, freghiamocene”.
“Io non voglio essere responsabile del fatto che i tipi di Al Nusrah possano dire che sono stati addestrati da noi americani”, aggiunge il Berretto Verde. Un altri soldato delle Forze Speciali racconta che una milizia da loro addestrata di recente ha attraversato il confine dalla Giordania per quella che era stata dipinta per una operazione di larga scala che avrebbe cambiato le sorti della guerra. Guardando la battaglia dal monitor con un drone che sorvolava, siamo stati a guardare questi, una forza di una trentina di tipi, scappare davanti a 3 quattro dell’IS”. Ovviamente senza muovere un dito”.
La storia è parzialmente nota: quelli che sono scappati impersonavano forze “moderate”, che combattevano Assad per “portare la democrazia” in Siria – pochi e mal addestrati, si sono poi dichiarati fedeli al Caiffato. Resta incerto quali altri Berretti Verdi, o esperti della Cia, in combutta con i turchi e i sauditi, abbiano saputo mobilitare le migliaia di guerriglieri concentrandoli per spezzare l’assedio ad Aleppo.
Basterà ricordare come a metà agosto i peshmerga hanno “conquistato Manbj strappandola ai jihadisti”, in realtà concordando con i jihadisti l’uscita dalla cittadina perché potessero concentrarsi a Jarablus e di là andare a lottare ad Aleppo: se ne sono andati pacificamente su almeno duemila automezzi, carichi di familiari e privati usati come scudi umani – ha scritto lo stesso New York Times, sorvegliati dall’alto da droni dell’US Air Force (o della Cia?) che non hanno ovviamente impedito l’esfiltrazione, anzi l’hanno protetta. I peshmerga erano assistiti da 300 Forze Speciali Usa, poi il fallito golpe americano (vero o presunto? Firmato Cia o Pentagono? O fazione del Diipartimento di Stato?) contro Erdogan , che ha provocato l’offensiva di Erdogan contro i curdi ha confuso ulteriormente le cose…
https://www.maurizioblondet.it/le-forze-usa-protetto-la-ritirata-dei-jihadisti-manbij/
Un altro sito che ha altissimi contatti nell’intelligence militare, “Sic Semper Tirannis” di Patrick Lang (per la sua biografia si veda qui: https://en.m.wikipedia.org/wiki/W._Patrick_Lang)
Ci informa che la CIA se ne infischia di combattere lo Stato Islamico in Siria (oh sorpresa), ma “è neuroticamente concentrata a rimuovere Assad con qualunque mezzo. Questo compito è stato assegnato da Brennan (un ex capo della Cia) ed è condiviso da quasi tutta l’Amministrazione Obama”. Nonostante questa “concentrazione-laser” su Assad Must Go, gli sforzi della Cia in Siria sono compromessi da “un mucchio di lotte interne burocratiche. La Cia ha tre elementi che competono per il potere. La Task Force Syria è simile alla Task Force Irak e al Gruppo Operazione Iran che l’ha preceduto. E’ il figlio prediletto voluto da Brennan. “Damascus X” è la stazione operativa Cia che opera da Amman . E c’è il CTC/SI (Counterterrorist Center/Syria-Iraq) che è tragicamente concentrato sul governo Assad più che sui terroristi”. Questo tipo di lotte interne per il prestigio e i soldi, dice l’autore dell’articolo, “l’ho visto anche nella DIA durante i giorni del denaro facile della Guerra Globale al Terrorismo. Sono certo che la lotta interna è ancor più spietata oggi, nella fase di bilanci più stretti”.
Sul War Party rivelazioni sempre più compromettenti
Ecco una grande verità: il War Party si batte per le montagne di miliardi mobilitati nella pretesa Lotta al Terrorismo Globale, gran parte dei quali fondi sono andati e stanno andando a creare quel Terrorismo Globale islamico da combattere. E temono soprattutto che l’elezione di Trump metta fine all’immensa pioggia d’oro. Dunque stanno provocando una guerra con la Russia finché possono.
La loro candidata ideale, Hillary, si sta praticamente sciogliendo nelle loro mani. Ormai anche siti quasi mainstream come Breitbart non solo parlano della salute della Clinton, ma rivelano cose come: “Hillary ha sponsorizzato il programma segreto di “Primavere Arabe” che ha destabilizzato il Medio Oriente” mentre era segretaria di Stato nel 2008. Specificando che il programma di “Primavere Arabe”, sostanzialmente inteso a sostituire i governi in Egitto, Libia e Siria con islamisti tagliagole, era stato concepito da – udite udite – da Jared Cohen, ebreo con doppio passaporto, che era “funzionario del Dipartimento di Stato sotto Bush” jr.: a dimostrazione e conferma che il War Party è repubblicano o democratico secondo serva a Sion. Non a caso Bush padre, repubblicano storico, ha dichiarato che non voterà Trump.
E vi si informa che Washington prese contatto coi Fratelli Musulmani, i quali gli comunicarono che in Egitto erano pronti a prendere parte a “un piano non scritto per la transizione democratica” (sic), rovesciando Mubarak, ossia un alleato degli USA. Se avete pazienza, leggete i particolari qui: http://www.breitbart.com/2016-presidential-race/2016/09/23/hillary-clinton-sponsored-secretive-arab-spring-program-that-destabilized-middle-east/)
Sono momenti strani. In cui l’FBI rilascia (ma un venerdì sera, evitando il massimo clamore mediatico) la rivelazione che il presidente Obama “ha usato uno pseudonimo nelle comunicazioni per email con Hillary Clinton”. Il bello è che Obama ha sempre sostenuto di “aver saputo che Hillary Clinton usava un server privato per uso ufficiale al Dipartimento di Stato solo dopo che il New York Times l’aveva raccontato in un articolo”. Invece il doppio e triplo personaggio o non solo sapeva, ma mandava a quell’indirizzo indebito sue mail con pseudonimo. Qual era? “DroneMaster69”. Il Maestro dei Droni assassini: un altro spaventoso miscuglio di cinismo e infantilismo.
Questa rivelazione documentata dalla polizia federale porterebbe Obama dritto un caso Watergate-bis, come le menzogne di Nixon lo travolsero con lo scandalo Watergate 1.0. Ma allora il New York Times era contro il presidente, oggi è per Obama, Clinton e il War Party…
Potete leggere la cosa qui:
http://www.politico.com/story/2016/09/hillary-clinton-emails-fbi-228607
Non senza farsi la domanda: perché l’FBI sta sabotando il War Party? O è una parte dell’FBI? Sono in corso anche movimenti per rifarsi verginità politiche o benemerenze in caso di vittoria di The Donald.
Colin Powell, l’ex segretario di Stato di Bush (il primo negro a rovinare la sua dignità agitando la boccetta di borotalco all’Onu dichiarando che era l’antrace di Saddam Hussein), in una email a Jeffrey Leeds, gran raccoglitore di fondi per il partito democratico, ha scritto di Hillary, che aveva preso il suo posto al Dipartimento: “Tutto ciò che HRC (Hillary R. Clinton) tocca, in qualche modo lo distrugge con la hubrys”.
http://www.infowars.com/share-this-ch…
E’ esattamente per questa sua qualità che il WarParty la vuole presidente; ma la candidata fallisce, sviene, mostra la sua malattia – persino i grandi elettori comprati per votarla sono perplessi; a poco a poco la maggioranza al Senato, “sicura” fino a ieri, svanisce.
Soros mobilita gli americani all’estero
Disperato, Georges Soros ha investito un altro buon numero di milioni di dollari per la “October Surprise” finale: convincere gli 8 milioni di americani all’estero a votare (quasi mai lo fanno) e a votare contro Trump. Ha dato l’incarico (e il relativo finanziamento alla Aavaz), una charity, ossia una pretesa organizzazione di beneficenza (ma già nota per aver fatto petizione per la “No fly zone” in Libia, come voluto da Hillary per distruggere Gheddafi, e per il Remain del Regno Unito).L’organizzazione, che ha l’arcobaleno nel logo, ha cominciato ad organizzare manifestazioni a Londra: autobus a due piani piene di festanti giovani con bandierine Usa, la canzone di Springsteen “Born in USA” a tutto volume, e la scritta: “Non votate Trump”, si sono visti presso le università e la City dove operano parecchi americani residenti all’estero. Il piano per raggiungere tutti gli otto milioni richiede ben altro, ed ovviamente top secret. La Aavaz, essendo registrata come “charity” in America, avrebbe il divieto di partecipare a campagne elettorali. Ma al fondatore, l’attivista canadese indiano Ricken Patel, è bastato dichiarare che “Non è coordinato con la Clinton”, ma che l’organizzazione esprime spontaneamente “la sua idea”: Trump è pericoloso, ma esiste uno “swing state segreto”, gli otto milioni di americani all’estero, che se votano possono fermarlo. Ricken Patel ha lavorato, direttamente o come consulente, per la Rockefeller Foundation e Gates Foundation. La sua Aavaz è collegata con MoveOn Org, un gruppo che nelle elezioni del 2004 ha ricevuto da Soros 1,4 milioni. Adesso Soros di milioni ne ha destinati 25 (almeno) per Hillary.
…e Obama vuol far votare i clandestini
Il presidente Obama e il partito democratico stanno cercando altri elettori pro-Clinton: magari immigrati clandestini, pagati per presentarsi ai seggi? Per quanto sembri incredibile, in alcuni Stati americani l’elettore non h bisogno di esibire un documento di identità per entrare al seggio se sono dotati dalla scheda federale di voto. Adesso è successo che, con una sentenza giudiziaria, in tre stati – Alabama, Kansas e Georgia – le autorità debbano richiedere agli elettori il documento d’identità che dimostri, almeno, che sono cittadini americani. Fatto istruttivo, ad opporsi disperatamente a questa sentenza è stata – con fior di avvocati – l’Amministrazione Obama con un codazzo di associazioni del partito democratico; sostenendo che l’obbligo di mostrare il documento è “razzista”, e mette in forse il diritto di negri e latinos di votare.
Non occorre essere particolarmente sospettosi per intuire che Obama e i democratici contavano di inviare frotte di clandestini e irregolari senza identità, comprabili al prezzo di pochi dollari ciascuno. La miseria infatti ha reso disponibile “forza lavoro” per ogni genere di operazione. Come gli scontri di “negri” contro la polizia a Charlotte, dove il capo della polizia ha denunciato: “Il 70% dei manifestanti che abbiamo arrestato perché più violenti non è della città, sono venuti da fuori su pulmann”. Certamente pagati da qualcuno. Anche loro probabilmente sono parte di una October Surprise d’altro genere: forse l’aggravarsi di disordini o l’omicidio di Trump (o Hillary, a questo punto più utile), che consenta a Obama di governare con lo stato di emergenza?
Il futuro lo dirà. Intanto ci basti la nota del Saker: “La Casa Bianca è così ossessionata alla prospettiva di una vittoria di Trump che ha perso il controllo della sua politica estera in generale, e specialmente in Siria”, diventano “non-atta a stringere negoziati”. Questi possono davvero scatenare la terza guerra mondiale, per furia e puerilità.