Quattro milioni di italiani in età di lavoro, ed effettivamente occupati, non si sono vaccinati e quindi non hanno il green pass. Per dispotismo del regime, essi rischiano di non presentarsi al lavoro o essere respinti dal posto di lavoro dai loro stessi dirigenti aziendali. Un disastro economico-sociale spaventoso, una falla immane nella produzione e il collasso della ripresina in corso. Persino i governatori leghisti e vaccinisti del Nord produttivo e industriale, come si vede in questo articolo de Il Sussidiario, sono terrorizzati e chiedono al regime di “rimandare” di 15 giorni l’arbitrario (e incostituzionale) obbligo; e di lasciare alle aziende di “fare i tamponi” al personale ed autocertificarne la negatività (sic). Il regime, se accedesse alle richieste, renderebbe chiaro che il divieto che ha posto è nocivo e dispoticamente assurdo; ma darebbe una vittoria implicita ai no-vax, ammettendo che in 4 milioni di lor, in quanto lavoratori, hanno la forza.
Allora che fa il regime? Scatena la piazza “fascista”. Provocatori che, per quanto ne sappiamo potrebbero essere malavitosi romani in buoni rapporti con la Digos , si sono prestati a simulare un “assalto alla CGIL” che i media – avvertiti in anticipo – erano lì a riprendere con la dovuta recitata indignazione, “il fascismo non è mai morto”; la Meloni deve prendere le distanze, Salvini non le ha prese!
Insomma, propaganda di regime tipica, ben nota a noi vecchi che abbiamo visto la strategia della tensione, e falsa come Giuda, che prelude – secondo me – alla messa fuorilegge del solo partito d’opposizione, contro cui da settimane i media del regime stanno confezionando “prove” della sua natura “fascista”.
E’ distrazione e dittatura in corso di cementificazione. Non distraetevi: ricordate l’essenziale politico; che domani 4 milioni di lavoratori – non vaccinati – saranno espulsi dal lavoro, in cui sono necessari all’economia, senza nessun motivo razionale. Per colpa del Draghi e dei suoi complici mediatici, sindacali, politici.
Qui l’articolo de Il Sussidiario:
Qualcuno inizia ad avere paura? Confindustria E-R: rinviamo l’obbligo green pass di 15 giorni. Si autotamponi della durata 72 ore. E ZAIA…
Una decina di giorni fa avevamo messo in evidenza come l’introduzione del Green Pass potesse, potenzialmente, portare a grossi problemi per il sistema produttivo e logistico italiano, spesso al limite della rottura, e come con quattro milioni di lavoratori che ne erano privi, molti dei quali intenzionati a non farlo, c’era la possibilità di fortissimi disagi, se non il congelamento economico.
Ora in un’Intervista al Corriere il presidente di Confindustria Emilia Romagna, Valter Caiumi avanza tre richieste che mostrano come anche i datori di lavori abbiano dei forti timori che tutto possa proseguire in modo liscio. Le richieste sono:
- ritardare di 15 giorni l’introduzione di green pass nei posti di lavoro,
- test della durata di 72 ore, non solo quelli molecolari, ma anche quelli genici;
- la possibilità per i lavoratori di fare da soli i test, magari con supervisione di personale aziendale preparato.
Tre proposte di un minimo di buon senso, che faciliterebbero fortemente ai lavoratori non vaccinati di poter proseguire l’attività lavorativa con dei disagi eccessivi, e quindi senza il desiderio di prendersi tutti le ferie, o di lasciare il lavoro, all’introduzione del Green Pass.
AGGIORNAMENTO: Anche Zaia si è reso conto dell’impossibilità di sostenere il Green Pass obbligatorio e, oggettivamente, della non volontà di una fetta dei lavoratori di vaccinarsi. Quindi ora anche lui chiede i tamponi auto-certificati
E pensare che lo diciamo da molto tempo….
C’è però un problema: questo renderebbe la normativa non punitiva, e sappiamo che la finalità della norma è proprio la repressione dei non vaccinati, la loro discriminazione. Brunetta lo ha detto chiaramente…
La Verità (https://www.laverita.info/vietato-lavorare-senza-pass-2655256957.html)
Vietato lavorare senza pass. Ma negli uffici pubblici basta l’autocertificazione
Senza card non si può stare in un bar o avere lo stipendio, entrare negli enti statali invece sì: lì è sufficiente dichiararsi «sa