Anzi meglio: con il salvataggio delle due Venete, siamo riusciti a replicare insieme l’8 Settembre del ’43 e Caporetto.
Prima di Caporetto, il governo aveva assicurato gli alleati: “Il nostro fronte tiene, siamo solidamente attestati, non preoccupatevi”, Poi di colpo il fronte italiano si sfalda in una notte, generali e soldati se la squagliano, il crollo militare italiano rischia di far perdere la guerra a tutti gli altri (anche loro hanno i fronti in bilico), e gli alleati devono mandarci di fretta battaglioni per tamponare la falla.
L’8 Settembre, lo sapete: “La guerra continua”, assicurava un disco lasciato alla RAI da Badoglio, mentre se la filava via col re. Solo che la guerra adesso continuava contro l’alleato tedesco, precisava il disco.
Magari non vedete la relazione. Ebbene: il governo Renzi ha accettato davanti alla UE il metodo di salvataggio delle banche chiamato “bail-in” invece del “bail-out”. Bail-in significa che quando una banca fallisce, a perderci tutto sono i padroni, azionisti, detentori di titoli della banca, giù giù fino ai correntisti. Bail-out è quando a pagare per il fallimento di una banca sono i contribuenti, salvando i padroni e colpevoli della bancarotta. Il metodo tradizionale italiota, che accolla al debito pubblico le perdite bancarie, che privatizza i profitti e socializza le perdite.
“Adesso basta bail-out, solo bail-in!”, decretò Berlino, e con lui tutta UE e la BCE: “E’ la condizione che poniamo per avviare una unione bancaria europea”, che fra le altre cose implica la costituzione di un fondo unico di risoluzione dei fallimenti bancari, ossia che i tedeschi si accollano una parte dei rischi bancari nostri. Immaginate con quanta gioia la Germania si piega a questo passo avanti verso più UE. Difatti, Berlino all’Italia: “Ripeto: d’ora in poi, solo bail-in! Avete capito bene? Ne sarete voi degni?”.
Oh sì, badrone, ha giurato a nostro nome il governo italiota: noi accettiamo tutto. “Anche le condizioni più gravose, per farvi vedere quanto siamo europeisti, quanto siamo pronti ad obbedirvi”. Come abbiamo accettato sempre: per esempio abbiamo scritto nella costituzione (la più bella del mondo) l’obbligo di ridurre il deficit al 3% annuo. Un giuramento scolpito nel bronzo, per dimostrare agli europei la nostra volontà d’acciaio di tenervi fede fino alla morte. Potevamo evitarlo, potevamo discutere, invece abbiamo mostrato il nostro zelo legandoci noi stessi la pietra al collo. Anche col Bail-In potevamo trattare condizioni diverse, migliori per la nostra debolezza economica e soprattutto di carattere: invece, abbiamo accettato a scatola chiusa. Abbiamo firmato, ci siamo impegnati alle più dure e spietate condizioni.
Ed ecco che, al primo salvataggio, abbiamo rifatto il bail-out. Abbiamo salvato i padroni delle due banche venete, gli azionisti, gli obbligazionisti, i correntisti accollando il costo- 17 miliardi a tutti gli altri italiani, che pagheremo a forza di mega-finanziarie. L’abbiamo fatto nel modo più losco: il “salvatore, Intesa, ha “accettato” di rilevare le due fallite per 1 euro, ma a condizione che ciò non danneggi il proprio capitale” con l’esigenza di chiedere al mercato aumenti di capitale, il che diluirebbe la proprietà degli attuali padroni di Intesa, e nemmeno diminuisca “i propri dividendi”. Gentiloni e Padoan hanno accettato: lo Stato regala a Intesa tutti gli attivi delle due banche (che ci sono) e si tiene tutta la spazzatura. Anzi, ci aggiunge un 5,2 miliardi di regalo ad Intesa per il disturbo, subito, come anticipo del resto. Il solito modo: arricchire compari, salvare gli amici dalle conseguenze delle loro malversazioni, e impoverire il resto degli italioti. Questo accomodamento costerà a ciascuno di noi, lattanti compresi, un 500 euro di debito in più.
Ma non solo abbiamo violato i nostri impegni verso la santa Europa, firmati solo pochi mesi fa; l’abbiamo fatto in modo, che la cosiddetta Europa ha dovuto ingoiare la violazione. Una serie di furbizie (sicuramente cucinate insieme all’italiano governatore della BCE), troppo lunghe da descrivere (è estate, fa caldo): ma usando una scappatoia nella Bank Resolution and Recovery Directive che abbiamo accettato (quella regola che ci imporrebbe il bail-in) , l’ente che è il futuro fondo unico europeo di risoluzione delle crisi bancarie, il Single Resolution Board, che avrebbe dovuto intervenire ed imporre il bail-in, ha decretato: queste due banchette venete non sono sistemiche, quindi le può trattare il governo italiano, con la sua Bankitalia, come secondo le leggi italiane: ossia mettendoci i soldi del contribuente per salvare i mascalzoni. Per farlo meglio, il governo italiano ha cambiato in 48 ore la legge italiana sui fallimenti (quando vuole, è velocissimo) in modo che la cornice “legale” fosse pronta per l’apertura degli sportelli lunedì.
Quando alla autorità europea, adesso ha accettato una distorsione fatale delle regole, contraria alla razionalità di esse: “Le banche non sistemiche possono essere salvate con i soldi pubblici, mentre la banche sistemiche,le più importanti, devono essere assoggettate al pieno bail-in”.
E Berlino? Ha accettato. Ha fatto finta di essere colto di sorpresa, ma ha dovuto accettare: l’Italia è la Grecia, la Merkel ha di fronte elezioni molto incerte, il governo italiota è parimenti prossimo ad elezioni che perderà, ma non vuole perdere i voti dei 300 mila correntisti veneti delle due banche. Merkel non può permettersi un governo italiota diverso da questo, così servizievole e subalterno, così poco esigente in fatto di sovranità. Berlino ha protestato pro forma, ma è ovvio che deve essere stato informato prima di trucchi nostri e della BCE.
Il punto è che s’è incazzata Madrid: solo una settimana aveva risolto la crisi bancaria del Banco Popular secondo le leggi draconiane europee del bail-in: Santander l’ha rilevata per 1 euro, ma –contrariamente a Intesa – s’è accollata, con impeccabile onestà, i prestiti andati a male del Popular compresi tutti i futuri rischi legali; ha immediatamente richiesto ai mercati un aumento di capitale di 9 miliardi per pagare questo costo. I soldi dei detentori di azioni e obbligazioni del Popular sono stati spazzati via. Dunque Madrid ha ragione: come, noi stiamo alle regole , e gli italiani no? E a loro non succede niente? La prossima volta, anche noi bail-out!
L’effetto sarà il naufragio della Unione Bancaria europea, speranza degli europeisti e di Gentiloni e Padoan. Qualche altro stato accetterà di condividere i debiti bancari degli italiani, così inaffidabili, disonesti e furbi? Come sovranisti ci sarebbe da rallegrarsi, ma è una buona notizia che paghiamo con un costo incalcolabile. Pensate, se per due banche “poco importanti” questa oligarchia ha staccato 17 miliardi nostri, cosa ci farà pagare per le sette od otto fallite da salvare?
“L’aver risparmiato ai proprietari delle due banche italiane fallite la forza e il costo delle nuove regole europee solleva dubbi sulla efficacia dell’Unione bancaria” (WSJ). “E’ una spada nel cuore dell’Unione Bancaria” (Bloomberg) .Checché vi dicano, l’Europa ha fatto un passo di più verso la crisi. Grazie alla nostra replica di Caporetto, e al nostro nuovo 8 Settembre.
Ci sarebbe da aprire il capitolo dell’incompetenza del nostro Padoan – e pensare che era il controllore che la finanza internazionale ci aveva appioppato perché restassimo inchiodati al nostro debito, non facessimo cretinate alla Caporettto – e l’incompetenza unita a disonestà degli strapagatissimi elementi di Bankitalia. L’inguaribile assenza di una classe dirigente di nerbo e capacità. Ma è estate, fa caldo ed ho voglia di uscire.
(Ultimo pensiero per gli alleati teedschi : ma come fate a ricascarci sempre con l’Italia? Non ci conoscete ancora?)