IL RICATTO ANTIFASCISTA. ARMA LETALE CONTRO IL PENSIERO LIBERO.

di Roberto PECCHIOLI

A sinistra una ne fanno e cento ne pensano. In queste settimane i politici progressisti stanno presentando ed approvando negli enti locali una mozione fotocopia che obbliga i comuni a negare gli spazi pubblici ai cosiddetti fascisti. Il ritardo con la storia è di soli 75 anni, ma la manovra sottostante va oltre qualche ordinanza. I documenti che vengono portati all’attenzione dei consigli municipali, oltre alle consuete litanie lauretane sui rigurgiti fascisti e l’impegno alla vigilanza “democratica”, citano, tra le idee indegne di essere diffuse pubblicamente, insieme con il fascismo eterno (viene in mente il tragicomico Ur-fascismo di Umberto Eco), la xenofobia, il razzismo, l’omofobia e la transfobia. Mancano la magia nera e la Santa Inquisizione, ma si stanno attrezzando. Tuttavia, non si può prendere sottogamba l’iniziativa degli orfani della falce e martello, tutti finalmente uniti per l’occasione, spalleggiati da frange cattoliche e liberal. L’operazione, infatti, è assai insidiosa e va smascherata oltreché contrastata politicamente.

La prima constatazione riguarda ovviamente la necessità metastorica, diremmo antropologica, di offrire al popolo de sinistra un nemico assoluto.  Carl Schmitt, nella Teoria del Partigiano e nelle Categorie del Politico ha scritto al riguardo pagine illuminanti. Il vero nocciolo della questione è tuttavia un altro: obiettivi veri del ricatto antifascista fuori tempo massimo non sono Casapound, Forza Nuova e affini, ma il centrodestra e tutti coloro che dissentono dalla vulgata progressista e politicamente corretta. Non è un caso, infatti, che le mozioni dei fieri illuminati democratici elenchino nel nuovo proibizionismo tutti i luoghi comuni del loro orizzonte politico e sottoculturale.

Ai fascisti, Nemico Assoluto di sempre, o Vero Nemico, per seguire il linguaggio schmittiano, sono equiparati tutti coloro che non condividono la narrazione sinistra (in realtà è quella imposta dalle oligarchie dominanti di cui sono portavoce e servi) sui temi decisivi, i nervi scoperti della contemporaneità. Nessun diritto di parola, dunque, a chi è contro l’immigrazione incontrollata – ed è quindi, tout court, un razzista o uno xenofobo – nonché per coloro che non condividono la nuova frontiera omosessualista, fatta di matrimonio gay, adozioni a coppie omogenitoriali, procreazione tecnica e zootecnica. Tutti fascisti. I fascisti probabilmente ringraziano, del resto agli stregoni di sinistra fa comodo un nemico debole a cui attribuire ogni nefandezza. E’ una vecchia storia, quella del capro espiatorio, un René Girard ne ha svelato tutte le componenti psicologiche e di potere.

Intanto, senza parere e con la giustificazione risibile della tutela della democrazia (gli eredi della bandiera rossa paladini della democrazia assomigliano alle volpi a difesa dei pollai) lorcompagni espellono dal dibattito e dallo spazio pubblico, cioè dalla polis comune- i loro avversari in blocco. Essi assegnano a se stessi il giudizio morale inappellabile sulle idee ed intenzioni altrui, istituendo nuovi tribunali del popolo abilitati a decidere del Bene, della Verità, del Politicamente Corretto. Depositari di ciò che è Giusto, sono titolati a distribuire o negare patenti di democrazia, agibilità politica, etica pubblica. Poco importa (è per una santa causa!) se saltano a piè pari, in Spagna direbbero “a la torera” quattro o cinque articoli della sacra Costituzione repubblicana.

Rovesciano paradossalmente un vecchio detto attribuito a Giovanni Giolitti: la legge si applica agli amici, per i nemici si interpreta. L’articolo 17 della Carta stabilisce che i cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz’armi. Cancellato, vale solo dopo aver superato gli esami di ortodossia stabiliti da lorsignori. Il successivo articolo 18 consente la libera associazione, ma si può tranquillamente derogare. Vengono in mente Mara Maionchi o Morgan con la paletta di giudici del talent show: per me è no, bocciati e silenziati!

Ci sarebbe l’articolo 21 a difendere il diritto di manifestare liberamente il pensiero con ogni mezzo di diffusione, ma troppe leggi della nostra splendente democrazia lo hanno già ridotto a carta straccia. Adesso non possiamo più neppure affermare la nostra preferenza per la famiglia normale, uomo, donna, figli. E’ omofobia e pure discriminazione. Per usare il loro metro, chi sono i fascisti?

Si riempiono la bocca di paroloni, ad esempio invocano legalità, ma essa “si rivela come mera arma posta nelle mani di chi di volta in volta è ammesso al potere legislativo contro il partito che ne è stato escluso”. Sono parole del massimo giurista del secolo XX, Carl Schmitt, e ci sembrano rivelatrici del rinnovato ricatto antifascista. Nel momento in cui certe forze sono in declino, travolte dal discredito popolare, tentano di ribaltare la situazione, chiamando legalità ciò che va incontro ai loro interessi. Gridano alla nuora perché suocera intenda (e si adegui). Non stupisce del tutto che il centrodestra non capisca la trappola. Dinanzi alla pressione neo-antifascista non si avvede che nel mirino non ci sono i veri o presunti fascisti, residuali e privi di potere, ma proprio loro, gli avversari politici che possono sottrarre spazio alla carovana rosé tanto amata da banchieri, finanzieri, vecchi e nuovi padroni. La risposta è imbarazzata, difensiva. Guardano il dito, ignorando la luna che indica: qualcuno balbetta la propria vicinanza ideale ai partigiani bianchi, altri aderiscono per viltà o opportunismo alle tesi avversarie, c’è chi abbandona l’aula scuotendo la testa. Pochi reagiscono e contrattaccano.

E’ qualcosa di simile alla menzogna in base alla quale per lottare contro il pericolo terrorista si limita la libertà di milioni di persone normali, o il risibile argomento di chi vuole abolire il denaro contante con l’alibi della lotta alla criminalità. I fascisti non hanno diritto di parola; con loro i sostenitori della morale naturale, dell’identità nazionale, i semplici perplessi di fronte alle meraviglie dell’immigrazione e della società multietnica. Conosciamo pochissimi elettori di centro, centrodestra e destra e perfino di sinistra che non rientrino in almeno una delle categorie espulse dal consesso civile dall’imparziale arbitro democratico progressista. Per quale motivo costoro non capiscono di essere l’obiettivo di questo rancido tuffo nel passato? Una nuova stagione di odio è alle porte, prima o poi sfocerà in atti di violenza, ma i destinatari dell’attacco, sconcertati, stanno a guardare o accettano il gioco dell’avversario.

Un ulteriore scopo, celato accuratamente dalle aperte, riflessive menti progressiste, persino indicibile, è quello di costringere qualcuno nel ghetto dell’illegalità disperata. Neanche questa è una novità, i tragici anni 70 e 80 lo dimostrano. Respinti, espulsi dal perimetro della legalità, privati del diritto di parola e di associazione, destinatari di un odio rabbioso che speravamo fosse finito nella pattumiera della storia, Dio non voglia che alcuni decidano di rispondere con la violenza. Sarebbe un tragico errore, una follia antistorica, ma tra chi soffia sul fuoco, qualcuno, temiamo, vuole proprio questo.

Per respingere ogni tragedia già vista, al di là degli appelli all’equilibrio, occorre che le forze che si dicono moderate, gli operatori della cultura e della comunicazione ed in primis il centrodestra comprendano la portata della sfida, si rendano conto che i finti partigiani del 2018 hanno un progetto di eliminazione progressiva della libertà di pensiero. I fascisti superstiti non sono che finti bersagli, non contano nulla. Qualcuno si è seduto dalla parte della ragione ed ha occupato tutti i posti. Non sarà invocando meno tasse o più impresa che si invertirà il corso della storia, ma riconquistando le coscienze con principi, valori, esempi.

In assenza, è aperta la caccia al dissidente sui temi che contano, quelli dell’agenda mondialista dei padroni di tutto: azzerare i popoli, sostituirli progressivamente, renderli dipendenti degli istinti, scatenarne le pulsioni, rinchiuderli nel circuito incapacitante produci, consuma, gettati nel sesso compulsivo, crepa. Dovrebbe essere la sinistra a proteggere le masse dalla nuova dittatura. Il suo tradimento epocale ha mille facce: una è la guerra cinica contro fascismi immaginari per coprire la rivoltante alleanza contro i popoli, contro la natura, contro la libertà.

 ROBERTO PECCHIOLI