Come ogni anno, all’11 Settembre, compare Ayman Al Zawahiri, il tremendo capo di Al Qaeda Eterna, e manda un messaggio minaccioso all’Occidente. Anche quest’anno lo ha fatto, come di consueto, attraverso il SITE della israelo-americana e ben nota Rita Katz.
Sempre più canuto e malinconico (ormai somiglia ad uno dei sette nani, quello più saggio), Zawahiri secundum Katz quest’anno adotta un’espressione interessante: “Usa Israele come pista di lancio per esortare attacchi contro Stati Uniti, Francia, Inghilterra ed altri interessi ed alleanze occidentali”.
Ora, poiché si sa ormai che, come conferma il celebre blogger Ron Unz (fra l’altro, ebreo)
“L’11 Settembre è stato un lavoro Israeliano”
9/11 Was an Israeli Job
È possibile che in questo (ed altri) messaggi che Rita Katz attribuisce ad Al Qaeda Eterna e Inafferrabile, si debba vedere o una creazione di una notizia di disturbo – per rendere possibile ai media corrivi di non parlare delle nuove scoperte sull’11 Settembre.. si veda qui:
Risolto il mistero dell’11 settembre: l’edificio del World Trade Center non è crollato a causa di un incendio – i risultati dello studio
Una delle torri durante gli attacchi terroristici dell’11 settembre non è crollata a causa di un incendio, secondo uno studio scioccante.
Il pensiero corre naturalmente al licenziamento in tronco, dal parte di Trump, di John Bolton come suo consigliere di sicurezza nazionale; il personaggio era in qualche modo la bocca guerrafondaia di Netanyahu presso The Donald, ancor più del genero Jared Kushner .
Un commentatore attribuisce al fanatico dai baffi bianchi tutta una serie di cosette:
Michael Tracey @mtracey – 18:39 UTC · 10 set 2019
Bolton ha fatto saltare in aria il vertice di Hanoi con Kim, spinto per attacchi aerei contro l’Iran, fallito completamente il tentato colpo di stato in Venezuela, minato il ritiro delle truppe dalla Siria e caldeggiato una guerra senza fine in Afghanistan. E questo è solo negli ultimi 9 mesi. Il ragazzo è un pazzo totale.
L’accenno all’Afghanistan è significativo. Sabato, Trump ha annunciato che il processo di pace con i Talebani, invitati a Camp David, era interrotto e quindi ricominciavano i bombardamenti Usa su posizioni talebane. Il motivo: un attentato con un’autobomba a Kabul, il 5 settembre, nel quartiere delle ambasciate e dai veri servizi, che ha fatto dieci morti.
Dell’attentato sono stati accusati i Talebani – i quali sarebbero così folli, nei giorni in cui erano invitati a Camp David per firmare il trattato dei loro sogni, il ritiro degli americani e la presa di potere sull’Afghanistan, dal compiere un simile attentato?
Qui c’è lo zampino di Al Qaeda Eterna, si può pensare. Nel senso più proprio e diretto: se c’è uno Stato che ha ragione di non vedere con favore il negoziato di Washington coi Talebani, è quello wahabita da cui Al Qaeda è stata creata. Perché, anzitutto, parte dei contatti e delle trattative si sono svolte con la mediazione del regno del Qatar sul territorio del Qatar, che il reuccio saudita Bin Salman odia almeno quanto l’Iran.
Un altro che può aver collaborato a mandare a monte la pace tra Talebani e Trump può essere stato proprio John Bolton . Resta un mistero come The Donald, voglioso di poter arrivare alle elezioni proclamando che “ha riportato a casa i ragazzi” dall’Afghanisatn, da una parte abbia accettato di sotterrare l’accordo coi Talebani ormai quasi al finale, e dall’altra abbia licenziato Bolton. Ci dev’essere stata da parte di costui una slealtà in più, per ora non decifrabile.
A Bolton, va ricordato, si attribuisce anche il consiglio a Trump di stracciare l’accordo con l’Iran sul nucleare, ovviamente secondo la volontà di Netanyahu. Certo è che è lui l’artefice della politica di “pressione massima” sul regime di Teheran, non solo con l’aggravamento delle sanzioni e le minacce militari, ma con i ripetuti “incidenti” alle petroliere nel Golfo Persico che portavano petrolio iraniano, coi ripetuti fermi e sequestri di navi, e col tentativo di organizzare una alleanza navale coinvolgendo le flotte di Francia, Germania, Italia per il bene di Israele.
Secondo Alastair Crooke (l’ex diplomatico britannico), dopo che Macron ha invitato al G7 di Biarritz il ministro iraniano degli Esteri Zarif per fargli incontrare Trump – apparentemente favorendo un desiderio di Trump stesso – nel Gabinetto di Sicurezza Israeliano è salito alle stelle il frenetico timore che The Donald possa incontrarsi col presidente Rouhani durante la prossima assemblea generale dell’ONU a New York; e la paura che The Donald potesse stabilire una relazione personale di simpatia con l’Iraniano, come ha fatto con Kim Jon Un (laddove Bolton consigliava un bombardamento preventivo contro la Corea del Nord) da qui gli attacchi aerei simultanei lanciati da Sion il mese scorso in Irak, a Beirut e in Siria (dove ha ucciso due esperti di droni di Hezbollah, suscitando l’efficace rappresaglia degli sciiti libanesi che abbiamo raccontato). Lo scopo era di provocare una super-reazione iraniana, che non c’è stata: ormai i comportamenti della superpotenza e del suo cagnetto nell’ area sono così prevedibili, e del resto l’Iran non si aspetta più niente da profferte trumpiane – che continuano sotto banco.
Anche la consueta e prevedibile ricomparsa di Al Zawahiri in Katz con le minacce di Al Qaeda, va inserita in questo complesso quadro parzialmente indecifrabile.