Andrea Cavalleri
La gerarchia della Chiesa, in questi ultimi anni, sta ripetendo alcuni slogan con una frequenza quotidiana, impressionante e quasi ossessiva.
Alcune parole chiave sono costantemente presenti in tutte le iniziative del clero, dalle omelie dei parroci, ai convegni delle Conferenze Episcopali, fino ai discorsi del Papa.
Alcune orecchie sembrano offese da questo tam tam che, secondo i proprietari di tali orecchie, trascurerebbe i temi centrali della predicazione della Chiesa a favore di istanze secondarie.
Ma forse si tratta solo di intendere bene queste parole.
I poveri.
La Chiesa si è sempre occupata dei poveri, se ne parla nel Vangelo, quando gli apostoli protestano con quella donna che rompe un vaso di profumo prezioso (“si poteva vendere e darne il ricavato ai poveri!”), segno che era prassi fare donazioni ed elemosine varie.
Se parla negli Atti degli apostoli a proposito dell’istituzione dei diaconi che distribuissero i pasti alle vedove.
Ne parla san Paolo nella prima lettera ai Corinzi (“la vostra non è più la cena del Signore…uno ha fame e l’altro è ubriaco” e poi la colletta…).
È giusto occuparsi dei poveri e non occuparsi troppo dei ricchi, ad esempio dei correntisti dello IOR, che è meglio siano coperti da discrezione sorda, cieca e muta.
E poi l’elogio del povero è una via concreta e praticabile, mentre non sempre lo è chiedere a Black Rock di spendere in opere sociali, o chiedere ai fondi-avvoltoio il condono del debito.
Ma l’aspetto materiale della povertà in fondo è quello meno difficile da affrontare.
Recita l’antico adagio che non conviene dare un pesce all’affamato, ma piuttosto insegnargli a pescare.
E purtroppo il mondo è pieno di gente che non ha istruzione, non sa leggere, scrivere e far di conto e spesso, per mancanza di esercizio, non sa neppure ragionare.
Cosicché abbiamo moltitudini che credono che l’11 settembre sia stato fatto da un drappello di marocchini armato di taglierini per il cartone, che i vaccini al mercurio salveranno l’umanità da un’epidemia letale di morbillo, e che scioperi e cortei siano un metodo efficace per abbassare la temperatura della terra.
Quindi per contrastare la povertà sarebbe bene promuovere l’istruzione (anche su questi temi) dato che la Chiesa ha sempre accompagnato l’evangelizzazione con la promozione umana.
Qualche incertezza la si riscontra col problema inverso, se, cioè, alla promozione umana si accompagna ancora l’evangelizzazione.
Il tema è ancora quello della povertà, perché chi è più povero di colui che è povero di Cristo?
E questo hanno detto e testimoniato i milioni di sudamericani che hanno abbandonato il cattolicesimo per aderire alle sette protestanti: “Voi (cattolici) ci avete aiutato e avete fatto cose buone per noi, ma loro (i protestanti) ci hanno fatto conoscere Cristo!”
Ecco, qui potrebbe sorgere un problema, lo stesso Gesù ha detto: “senza di me non potete far nulla”.
Ma allora va tutto bene, perché se avesse deviato dalla sua missione, se si fosse allontanata dal Maestro, come potrebbe la Chiesa compiere le opere grandiose che vediamo nella pubblicità televisiva dell’otto per mille?
I migranti.
Come disinteressarsi del fenomeno, quando gli stessi membri della Sacra Famiglia furono migranti?
E infatti è giusto preoccuparsi dei giovani Italiani, Spagnoli, Greci, Irlandesi che non trovano lavoro, per cui i rispettivi Stati non spendono un centesimo e sono costretti a malincuore ad emigrare.
E, dopo essersi occupati dei migranti di casa nostra, è giusto anche preoccuparsi, ad esempio, dei Siriani, che dopo aver subito le stragi dei terroristi dell’Isis, devono far fronte alle innovazioni occidentali, che dopo aver creato i bombardamenti umanitari hanno messo in atto anche gli embarghi, sempre umanitari, determinando tragiche condizioni di vita per i residenti e costringendone alla fuga un gran numero.
Ma vi è una seconda categoria di migranti, che se la passa ancora peggio: sono i bambini che tentano di migrare dall’utero della mamma alla luce del sole.
Da quando nel 1981 il referendum confermò la legge stragista, in Italia si sono registrate 19 milioni e 718 mila nascite, contro un numero di aborti (ufficiali e legali, perché quelli clandestini non sono comunque scomparsi) di oltre 6 milioni. Quindi ogni bambino concepito ha il 30% di probabilità di essere fatto a pezzi con un tritatutto e smaltito negli inceneritori come rifiuto speciale.
Gli Africani che traversarono il Mediterraneo, nell’anno nero 2015, morirono in 3771 a fronte di quasi 140.000 sbarchi: il 2,7% di probabilità di morire in mare, a cui vanno aggiunti i decessi delle marce nel deserto, non quantificabili; ma anche fossero il triplo di quelli in mare, risulta molto meno pericoloso, di almeno un fattore tre, mettersi alla mercé delle mafie degli scafisti e delle carovane di negrieri che gestiscono l’emigrazione africana, piuttosto che dipendere dalla dolce cara mammina.
Quindi è giusto che la Chiesa mantenga un’alta attenzione sul tema migratorio.
Soprattutto in considerazione di un terzo tipo di migrazione: quello dalla fede all’ateismo o all’indifferenza religiosa.
Terminati i Sacramenti di iniziazione cristiana (la Cresima) il 93% dei ragazzi abbandona le pratiche religiose.
Che dire, con un criterio di tipo aziendale la perdita del 93% dei nuovi clienti non è quello che propriamente si definisce un successo.
Chissà, forse il problema è motivazionale: se la Chiesa trascura di parlare della vita eterna o della salvezza dell’anima (anima, che roba è questa?) può essere che appiattisca la propria specificità mettendosi sullo stesso piano di tante altre proposte mondane, più comode e spicce da praticare.
L’ambiente.
Cosa c’entra l’ambiente con la predicazione del Vangelo, ci voleva anche un’enciclica ambientalista?
Queste sono più o meno le perplessità che hanno accompagnato l’irruzione del nuovo tema.
Tuttavia si può dire che il tema sia nuovo in quanto è nuovo il problema: se l’umanità sta mettendo in pericolo la sua stessa sopravvivenza sulla terra, si capisce che la Chiesa, sussidiariamente, intervenga.
Naturalmente non a riguardo dei fumosi (è il caso di dirlo) problemi dell’anidride carbonica, ma piuttosto della plastica che sta saturando i fondali marini, mentre un isola di rifiuti dello stesso materiale galleggia nell’oceano pacifico con un estensione tre volte la Francia.
Oppure delle tre tonnellate e mezza di materiale fissile fuse nel reattore di Fukushima e sversate in mare, con isotopi radioattivi dalla vita media di centinaia di migliaia di anni che entreranno nel ciclo alimentare.
O anche del glifosato, la cui esposizione è stata reputata cancerogena da una giuria per la seconda volta nell’anno corrente (e pendono altre 9000 cause) e la cui presenza, in quantità importanti, nel latte materno è stata riscontrata fin dal 2014.
Ma, se ci spostiamo sul piano morale, dobbiamo ammettere che l’ambiente gioca un ruolo decisivo: non si è sempre detto “dimmi con chi vai e ti dirò chi sei”?
Quindi il fatto che la blasfemia sia una parola d’ordine tra la gioventù (sono giovane ergo bestemmio) che la droga e la pornografia si estendano senza freni, che l’ordine naturale sia contestato fino ai suoi fondamenti lapalissiani (“maschio e femmina Dio li creò”) costituisce un grave problema ambientale, che perturba le coscienze e il quieto vivere.
Data la presenza (parole del Papa) di “una lobby omosessuale vaticana” forse l’azione di bonifica di questo tipo di ambiente non è forte e risoluta come potrebbe esserlo.
Eppure, bisogna ammetterlo, Gesù Cristo ebbe una squisita sensibilità ambientale, al punto che riscontriamo nella sua predicazione un’intera campagna dedicata al tema.
È il caso della discarica di Gerusalemme, chiamata Geenna, nei cui confronti fece attivismo per sbarrarne l’accesso quale luogo malsano.
Gesù analizza con perizia i processi biofisici di smaltimento (“il loro fuoco non si estingue e il loro verme non muore”) e descrive al dettaglio i sintomi della patologia indotta (“pianto e stridore di denti”) e conclude che bisogna stare alla larga da un simile luogo, fino al punto da temere chi induca ad andarvi (“temete Colui che… ha il potere di gettare nella Geenna”).
Analizzate le statistiche a lungo termine (“fuoco inestinguibile”, “supplizio eterno”) il Cristo propone terapia chirurgica per rimuovere le parti contaminate: “Se la tua mano ti scandalizza, tagliala: è meglio per te entrare nella vita monco, che con due mani andare nella Geenna” (lo stesso per il piede e l’occhio), mostrando così tutta la gravità del problema.
Quindi, come e ancor più, che per i temi della povertà e della migrazione, la tematica ambientale ha un posto di diritto nella predicazione della Chiesa, a onta di certe malelingue che lo negherebbero.