Sardi in lotta contro lo scempio eolico

Piccolo sunto.

Draghi prima di dimettersi lascia una polpetta avvelenata nella forma del decreto legislativo 199/2021 sulla promozione dell’energia da fonti rinnovabili. In esso vengono semplificate le procedure di autorizzazione e vietate le moratorie autorizzative durante il periodo transitorio in cui lo Stato individuerà le aree idonee ad ospitare questi impianti.

Nel frattempo, ovviamente, si scatena un far west che vede, ahinoi, la terra di Sardegna come protagonista passiva di un assalto da parte di centinaia di piccole srl da 10.000 euro che depositano oltre 800 progetti per realizzare pale eoliche in mare e in terra e distese di pannelli fotovoltaici per un totale di energia prevista in produzione pari a circa 58 gigawatt.

Il 10 agosto 2023 la Regione Autonoma della Sardegna, a guida Solinas, firma la delibera 27/107 con la quale concede a Terna la costruzione di un cavo che consentirebbe il  trasporto di un (uno!) gigawatt di energia dalla Sardegna alla penisola. Il cavo viene denominato “Tyrrhenian Link” e l’accordo prevede che l’energia prodotta da pale eoliche e pannelli solari converga verso l’agro retrostante la città di Cagliari per essere stoccata e poi inviata via cavo verso l’Italia.

Nel frattempo centinaia di famiglie e proprietari di terreni circostanti la città vengono espropriati dei loro beni, in assenza di un confronto con la cittadinanza, obbligatorio per legge e mai esperito (fatto che provocherà la presentazione di un esposto denuncia alla Procura della Repubblica di Cagliari).

Nel frattempo vengono depositate 26 pagine contenenti nomi e dati catastali della terra che verrà usata per far confluire cavi e ospitare stazioni di stoccaggio.

Diversamente da quanto accaduto in Sicilia e in Campania ove, dopo aver sentito la popolazione, Terna individua delle aree industriali per il passaggio dei cavi, in Sardegna la controllata statale decide di imperio che il cavo debba passare a poche centinaia di metri da una delle spiagge più amate della costa cagliaritana, Mari Pintau, e inizia i lavori ancora una volta senza preventivo confronto con i residenti, nella spiaggia di Terra Mala, ottenendo dalle autorità competenti il divieto di balneazione che non viene adeguatamente pubblicizzato, tanto che i residenti di Marina delle Nereidi, scoprono per caso di non poter più fare il bagno nella spiaggia sotto casa.

Il 2 luglio 2024 la Regione a guida Todde vara un decreto contenente una moratoria alla realizzazione di impianti eolici e fotovoltaici della durata di 18 mesi ma non ferma gli iter autorizzativi che procedono più spediti che mai, in dispregio di aree agricole, archeologiche e di rilievo paesaggistico.

I lavori di Terna nell’agro di Cagliari iniziano a velocità sostenuta così che molti proprietari, ancora ignari di essere stati espropriati, vedono arrivare, senza alcun ulteriore preavviso, scavatrici, benne e operai pronti a sradicare piante e impianti di irrigazione per far posto alla centrale di stoccaggio e smistamento.

Uno di questi proprietari si ribella, come già fece Ovidio Marras a Tuerredda. Gianluca Melis non intende cedere il terreno di famiglia situato a Selargius a nessun costo. Trova appoggio da parte dei comitati contrari ad una transizione non più ecologica ma meramente energetica ed ingiusta, ormai sempre più numerosi. Nel frattempo Terna non si arrende e gli sradica gli ulivi (specie protetta), i mandorli e tutte le opere utili ad irrigare il terreno.

Nei giorni successivi i volontari decidono di dare una mano a Gianluca e le piante, che erano state lasciate a morire con le radici all’aria, vengono rimesse in sede. All’alba della mattina seguente a questo bellissimo gesto, di domenica, Terna rimanda gli operai e sradica di nuovo le piante. Un vero e proprio atto di sfida.

Da quel momento, nel terreno di Gianluca Melis si installa un presidio permanente. Da tutta la Sardegna accorrono cittadini sgomenti ma decisi, armati di piante, serbatoi e quanto necessario per proseguire l’occupazione del terreno.

Fonte: SaDefenza