Un amico mi chiede di commentare l’articolessa di Eugenio Scalfari di domenica. In essa, il massimo intellettuale italiano, il più colto e sapiente fra tutti noi, ci dimostra che Matteo Salvini vuole tornare al voto allo scopo di proclamarsi dittatore del Paese. Secondo Scalfari infatti, se prende tanti voti, egli “potrebbe proclamarsi presidente dell’Italia”, che a suo avviso è “una definizione” che “salverebbe le forme ma manterrebbe la sostanza: presidente dell’Italia equivale alla parola dittatore senza però pronunciarla”.
Dunque adesso noi ignoranti abbiamo ricevuto una nozione di diritto istituzionale che sarà il punto fermo di partenza per i futuri studiosi del giure: “presidente” significa “dittatore”.
E per illustrare meglio la sua idea geniale, il Più Grande Pensatore italiano evoca quel processo storico per cui nell’antica Roma, la repubblica si trasformò in dittatura.
“Col passar degli anni – scrive letteralmente Scalfari – accentrò il potere fino a creare personaggi che governavano di fatto in modo personalizzato vasti territori: Scipione l’Africano, Numa Pompilio, Pompeo, Silla, ma soprattutto Giulio Cesare e i suoi successori: Ottaviano, Marcello, Agrippa, Augusto, Nerone, Claudio”.
Atterrati da tanta sapienza, prendiamo nota della lista dittatori per potere personale su vasti territori che ci riferisce il Sommo. Poteri così assoluti, disciolti da ogni democrazia, che a Scipione l’Africano (che già era una pellaccia dittatoriale) succedette Numa Pompilio: la cui onnipotenza è dimostrata dal semplice fatto che riuscì a dominare “dopo” Scipio (236 a.C.) benché fosse nato un 500 anni prima, regnando nel 754 a.C. Restaurando, va da sé, la monarchia .
Ma le informazioni a noi che Colui si degna di fornire a noi ignoranti basiti non finiscono non qui. Colui che parla con Dio e con El Papa, l’Eccelso cervello, onore e gloria della Cultura italiana, snocciola con disinvoltura la lista dei “presidente dittatori” che vennero dopo Numa Pompilio:
“Pompeo, Silla, ma soprattutto Giulio Cesare e i suoi successori: Ottaviano, Marcello, Agrippa, Augusto, Nerone, Claudio”.
Che meraviglioso scorcio e sintesi dei due secoli più tragici della storia romana! Che sicurezza di tratto e di giudizio: Pompeo, che si fece le ossa nella guerra civile intentata da Silla contro la fazione popolare, viene giustamente nominato come antecedente a Silla, dittatore nell’82 a.C. Ma “soprattutto” colpevole di farsi presidente dittatore, tuona l’intellettuale – sono “Giulio Cesare e i suoi successori: Ottaviano, Marcello, Agrippa, Augusto, Nerone, Claudio”.
Da cui siamo messi al corrente di una rivelazione ignorata da tutti gli storici della romanità, da Mommsen a Luciano Canfora: che Ottaviano e Augusto erano due persone diverse. Che Agrippa, che noi conoscevamo come braccio destro di Ottaviano divenuto Augusto, fu invece uno dei presidenti-dittatori che successe al medesimo Augusto, poco prima di “Marcello” (sulla cui identità ci restano dubbi, che il Sommo sicuramente si degnerà di chiarirci in un secondo trattato di storia romana). Seguirono, ora apprendiamo, “Nerone, Claudio”… ossia il quinto imperatore romano Nerone (princeps nel 54-68 dopo Cristo ) dominò prima del quarto, Claudio (princeps 41-54 dopo Cristo), che era anche suo padre adottivo.
L’amico mi chiede di commentare. Ma cosa vuole che commenti. Essendo per di più tale amico Fabio Andriola, direttore di Storia in Rete, una pubblicazione di storiografia: vatti a nascondere, Andriola.
Si nascondano Luciano Canfora, Carandini, Bryan Ward-PErkins il romanista di Oxford autore di “La caduta di Roma e la fine della civiltà” . Taccia per sempre Rémy Brague che vede “nel modello romano la salvezza dell’Europa”. Si nasconda Peter Heater, l’altro oxfordiano autore della monumentale “Caduta dell’impero romano”.
Tornino a studiare. Ora avanza la Cultura assoluta e incarnata, e sappiamo: Numa Pompilio fu il dittatore che successe a Scipione l’Africano. Nulla sarà più come prima, nel regno della saccenza, nell’arroganza ignorante dell’Intellettuale progressista.
Questo è il livello dell’intellettualità in Italia. Cosa volete che dica? Mancano le parole.
Corro a postare il libro che un certo Boris Johnson ha scritto su Roma per spiegare come Roma abbia saputo riunire e integrare popoli diversi, cosa che la UE non sa fare. Giusto per farvi misurare il dislivello che ci separa dalla cultura degli altri.
L’unica cosa che Scalfari lascia in piedi della precedente e scaduta storiografia romana, è che sembra avere una vaga idea della distinzione essenziale di quella lista: che Pompeo e Silla erano della fazione degli Optimates, stavano con l’oligarchia senatoria e miliardaria (la destra) mentre Cesare era dei “populares”, come Ottaviano e poi quell’Augusto che governò dopo Agrippa: erano, insomma, i rossi . Quelli veri, anti-oligarchici, catilinari. L’antipatia del Sommo Intellettuale si appunta “soprattutto” contro Cesare, dittatore dei populares. E’ una scelta d’istinto. Rivelatrice.