“E’ assolutamente necessario, sia da punto di vista economico che politico, che la zona euro sfugga a un’altra recessione. Le autorità devono riconsiderare immediatamente il loro piano di azione”, scrive Martin Wolf, il vecchio saggio del Financial Times. “Cosa diavolo stanno aspettando?” , commenta Adam Tooze,. Lo storico dell’economia. Il senso d’urgenza è palese: stanno dicendo che la BCE deve “stampare”, e che le economie ricche dell’euro zona devono lanciare “stimoli” nelle loro economie: ossia fare deficit più larghi e grossi di quelli che i commissari, Berlino e la BCE non hanno permesso di fare all’Italia.
Gli Usa hanno aumentato il deficit di bilancio del 77% nei soli ultimi 4 mesi: 300 miliardi di dollari da spendere, e se continuerà a questo ritmo, saranno 900 miliardi (per confronto: “L’Italia fa 35 miliardi di deficit e l’Europa ci punisce”). La Cina ha lanciato un taglio all’IVA ed altre tasse sulle imprese da 2670 miliardi, ed uno stimolo che Bloomberg valuta in mille e cento miliardi di dollari, sotto la forma (che sfugge ai radar degli osservatori esteri ) di “veicoli di finanziamento alle amministrazioni locali”
https://www.bloomberg.com/opinion/articles/2019-03-05/china-has-a-1-trillion-dirty-little-secret
Spiega Zibordi: “In Cina e Giappone lo Stato di fatto stampa moneta. Le banche pubbliche cinesi e la Bank of Japan finanziano loro i governi, a tassi di interesse reali inferiori a zero, per cui è come se lo Stato non pagasse interessi. E non chiedono mai i soldi indietro. Ciò equivale a “stampare”
Ebbene, cosa fa Berlino, che ha un attivo enorme sia commerciale sia di bilancio pubblico, ed un grande bisogno di infrastrutture? Discute seriamente di non emettere più un euro di debito pubblico: ciò che chiama Schwarze Null, Zero Nero.
L’espressione allude all’ultima riga del bilancio: nemmeno un euro di “rosso” (passivo) e “attivo” (nero) zero. Pareggio perfetto. Entrate dell’anno uguali alle uscite.
Ciò significa: niente più Buoni de Tesoro ( Bund), già scarsi e molto ricercati dagli investitori perché ritenuti così sicuri, che per detenerli gli investitori accettano che rendano in interessi non solo niente, ma meno che niente. Austerità senza necessità alcuna, ed economicamente senza senso. Lo dice Peter Bofinger, economista del molto influente Consiglio Tedesco degli Esperti Economici (che consiglia il governo), ma è isolato e in uscita.
“Oggi la Germania ha un rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo del 56%, che è già al di sotto della soglia del 60% stabilita dal trattato di Maastricht. È notevolmente inferiore al livello degli altri paesi del G7: il Giappone ha il debito più elevato al 237% del PIL, seguito dall’Italia (129%), dagli Stati Uniti (108), dalla Francia (96), dal Regno Unito (87 ). Mantenendo il bilancio in pareggio (“Zero nero”) per 20 anni, il rapporto debito/Pil scenderà dall’attuale 65 al 31 per cento: ora, non c’è alcun economista serio che sappia spiegare perché un simile riduzione del debito sul Pil sia un vantaggio”.
Al contrario, la Germania potrebbe – tenendo un deficit dell’1,8 annuo, largamente coperto dalla crescita del Pil che è più o meno il 3% – spendere 60 miliardi in infrastrutture di cui ha un enorme bisogno; non solo fisiche ma per recuperare il ritardo tecnologico che la Germania , e dunque l’Europa sta accumulando verso la Cina . “Fra venti o trent’anni ci domanderemo: come abbiamo potuto sprecare l’enorme opportunità di aumentare la prosperità economica e politica dei nostri figli e nipoti?”.
https://www.socialeurope.eu/germanys-black-zero
Altri inconvenienti dalla mania di ridurre il debito non emettendo più Bund sono indicati dall’economista anglo-germanico Adam Tooze: “Significa far mancare agli anziani tedeschi il loro tipico investimento di risparmio”, i Bot germanici. Oltretutto, tutti i risparmiatori e media tedeschi si lamentano che i tassi degli interessi sui Bond sono troppo bassi, e danno la colpa alla BCE per il “quantitative easing” ; ma invece “è la scarsità dei Bund sul mercato che ha messo un tetto sui loro rendimenti. Non puoi avere nello stesso tempo Schwarze Null e lamentarti degli interessi bassi – se non vivi nello strano mondo dell’ideologia sparagnina tedesca”.
Fosse solo per i risparmiatori tedeschi anziani. Vi siete mai chiesti dove finiscono le centinaia di miliardi di profitti che le imprese tedesche di successo hanno accumulato grazie all’export? Non potendo essere investiti in patria né in Europa (che è in recessione per l’austerità germanica), né in Bund né in infrastrutture, essi vengono impiegati in speculazioni all’estero: arricchiscono economie come ,la turca, l’americana o le sudamericane, da cui spesso accumulano perdite. “Se si i confronta il surplus commerciale nazionale tedesco con i bilanci aziendali, mancano alcune centinaia di miliardi di euro. Dov’è il denaro?”, chiede Tooze. “ Il governo dovrebbe pensare a un fondo sovrano, in cui confluiscono le eccedenze e da cui viene finanziato il cambiamento sociale. Un aumento delle pensioni, ad esempio”.
Il punto è che tutti i partiti tedeschi, anche i socialdemocratici, aborrono la sola idea di deficit. Bofinger: ignorano che un bilancio di Stato non va gestito come il bilancio di una famiglia privata. E si deve distinguere, come minimo, fra spese correnti e spese d’investimento: “La regola d’oro della finanza pubblica è che il debito pubblico è giustificato, se usato per finanziare investimenti futuri. Se lo Stato costruisce un nuovo ponte che durerà (e “renderà” all’economia) per 70 anni, non vi è alcun motivo di pagarlo interamente con le entrate dell’anno in corso”.
Macché, non lo capiscono. Il peggio è che Berlino ha imposto questa teoria economica assurda – e durante la recessione, devastante – a tutta l’eurozona. E che gli “economisti” del Sistema la adottano ciecamente. Come Cottarelli. Non sono arrivati al grado di consapevolezza cui giunsero l’industriale Henry Ford e il tecnologo Thomas Edison, che nella Grande Depressione fecero un appello a Roosevelt perché “stampasse”:
“E’ sciocco che per creare una infrastruttura ci si indebiti di 30 mila dollari e si paghi alla fine 60 mila a causa degli interessi. Meglio emettere 30 mila dollari di moneta (di Stato)”. Grazie a Zibordi che ha postato la documentazione in risposta al Cottarelli che cita un liberista sorpassato, dell’800. Questo è il livello culturale degli economisti del Principe. Meno male che ci sono i blogger, perché certe cose non le leggerete sul Corriere.
Draghi ha aiutato Gentiloni – e punito Salvini-DiMaio
Un altro trader e blogger, Guado77, ha scoperto una cosa peggiore. Che Mario Draghi, al timone della Banca Centrale Europea, “ha sostenuto a sua discrezione il governo Renzi, comprando BTP e tenendo basso lo spread. Ha sostenuto ancor più Gentiloni, andando persino in ipercomprato [ha fornito a Gentiloni 30 miliardi di liquidità in più]. Andati al governo Lega e 5 Stelle, invece, Draghi ha chiuso i rubinetti, scatenando la recessione solo in Italia. La BCE – non i “mercati” – ha tenuto gli italianii a secco di liquidità da quando c’è il governo “del cambiamento” che ha subito come un agnellino.
” Quando il governo ha calato le braghe, ha riaperto” il rubinetto. Ma poco e tardi.
Naturalmente questo è un comportamento criminale; ma non c’è tribunale a cui appellarsi a questa ingerenza della Banca Centrale Europea – e di Draghi personalmente – contro uno stato europeo fondatore. Come sappiamo, l’intera BCE è esente ed immune da ogni conseguenza penale per i suoi atti. E adesso continua: Draghi mantiene alto lo spread contro questo governo (i “mercati” non c’entrano) aggravando coscientemente la recessione “solo” italiana. Fino al punto che non solo le banche hanno ristretto tragicamente il credito alle imprese, ma al punto che grandi clienti delle banche italiane stanno cominciando – anzi hanno già cominciato – a trasferire i depositi fuori del paese. Sicché un economista tedesco, Thomas Mayer, già capo economista della Deutsche Bank (dove ha fatto benisismo: basta vedere le condizioni della banca) oggi direttore-fondatore dell’Istituto di ricerca Flossbach von Storch, si allarma: “Una corsa agli sportelli di una banca italiana farebbe spaccare l’euro”.
https://blogs.cfainstitute.org/investor/2018/10/30/an-italian-bank-run-could-crack-the-euro/
Che dire? Resta il commento di Ashoka Mody, di Princeton, che nel suo ultimo saggio dimostra, dati alla mano, che la BCE di Draghi “ha raggiunto i suoi limiti” e la sua vaga promessa di riprendere il QE se necessario, non aiuterà l’economia perché ormai la banca centrale europea ha perso credibilità: “E’ così che le nazioni declinano. Gli interessi allo status quo diventano sempre più radicati, perseguono i loro ristretti obbiettivi sicché rendono impossibili i cambiamenti fondamentali di cui la società ha bisogno. Le società cadono nella modalità “non si può”. Ciò è vero per tutte le democrazie occidentali, ciascuna a modo suo.
https://voxeu.org/content/ecb-has-reached-its-political-limits-its-consequences-eight-charts
(Qui sotto,le prove di guado77 sulla manipolazione del debito pubblico operate dalla della BCE e Bankitalia secondo i vari governi – coi salaci commenti del trader)