Un altro triste aggiornamento per chi crede che il green pass sia una misura sanitaria, e che sarà valuta estinta con la fine dello stato di emergenza. Una donna residente nella provincia di Pisa si è vista buttar fuori i figli dal pulmino della scuola perché non vaccinati. Per protesta – e anche perché obiettivamente le veniva impedito di usufruire del servizio per motivi chiaramente discriminatori su base sanitaria – ha smesso di pagare le rate dello scuolabus, che sono una sorta di tassa comunale. Smanettando un po’ sull’IOS del suo green pass da tampone, un altro ricatto subito per lavorare, fa una scoperta a dir poco allarmante: nel suo green pass sono attestate le due rate dello scuolabus non pagate.
Invitiamo tutti i lettori a fare come ha fatto questa cittadina, a controllare accuratamente la propria tessera verde e diffonderne la notizia, perché se confermata da ulteriori esperienze questa sarebbe la prova che la cittadinanza a punti è già stata attivata a nostra insaputa, e che il governo sta raccogliendo informazioni non solo sanitarie, ma fiscali, con il green pass. E questo, insieme all’inquietante riforma di digitalizzazione del fisco, ci porta dritti verso il sistema di credito sociale italiano su modello cinese. Emerge sempre più chiaramente il gioco della cricca globalista: non è il green pass che serve a spingere le vaccinazioni, ma in generale le misure sanitarie sono servite a implementare un meccanismo di controllo sociale che difficilmente riusciremo a scardinare senza una vera lotta di popolo.
Pisa: si trova nel green pass le tasse non pagate – Come Don Chisciotte