Chiara ha 11 anni. Prima, accompagnava la (ancor giovane) nonna alla Messa, la domenica. Adesso, da qualche settimana, si rifiuta: “Non credo più. Dio non esiste”. Come mai, si allarma la nonna. Alla fine Chiara le racconta: “Ho pregato che facesse tornare insieme mamma e papà. Solo questo gli ho chiesto, solo questo. Per tutti questi anni. E invece mamma è andata a fare i figli con quell’altro”. Ha il dolore negli occhi. Chiara vive con la nonna e il suo papà, l’abbandonato, uno che si spacca di lavoro tutto il giorno sull’orlo della rovina – ha una “impresa di pulizie” ormai ridotta a un solo elemento, lui stesso (è la crisi) e divorata dalle tasse e “adempimenti”, e il mutuo da pagare sull’appartamento di quando era sposato – e il mattino, aiuta Chiara a fare la cartella, sta attento che porti i libri e i quaderni giusti. Chiara a scuola va benissimo. Ma in questi giorni è intrattabile, a tavola provoca gli schiaffi a papà…Si vede che è arrabbiata e infelice, per questo è cattiva, dice la nonna. Il fatto è che la mamma sta tornando dalla clinica, dove ha partorito il terzo figlio con “l’altro” (è una fattrice la mamma, capisco: due figli col marito, tre con l’altro, che è disoccupato) e sa che la mamma la trascurerà ancora di più. Deve chiamare “fratelli” gli altri tre, e “zio” l’altro: non vuole andare in quella casa. Sta sempre con la nonna che, ancor giovane, non ha pensione. Anche nonna, del resto, ha avuto un marito e poi un “compagno”: entrambi non versano un euro, hanno altre “compagne”; non si sentono obbligati né responsabili – e poi, anche loro fanno lavoretti precari. Nonna fa la baby sitter a un bambino di tre anni, per 3 euro l’ora. Si rifiuti, le dico. Lei: a me dieci euro al giorno servono; se rifiutassi, c’è una vicina che prenderebbe il mio posto, s’è già fatta avanti. E poi, anche la famiglia del bambino è povera – lavorano in due, pagano il mutuo…
Ha l’osteoporosi, la nonna; ha la borsetta piena di ricette che le fa la dottoressa amica, che è dello stesso gruppo di preghiera.
Il divorzio e la liberazione sessuale, grandi conquiste per i media e la tv e le celebrità coi soldi, hanno ingannato i ceti miseri, che li hanno adottati. Il diritto alla felicità sessuale promesso, non ha prodotto felicità. Cosa dici a una bambina di 11 anni che ha smesso di credere in Dio perché non le ha fatto il miracolo di portare insieme mamma e papà, e per questo ha deciso di farla pagare al papà, ossia a quello che non l’ha abbandonata, rendendosi insopportabile? “L’altra sera mio figlio [il papà] non ha mangiato. S’è alzato da tavola: me ne vado, se no la prendo a schiaffi”. Digiuno, dopo una giornata a spaccarsi la schiena con le pulizie, nella sua impresa di cui è l’unico dipendente.
Si parla di un’altra coppia, sposata, regolare questa, con sei figli. “Hanno ricevuto lo sfratto esecutivo. Devono lasciare la casa entro un mese”. Le facce diventano grigie. E’ una faccenda complicata: quella casa da cui sono sfrattati era di loro proprietà; hanno fatto un debito con la banca per avviare una “attività imprenditoriale” non meglio determinata che è andata male, la casa è stata pignorata. Hanno potuto abitarci finché non è stata comprata da un nuovo proprietario. Oggi il momento è arrivato
Assistenti sociali? Ti portano via i figli.
Avete chiesto aiuto al Comune? Non sono né “rom” né “extracomunitari”, quindi per loro non ci sono le case popolari – del resto gravate da liste d’attesa chilometriche. Anzi, loro due hanno paura di rivolgersi al Comune: “Ci manda le assistenti sociali, e quelle ci portano via i bambini”, quando vedono come vivono. Per questo servono le assistenti sociali: a firmare sussidi per gli immigrati pakistani con sei figli, e a portare via i bambini ad italiani con sei figli, bollando i genitori con lo stigma: inadeguati, incapaci, irresponsabili.
Adesso il momento inevitabile, che hanno cercato di allontanare nascondendosi alle provvidenze municipali, è arrivato. Traslocare in appartamento in affitto? Impossibile. “Per affittartelo, vogliono vedere le tue buste-paga, vogliono tre mesi anticipati, vogliono 700 euro per un monolocale. Il marito “lavora”: nel senso che fa le pulizie per 4 ore, 240 euro al mese è la busta-paga regolare che potrebbe esibire. Per il resto si arrabatta, fa’ l’imbianchino, il muratore in nero…
Secondo me, questi due genitori sono a rischio di suicidio, un giorno leggeremo sul giornale: “A Corsico, spaventosa tragedia”, eccetera. Il loro senso di impotenza. Non vogliono farsi portar via i bambini, E non hanno reddito. Che fare? Per ogni “profugo” il governo accetta di spendere 30 euro al giorno, tre miliardi l’anno; a quella coppia con sei figli, 30 euro al giorno sarebbe la salvezza. Ed anche il tributo di solidarietà e riconoscenza della società verso di loro, perché dove trovate ormai coppie italiane feconde? Per ognuno dei loro bambini, ci dovrebbero essere assegni familiari e borse di studio. Non c’è nulla, ovviamente, una beneficenza comunale che non ha mezzi e da cui è meglio stare alla larga, se non sei uno straniero.
Dico: lo sapete che Giuliano Amato riceve dallo Stato 1047 euro al giorno? Al giorno. Non sanno chi è, Giuliano Amato. La notizia non li tocca, è fuori tema, come se uno gli parlasse delle possibilità di vita nelle altre galassie, mentre loro hanno altre preoccupazioni più concrete. “E’ sempre più dura”, mi dice un falegname, un giovane, bravo artigiano (anche lui divorziato, ha un figlio e gli alimenti alla moglie da pagare), l’unico con qualche consapevolezza della crisi: “La gente spende sempre meno per il superfluo. Mobili, riparazioni, niente più. La gente spende per mangiare e il telefonino, a basta”.
Lui e un’altra, impiegata in una ditta americana di macchinari, che ha grandi uffici a Corsico, ammettono che “tutta l’attività si restringe”. La crisi dura da otto anni, ma hanno l’impressione che stia accelerando in questi ultimi mesi, sempre meno ordinativi, meno clienti, forse anche loro perderanno il lavoro.
Non hanno coscienza di essere gli oppressi di una oligarchia che screma da loro, con tasse ingiuste ed esose che nemmeno dovrebbero pagare dati i loro miseri redditi, i loro emolumenti milionari, i vitalizi da 6930 euro mensili di Mastella, i 5223 di D’Alema, i 5826 di De Mita, i 3026 di Mario Capanna, i 30 mila di Amato, giudice costituzionale. Non sanno nemmeno più esigere da questi la giustizia sociale; come sudditi ignoranti di un antico ancien régime, subiscono le angherie dei nuovi “Signori” con passiva acquiescenza.
Una serata a Corsico, fra gente di bassa istruzione. Gente che, comunque, tanti anni fa avrebbe trovato un salario quando a Corsico c’era la Richard Ginori, 1800 dipendenti, le cartiere Burgo, 400 dipendenti, le miriadi di fabbrichette metalmeccaniche di un indotto oggi scomparso, per cui sono stati costruiti i falansteri fra cui abito, case operaie – oggi abitate da pensionarti, i soli che in qualche modo sostengono i nipoti; oggi questa gente ignorante s’è rifugiata nelle “imprese di pulizie”, settore marginale in via di sparizione, divorato dagli extracomunitari,più concorrenziali. Aspettano l’inevitabile fine, vittime marginali del nodo scorsoio che si chiama moneta unica europea e “recessione mondiale”; non sanno che l’Europa è un disastro al rallentatore, ma vedono che si sta accelerando. Dal 2008 sono chiuse in Italia 300 fabbriche al giorno, la struttura industriale è ridotta di un quarto, eppure il prelievo fiscale è cresciuto e sono cresciuti gli emolumenti dei parassiti pubblici-milionari di Stato, e ora queste vittime devono far largo agli “immigrati” e “richiedenti asilo” per cui lo stato spende 30 euro al giorno a testa – e sulle loro teste, niente.
Nuovi pidocchi tormentano nuovi poveri.
La conversazione passa ai telefonini. A come liberarsi dalle chiamate continue di agenzie telefoniche e nuove imprese del gas e della luce, che promettono, con accento straniero: “Signora, passi con noi, abbiamo un’offerta speciale, pagherà meno”. Molti di loro, anche 10 euro risparmiati contano – ci sono cascati, sono passati ad Enel Energia e a Gas Natural, sono passati di Vodafone a 3, da questa a Telecom, – hanno sempre speso di più. Non sanno come liberarsi, vengono tormentati da decine di telefonate ogni giorno, sempre più truffaldine. Sempre più spesso si basano su minacce tipo: la Tale Ditta da cui, dal 1975, riceve la fornitura elettrica, finisce, chiude; adesso si chiama TalAltra, deve stipulare un nuovo contratto.
Sono i nuovi pidocchi e le nuove cimici che tormentano i nuovi miserabili. Che danno rispostacce a queste voci straniere, poi gli dispiace: sono dei precari, non vengono nemmeno pagati se non riescono a piazzare qualche contratto. Mi insegnano alcuni accorgimenti, i numeri da mettere in lista nera perché altrimenti, appena rispondi, ti risucchiano euro su euro. “Stai attento, c’è un numero di London a cui non devi rispondere..”. Consigli informati, utili; sono dei veri esperti.
I credenti fra loro andranno a Monza dal Papa, a fare folla attorno al “misericordioso” che arriverà domani, e gli insegnerà ad “accogliere gli stranieri”, a non inquinare, e a non fare figli come conigli. Hanno comprato i biglietti del treno, si siederanno sul prato; si scambiano domande: se piove che si fa? Ci si potrà sedere sull’erba? Bisognerà portarsi da mangiare? Eh certo saranno bloccati per molte ore ad applaudire il Papa dei Poveri delle Periferie. I cessi chimici ci saranno?
Una serata a Corsico, quasi Milano, con persone di basso livello culturale. Una prova dura per la mia fede malcerta. Continuo a domandarmi: cosa risponderei a Chiara, 11 anni, che non crede più in Cristo – e giustamente – perché non ha fatto tornare insieme mamma e papà? Cosa direi per rafforzarla nella fede?
Mi devo rileggere la frase lasciataci dall’amico Mario Palmaro, prima di morire giovane.
“Dio non si è fatto crocifiggere per salvare gli uomini dalla guerra, dalla povertà, dall’invidia, dal matrimonio andato male, dalla tristezza. Lo ha fatto per salvarli dalla dannazione eterna. E i Sacramenti sono il mezzo per uscire da questa terribile malattia”.
Per me, ricorda il vero senso della fede, e può bastare. Più o meno. Ma per Chiara di 11 anni, temo di no.