Avrete già sentito i media citare “Cambridge Analytica”, e ancor più ne sentirete parlare nei prossimi giorni. Vi spiegano che è una “controversa” azienda che raccoglie megadati per “profilare” interi elettorati ed avrebbe influenzato (sedotto? Ipnotizzato? Posseduto psichicamente?) decine di milioni di americani a votare per Trump, milioni di inglesi a votare per la Brexit e adesso, milioni di italiani a votare per Salvini.
Attenzione: qualunque cosa tirino fuori nei prossimi giorni, è la più spregiudicata operazione, da parte del Sistema, di repressione delle opposizioni politiche e censura della libertà di opinione. Ciò che mira a far credere alle masse la propaganda è: gli americani non hanno votato l’unico candidato outsider perché il paese è spolpato da un ventennio di guerre e dal turbocapitalismo finanziario e dalla nota lobby; non perché milioni di loro abitano sotto le tende espropriati della casa non avendo potuto pagare il mutuo, o si ammazzano con la tossicodipendenza da antidolorifici. No: ma perché Steve Bannon, lo stratega della campagna Trump, si è servito della Cambridge Analytics e dei suoi mega dati per sedurre un elettorato che altrimenti avrebbe votato Hillary.
Parimenti, la maggior parte degli inglesi non ha votato per fare uscire il paese dalla UE, perché ha capito, con tipico sentimento britannico, che la UE sta diventando una dittatura burocratica a guida tedesca, no: ma perché quell’elettorato – quello, ricordate, che è stato descritto come anziano e di poca istruzione – si è fatto sedurre dai social, da Facebook e da Google, dalle cui labbra evidentemente pende per avere le notizie; e dietro le notizie (fake) diffuse sui social, agiva occulta la Cambridge Analytics: era sempre Steve Bannon che era accorso a dare una mano al suo amico Nigel Farage.
Tutto ciò è stato rivelato da un ex impiegato della Cambridge Analytics, Christopher Wylie, di anni 28, che ha rubato 50 milioni di profili di utenti Facebook con cui la ditta ha preso di mira l’elettorato americano. Questo Wylie è il maggior informatore del Guardian e del New York Times, che stanno mediaticamente guidando questa operazione.
Ho provato a leggere l’immane articolo che il Guardian dedica al torrenziale racconto di Wylie, per capire “come” hanno fatto, utilizzando i profili, di milioni di elettori, a prenderli di mira con notizie o influenze o seduzioni specificamente destinate alle loro idiosincrasie, fino a farli decidere a votare per Trump o Farage. Ammetto di non esserci riuscito. Forse sono io a non essere tecnologico; ma forse è che né Wylie né la giornalista che lo intervista, Carole Cadwalladr, lo spiegano davvero.
A meno che non sia ritenuta una spiegazione questa, che secondo Wylie appare molto interessante ai servizi di intelligence: incrociando megadati di milioni di utenti, “si notano strani schemi (patterns): per esempio, la gente che su Facebook dà il like a “Odio Israele”, tende anche a dare il like alle scarpe Nike e al KiKats”.
Disorientati? Vi sembrano scemenze? Ma che importa. Quel che importa è il titolone che resterà impresso ai lettori:
“Ho fabbricato io lo strumento di guerra psicologica di Steve Bannon”: Incontriamo la talpa interna della guerra dei dati”. Il tutto sotto l’occhiellone: Cambridge Analytics Files.
Quel che importa è un riquadro in cui si dice che la Cambridge Analytics “è oggi sotto inchiesta dalle due rive dell’Atlantico. E’ un soggetto-chiave in due inchieste in Gran Bretagna: della Commissione Elettorale per il possibile ruolo della ditta nel referendum UE, e del Commissario all’Informazione per l’analisi dei dati per ragioni politiche – e in USA, come parte dell’indagine di Robert Mueller sulla collusione Trump-Russia”. Già: infatti in un articolo precedente, l’autrice aveva detto che da Cambridge Analytics “si dipana una matassa di fili che collegano il Brexit a Trump e alla Russia”.
Capito? Una sola mano ha guidato i voti “sbagliati” dei due elettorati anglo-americani. Sicuramente i media ci dipaneranno la matassa che unisce “Brexit a Trump e Trump alla Russia”. Se l’accusa alla Russia vi sembra poco argomentata, un po’ come l’accusa della May (e della UE intera) a Putin di aver avvelenato la spia Skripal con un gas nervino sovietico, non ci si deve stupire: fanno parte della stessa operazione.
Quella che punta allo ““strangolamento” economico, diplomatico, militare e mediatico della Russia (Dezzani), fino a costringerla – messa con le spalle al muro – ad attaccare e
cominciare la guerra. E’ un”filo rosso che unisce Skripal, Mossad e Siria”, come ben vede Gli Occhi della Guerra.
Un disegno di dominio mondiale contro la Heartland, senza esclusione di colpi bassi.
In questo gelido progetto, è ovviamente compreso l’annientamento degli emergenti partiti “populisti” in Europa, i “sovranisti”, che la UE e la NATO– e l’oligarchia occidentale, ormai avviata al suo compimento totalitario – ritengono loro nemici interni.
Da distruggere.
Per l’Italia, è da notare la progressione delle rivelazioni. In mattinata di domenica, i tg e radiogiornali, nel parlare della “discussa” Cambridge Analytics che ha fatto votare americani e inglesi da “populisti”, si butta lì’ che anche un politico italiano, o un partito politico italiano, s’è servito della ditta.
Preso di mira quel certo “partito italiano che sta rinascendo”.
Poche ore e : “Quale è il partito politico italiano per cui ha lavorato Cambridge Analytics?” si domanda l’agenzia AGI.
Curiosità più che legittima. Anzi di più, dice l’agenzia, perché “quella che fino a qualche giorno fa poteva essere solo una curiosità, diventa una domanda fondamentale dopo l’inchiesta condotta dal New York Times e dal Guardian”. E come no. Anche perché, accusa l’agenzia, “ c’è un dettaglio importante: nelle sfide elettorali gioca sempre dalla stessa parte del campo, quella dei populisti”. Orrore. La ditta infatti “è stata coinvolta anche nella corsa all’Eliseo di Marine Le Pen” (il che non sembra deponga favore della sua diabolica efficacia). E non basta. Cambridge Analytics
“Ha realizzato un progetto per un partito italiano che stava rinascendo e che aveva avuto successo per l’ultima volta negli anni ‘80”. Usando – prosegue la nota – l’Analisi della Audience Target, CA ha rimesso gli attuali e i passati membri del partito assieme con i potenziali simpatizzanti per sviluppare una riorganizzazione della strategia che soddisfaceva i bisogni di entrambi i gruppi. La struttura organizzativa moderna e flessibile che è risultata dal lavoro di CA ha suggerito riforme che hanno consentito al partito di ottenere risultati molto superiori alle aspettative in un momento di grande turbolenza politica in Italia”.
Fuochino, fuochino… “Di chi stiamo parlando? Per capirlo, occorre fare un passo indietro”…. E giù righe su righe. Alla fine, il nome del Chi non appare. Non ancora. Ma vedrete che nei prossimi giorni sarà chiaro.
Siamo in grado di precedere tutti e rivelarvelo: è la Lega. Di Salvini. Salvini che si è fatto fotografare con Trump, che Steve Bannon ha lodato, che è amico della Le Pen, che è filo-Putin e poco amico di Bruxelles. Insomma, “populista”.
Da abbattere. Perché sicuramente la cosa non finisce qui. Rileggete la valutazione di Dezzani e vedrete come le personalità “filorusse” o poco amiche della NATO nei piccoli paesi dell’Est vengono represse e travolte, da Andrej Babis a Praga a Robert Fico in Slovacchia.
Nei prossimi giorni e mesi, mostreranno che se avete votato Lega o M5S, non è perché ne condividete i programmi – ma perché siete stati sedotti e manipolati psichicamente dai metodi di suggestione di Cambridge Analytics, ossia da Steve Bannon, e in definitiva da Vladimir Putin. Che è il Male Assoluto, come dimostrano i manifesti di propaganda “democratica”:
Siete malati, e il governo ad interim Gentiloni, provvederà a guarirvi e a rieducarvi. intanto è chiaro che il vostro voto non vale niente, perché non è stato “libero”. Quindi va anullato.Mattarella richiama al “senso di responsabilità”.
Qui in Italia possono anche innescare “rivoluzioni colorate”. Dispongono già della massa di manovra: centri sociali e “antifascisti” parlamentari, già tanto pronti a scendere in piazza ed usare la violenza contro un “fascismo” che non c’è più. Per aiutare il totalitarismo che viene.
Perché il Sistema che si sente in pericolo non scherza. Come la bolla mediatico-politica dell’avvelenamento di Skripal, anche questa storia della Cambridge Analytics serve, senza alcuna vera prova, a sancire questo: che i voti “populisti” sono illegittimi, frutto di vero e proprio tradimento, intelligenza col nemico, e di manipolazione di povere anime soggette alle arti magiche dei russi e di Steve Bannon. Dunque, se i voti “populisti” sono illegittimi, le elezioni che vogliono portarle al governo vanno annullate. Ma di più: tutti i siti e blog che riportano notizie e informazioni che nuocciono al Sistema, sono palesemente al soldo del Nemico. Non c’è bisogno di dimostrarlo; siamo in guerra, e si applica la censura militare.
Praticamente tutti i giornali “progressisti”, da El Pais e Repubblica, titolano allo stesso modo la vittoria elettorale di Putin: “Sfida all’Occidente”
Non è certo un caso se Il Foglio, organo neocon messianico-sionista, sia in prima linea nell’attaccare “Salvini e Di Maio” come “i figli di Putin” da demolire. Il perché lo ha detto Giuliano Ferrara nel primo commento alla vittoria elettorale di Putin: “L’uomo forte e il virus che da Mosca si propaga tra le democrazie liberali”
Il rischio è l’irradiarsi mondiale di un’avversione per le procedure e le forme. Perché i metodi alla Putin diventano bandiera, fronte di opposizione al comportamento delle disprezzate élite”.
E’ una impudenza da togliere il fiato, per poteri che hanno calpestato tutte le “procedure e forme”, dalla UE gabbia dei popoli, agli Usa alla Gran Bretagna, col Deep State e con le accuse senza prove; poteri che in Italia hanno consumato il colpo di Stato dando il governo a Mario Monti e a tutti gli “europeisti” che si sono susseguiti. Ma è chiaro.
La elite sionista ha imposto la “democrazia” come vuoto gioco formale, corrotto e a-politico; quello che rende un crimine la stessa “sovranità”. Come si ricorda, “sovrano è chi decide lo stato d’eccezione” quando “salus rei publicae suprema lex esto”. Questo è il “virus”, e il virus va ucciso.
Prepariamoci impressionanti rivelazioni su Salvini e la Cambridge Analytics. E a grandi manifestazioni “antifasciste”, disordini, scontri di piazza, per porre fine ai quali avremo – chissà – un governno Bonino (riserva della repubblica) e Salvini in galera, e i nostri siti chiusi. Di Maio, penso, non corre pericolo: la potente e litigiosa lobby gay che guida il 5 Stelle lo rende omogeneizzabile al Sistema. Direi quasi, naturaliter:
(Post Scriptum)
il fascismo secondo Roosevelt
Franklin Delano Roosevelt, presidente Usa “democratico”, nell’aprile 1938 fece questo commento:
“Eventi sciagurati all’estero ci insegnano due semplici verità sulla libertà di un popolo democratico. La prima verità è che la libertà di una democrazia non è in sicurezza se un popolo tollera la crescita di un potere privato al punto che diventi più forte dello Stato stesso. Questo è per essenza il fascismo – ossia la presa di possesso del governo da parte di un individuo, di un gruppo, o di un qualunque altro potere privato di controllo”.
Ebbene: questa è un fraintendimento tipicamente americano di quello che fu il fascismo italiano; ma è una definizione perfetta per gli Stati Uniti: il governo sotto il potere privato di finanza di Wall Street, plutocrati miliardari, lobby ebraiche e saudite, poteri privatissimi che si sono fatti Stato. Negli USA vige il vero fascismo “male assoluto”, secondo la definizione di Roosevelt.
Sarebbe bello lo capissero gli “antifascisti” di qui. Facile combattere il fascismo quando non si rischia più di essere arrestati dalla Gestapo, né esiste più l’OVRA . Molto più duro opporsi al fascismo americano e privato, che ha dalla sua i governi e i media e le polizie – e la psicopolizia antifascista. Ogni generazione ha “un nazismo del proprio tempo” che deve combattere – e gli antifascisti stanno con questo. Più comodo.