Roma 18.09.2021 SIAMO – ESERCITO – “L’Italia è una Repubblica Democratica fondata sul lavoro”: è il primo articolo della Costituzione sul quale ha giurato il personale dei comparti di difesa e sicurezza, Esercito Italiano compreso. Tuttavia, a seguito della pubblicazione del decreto che estende il Green Pass a tutta la pubblica amministrazione, è proprio il personale militare a porsi dei dubbi sulla coerenza delle misure che entreranno in vigore il 15 ottobre prossimo. Lo stesso personale che già effettua regolarmente richiami vaccinali obbligatori al fine di ottenere l’idoneità al servizio militare e che non ci sta ad essere etichettato come “no-vax”.
Ma nelle pieghe di questo testo si nasconde un obbligo vaccinale di cui il Governo non vuole assumersi la responsabilità: per questo il sindacato è fermamente contrario all’ennesima norma liberticida che impone una ratio inaccettabile. Una ratio tanto inaccettabile quanto aggravata da dichiarazioni esplicite nientemeno che del Ministro della Pubblica Amministrazione che, intervenendo a Linkontro NielsenIQ 2021, ha dichiarato: “Bisogna aumentare agli opportunisti il costo della non vaccinazione. Aumentando il costo si riduce lo zoccolo dei non vaccinati e si riduce la circolazione del virus. Il Green Pass ha l’obiettivo di schiacciare gli opportunisti ai minimi livelli di non influenza sulla velocità di circolazione del virus. Ci stiamo arrivando”
“Non accettiamo in nessun modo l’appellativo di “no-vax” e siamo pronti a querelare chiunque si permetta di fare questa associazione con il personale militare o quello appartenente a questo sindacato”, fa sapere il direttivo nazionale di S.I.A.M.O. Esercito, il Sindacato Militare Autonomo Organizzato Esercito che rappresenta personale in divisa di tutte le caserme d’Italia. “I militari italiani sono gli unici lavoratori che ad oggi possono mostrare un libretto vaccinale sempre aggiornato e che ad ogni scadenza si preoccupa di effettuare i richiami.”
Parole irricevibili, che pongono tutta la responsabilità di una scelta infausta sul lavoratore che sì, può “liberamente scegliere” di non vaccinarsi, ma che in questo caso è costretto a pagare uno scotto altissimo. “La contraddizione sta nel fatto – prosegue il Sindacato – che o ci si vaccina gratuitamente o si priva la propria famiglia di 200 euro al mese per lavoratore (tanto ammonta il costo dei tamponi 3 volte a settimana), arrivando fino a privarsi dello stipendio con la falsa illusione di mantenere il proprio posto di lavoro a fronte di una sospensione senza emolumenti che risulterà inevitabilmente insostenibile da qualunque lavoratore italiano medio”. E allora, se l’obiettivo rimane salvaguardare la salute delle persone lasciando possibilità di scelta, ogni scelta deve essere salvaguardata senza alcuna discriminazione come richiesto dal trattato europeo in merito.
“Diversamente non potremo accettare che il diritto al lavoro sia pregiudicato in questo modo selvaggio e agiremo con ogni forma di protesta, ricorsi inclusi, che la legge ci consentirà. Siamo certi che i colleghi ricorderanno in cabina elettorale il costo che ogni lavoratore dovrà accollare alla propria famiglia per poter lavorare.”
IL DIRETTIVO NAZIONALE
S.I.A.M.O. Esercito