Fabio Conditi, Scenari Economici
Quando equipariamo il bilancio dello Stato a quello di una famiglia, dovremmo ricordare due differenze:
- lo Stato ha più risorse a disposizione o può crearle
- la sua spesa, se produttiva, aumenta le entrate.
L’approccio che abbiamo” ha detto sulla manovra finanziaria Giorgia Meloni in conferenza stampa il 22 novembre 2022 “è l’approccio che si avrebbe nella definizione di un bilancio familiare. Quando ti occupi del tuo bilancio familiare e le risorse mancano, … stai lì banalmente a preoccuparti di cosa sia giusto fare perché quella famiglia possa crescere nel migliore dei modi”.
Ovviamente siamo d’accordo in linea di principio con il Presidente del Consiglio. Se nel tuo bilancio familiare mancano le risorse, devi fare giustamente delle scelte perché la tua famiglia possa crescere nel migliore dei modi.
Il problema è che spesso, quando equipariamo il bilancio dello Stato a quello di una famiglia, ci dimentichiamo che le risorse disponibili per lo Stato e le conseguenze delle sue spese, sono molto diverse rispetto alla famiglia classica che immaginiamo.
’Italia è come una grande famiglia di 60 milioni di cittadini, di cui lo Stato è il capofamiglia che ha il compito di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che … impediscono il pieno sviluppo della persona umana” (art.3 della Costituzione). In pratica deve fare di tutto perché la sua “famiglia possa crescere nel migliore dei modi”, ma può utilizzare tutte le “risorse” che ha a disposizione e spenderle in modo oculato perché massimizzino gli effetti voluti.
Le “risorse” dello Stato
Vediamo quali sono le “risorse” che il capofamiglia Stato ha a disposizione per i figli della sua famiglia, cioè i cittadini e le imprese:
- tasse imposte ai figli per ridistribuire i redditi e fornire servizi essenziali per tutti come salute, istruzione, comunicazione, assistenza e sostegno. Ma negli ultimi 20 anni le tasse sono sempre aumentate, mentre i servizi sono stati tagliati con la scusa che mancano le risorse;
- prestiti dai mercati finanziari (prevalentemente stranieri) cui paga interessi continuamente. Questo tipo di prestito è sempre aumentato negli ultimi 30 anni, perché lo Stato ha preferito emettere Btp a medio-lungo termine, adatti a mercati finanziari e speculatori stranieri;
- prestiti dai figli che hanno una grande ricchezza finanziaria (risparmio), tenuta nei conti correnti o investita nei mercati finanziari, perché lo Stato emette pochi titoli di Stato adatti per i residenti, e quindi non tutela ed incoraggia il loro risparmio, come richiede l’art.47 della Costituzione;
- ricavi da attività strategiche industriali, bancarie ed energetiche (IRI, Banche Pubbliche, ENI, ENEL, Poste, Acqua e Infrastrutture pubbliche, ecc…). Ma con le privatizzazioni oggi lo Stato ha molti meno introiti e soprattutto non può più garantire questi servizi necessari ed essenziali, forse dovremmo fare come la Germania che ha banche pubbliche e nazionalizza Uniper per l’energia;
- creazione di moneta (moneta a corso legale), cioè strumenti che dichiara di accettare per il pagamento delle tasse. Ma lo Stato da anni non esercita più questo diritto costituzionale di creare moneta (art.1 e art.117 punto “e” della Costituzione) e preferisce prendere i soldi in prestito da privati che li creano quasi senza limiti, pagando loro anche gli interessi;
- creazione di crediti d’imposta cedibile (moneta fiscale), cioè qualsiasi strumento dichiara di accettare per la riduzione delle tasse. Finalmente nel 2020 lo Stato ha creato questo strumento di pagamento con il Superbonus, che ha aumentato il PIL e ridotto il rapporto Debito/PIL, ma poi è arrivato il Governo Draghi che ha bloccato la cedibilità, impedendo ai cittadini di migliorare le loro abitazioni e rischiando di far fallire oggi 50-60.000 imprese.
In definitiva lo Stato è un capofamiglia che, invece di usare tutte queste risorse, usa solo le prime due, con il risultato che le tasse ci impoveriscono, mentre i prestiti sui mercati finanziari ci espongono al ricatto con lo spread. Purtroppo lo Stato seguita a non considerare tutte le altre risorse che ha a disposizione o che potrebbe creare, per dare maggiori vantaggi ai suoi figli, cittadini e imprese.
Le “conseguenze delle spese” dello Stato
Vediamo ora quali sono le “conseguenze delle spese” dello Stato (capofamiglia), perché non sono tutte uguali e soprattutto non hanno lo stesso effetto per il suo bilancio, oltre che per cittadini e imprese (figli):
- spesa inutile se vengono erogati finanziamenti che non producono gettito per lo Stato (ad esempio soldi che finiscono all’estero, aiuti a banche ed aziende in difficoltà, ecc…);
- spesa improduttiva se vengono erogati finanziamenti ad attività che non sono produttive (stipendi pubblici, pensioni, attività sociali e di sostegno, ecc…), ma che se sono spesi in Italia, con la loro circolazione generano scambi e redditi, cioè IVA e tasse;
- spesa produttiva se la spesa per beni e/o servizi viene erogata a fronte dell’emissione di fatture che generano IVA e tasse, ma comportano anche pagamenti di dipendenti e fornitori che a loro volta generano altra IVA, tasse e contributi;
- spesa produttiva ad alto moltiplicatore se la spesa per beni e/o servizi, oltre ad essere produttiva nel settore dove arriva, genera anche una economia indiretta ed indotta in altri settori, che amplia gli effetti di generazione di IVA, tasse e contributi.
L’esempio più eclatante di una spesa produttiva ad alto moltiplicatore è il Superbonus, dove, secondo lo studio Nomisma, lo Stato ha emesso crediti d’imposta cedibili (moneta fiscale) per 38,7 miliardi di euro, che produrranno minori entrate fiscali future suddivise in 5 anni, ma ha anche generato una economia diretta, indiretta ed indotta da 124,8 miliardi di euro, che ovviamente produrrà un aumento di entrate fiscali nei primi anni decisamente superiore.
Inoltre bisogna considerare che qualsiasi strumento di pagamento venga immesso in una economia, sia esso moneta in euro o moneta fiscale, la sua circolazione genera sempre ulteriori aumenti di gettito fiscale per lo Stato, quindi va assolutamente favorita e non bloccata come ha fatto Draghi.
Aggiungo infine che per le norme europee l’emissione di crediti d’imposta non è debito pubblico ma solo mancato gettito futuro, quindi permette di ridurre il rapporto Debito/PIL (debito pubblico al numeratore costante, mentre il PIL al denominatore cresce), rispettando i vincoli di Maastricht.
Conclusioni
Il bilancio dello Stato può essere equiparato a quello di una famiglia, ma con la consapevolezza che gli strumenti a sua disposizione sono molti di più e soprattutto che il loro utilizzo come spesa, ha anche conseguenze molto diverse a seconda di come e dove vengono usati.
Un buon padre di famiglia, soprattutto in una situazione di necessità come quella attuale, deve fare tutto il possibile perché la sua famiglia “possa crescere nel migliore dei modi”.
Quindi lo Stato ha l’obbligo costituzionale e morale di utilizzare tutti gli strumenti che ha a disposizione o che può creare, per fare politiche economiche espansive e sostenibili, in grado di migliorare la vita ed il benessere di tutto il popolo italiano.
Fabio Conditi
Presidente dell’associazione Moneta Positiva