Diverse migliaia di estremisti forniti di armamento pesante e veicoli blindati sono ammassati in previsione di un’offensiva contro Hama e Aleppo”, segnala Alexei Tzygankov, capo del Centro russo per la riconciliazione delle parti in conflitto in Siria. Da giorni i russi segnalano la ricomparsa di “islamisti” armati e pronti a straziare ancora la Siria, mentre l’esercito nazionale di Siria si prepara ad eliminare l’ultima roccaforte del (cosiddetto) Isis a Idlib; ed accusano apertamente ed ufficialmente gli Usa, come mai era avvenuto prima.
(L’Antidiplomatico ha seguito bene l’evolversi della pericolosa situazione:
https://www.lantidiplomatico.it/argnews-siria/20/10/59/
Perchè di nuovo la scusa delle armi chimiche
Igor Konachenkov, il portavoce del ministero Difesa, ha segnalato d agiorni la preparazione di un falso uso con armi chimiche di ci incolpare Assad, indicando perfino il numero delle bombole di cloro ( sono “otto, trasportati nella località di Halluz”, situata a pochi chilometri da Jisr al-Shougur: ricordate questo numero) e la ricomparsa dei Caschi Bianchi (o loro imitatori) “nella località di Hbit”, con specialisti stranieri anglofoni, “esperti in manipolazioni di sostanze tossiche della ditta britannica Olive”, per “girare video da diffondere coi media del Medio Oriente in lingua inglese”. I russi, essendo sul terreno come agenti del processo di riconciliazione, sono informati direttamente dalla popolazione locale, che i resistenti di Idlib tengono sotto il terrore (esecuzioni di persone che volevano la riconciliazione; sono giunti ad imprigionare alcune centinaia di elementi di Al Nusra favorevoli ad arrendersi alle condizioni di Damasco): “Un gruppo di abitanti trasportati dal Nord della provincia si preparano nella località di Kafr-Zita alla messa in scena dei “danni causati dalle armi chimiche”.
D’altra parte John Bolton ha annunciato pubblicamente in anticipo, il 23 agosto, che gli Usa reagiranno “con molta forza” se Assad “userà di nuovo le armi chimiche”. Minaccia a cui si sono unite Londra e Parigi. Un annuncio che i russi interpretano come il segnale di via libera alle forze terroriste in campo di mettere in scena l’attacco al cloro. La ripetizione dei pretesti di mesi ed anni fa (il primo “false flag al cloro” risale al 2013 e doveva servire per l’invasione diretta degli occidentali in Siria). Ormai Mosca denuncia apertamente il prossimo false flag americano.
Ciò non ferma le forze Usa, che hanno piazzato davanti alla Siria l’incrociatore Sullivan “con 56 missili guidati e un bombardiere strategico B-1B con 24 missili guidati di stanza nella base aerea di Al Udeid in Qatar”.
Washington ha installato inoltre diversi radar nelle basi aeree delle città di Ramilan e Kobanê-Ayn al Arab, situate rispettivamente nella provincia di Hasaka e Aleppo – segnala dal canto suo la agenzia irachena BAsNews, per formare una zona no-fly permanente nel terreno controllato dalle forze democratiche siriane (essenzialmente, i curdi).
La Russia ha dovuto rafforzare le sue difese. Con un’escalation che avvicina ancora una volta a d un conflitto più vasto e incontrollato , nel silenzio dei media europei.
I motivi di questa volontario reinfiammare della Siria straziata, mentre ormai il conflitto volge al termine e un milione e mezzo di profughi siriani stanno tornando alle loro case, ha diversi motivi. Ma anzitutto:
Netanyahu si vendica di Putin mobilitando il Deep State
La rabbia di Netanyahu, che non ha ottenuto quel che sperava da Mosca nei suoi tanti incontro con “l’amico” Putin, un appoggio o neutralità contro la presenza di forze iraniane in Siria, la tacita adesione di Mosca ad una semi-annessione di fatto del meridione siriano, che Bibi voleva unire al Golan già occupato e dove manteneva i “suoi” terroristi islamici prediletti.
Invece, mettendo fine ad un periodo di voluta ambiguità (c’è un potente lobby ebraica anche in Russia, probabilmente sono stati valutati i molti contro di un appoggio all’Iran), Mosca ha dichiarato che saranno piazzati otto avamposti militarizzati praticamente lungo la frontiera Siria-Israele; spingendo con energia le Nazioni Unite – che non ne avevano alcuna voglia – a prendere la responsabilità di questi avamposti e della sicurezza di quella comoda terra di nessuno dove Israele armava, riforniva, curava i suoi terroristi. In pratica, una internazionalizzazione del problema, avrà fatto urlare di rabbia Bibi che credeva di essersi messo in tasca Putin, e poi mobilitare il Deep State americano – dimostrando ai russi di arene il pieno controllo – per una ripresa bellica; persino la riedizione del falso pretesto senza alcuna variazione è un messaggio di onnipotenza: possiamo far bere ai media e ai politici occidentali quel che vogliamo. Le otto bombole di gas cloro segnalate da Mosca, quanti sono gli avamposti, vanno considerate la firma. Chutzpah.
https://www.fort-russ.com/2018/08/israels-strategic-collapse-how-putin-sandbagged-netanyahu/
Naturalmente anche l’Arabia Saudita ha forte influenza sul Deep State. Il reuccio Bin Salman ha preso contatto con Assad promettendogli i fondi per la ricostruzione totale della Siria, purché cacciasse gli iraniani dal paese: ricevendone un rifiuto. Ora dunque il saudita affianca la nuova aggressione occidentale. Che lo faccia non per impulso di Trump, ma dei suoi nemici interni, lo suggerisce il fatto che l’Aramco – la mega-petrolifera di famiglia – non sarà più quotata in Borsa a Wall Street e resterà in mano dei Saud. Era stato Trump, via Kushner, a chiedere la quotazione in Usa, ciò che avrebbe dato una spinta all’economia finanziaria e un trionfo che Donald avrebbe fatto valere presso i suoi elettori. L’utlima mossa ddel reucccio: ha contattato in nuovo primo inistro pakistano, Imram Khan, che ha un estremo bisogno di aiuti finanziri, a partecipare alla “alleanza anti-terroristra”; ossia alla guerra contro l’Iran sciita. Il Pakistan è il solo stato islamico dotato di armi atomiche – pagate a suo tempo con fondi sauditi. Quanto ad Imram Khan, è stato sposato con una figlia di Lord Jams Goldsmith, miliardario ebreo londinese e globalista filosofico.
https://www.fort-russ.com/2018/08/israels-strategic-collapse-how-putin-sandbagged-netanyahu/
La guerra civile di Washington deborda sullo scacchiere mondiale
Ma tutto ciò va anche inquadrato nel delirante frenetico sforzo del Deep State per rovesciare Trump, incastrarlo come “agente russo”, fargli perdere le elezioni di midt term, trascinarlo sotto processo: uno sforzo in cui si coniuga l’odio per il presidente con l’anti-russismo primario, primordiale: un odio alimentato dal terrore dopo aver constatato che la Russia dispone di forze armate avanzate e in parte probabilmente più avanzate di quelle Usa,la conseguente tentazione di attaccare una guerra vera e mondiale “finché siamo forti” e perché fra cinque anni la Cina può diventare la prima potenza mondiale; da un clima psichico apocalittico e irrazionale, settario fino alla cecità, che stiamo vedendo a nostre spese anche in Italia: dove la sensibilità “Umanitaria” della sinistra si concentra sugli “immigrati” africani e dimentica completamente i senza casa di Amatrice, rimasti senza alcun soccorso e lasciati fra le macerie ormai da anni.
Per dare una misura dello stato frenetico-delirante che domina nelle cerchie del potere Usa, basta evocare questo: due parlamentari democratici hanno sospettato come “agente di Putin” persino John Bolton, il neocon più puro e duro che Trump ha voluto come consigliere di sicurezza nazionale, perché nel 2013 (quando era un privato cittadino) ha partecipato, per video-conferenza (sicuramente a pagamento), ad una riunione di militanti del diritto a portare armi russi, organizzato dalla Butina e dalla National Rifle Association: la più potente e più americana delle lobbies che influenzano il Congresso (dopoo quella ebraica).
https://www.theguardian.com/world/2018/jul/17/maria-butina-donald-trump-accused-spy-russia-charges
Adesso, a luglio, questa Maria Butina, 29 anni, fanatica del “diritto a portare armi” che sta promuovendo in Russia è stata incarcerata come spia del Cremlino, e sotto posta a tali trattamenti da suscitare la protesta dell’ambasciata di Mosca: secondo la diplomazia russa, questa povera ragazza è stata arrestata allo scopo di “minare i risultati positivi di Helsinki”, ossia dell’incontro al vertice tra Trump e Putin.
Frattanto democratici e repubblicani fanno a gara nell’antirussismo primario, applicando sanzioni sempre più gravi, numerose, fatali, irrevocabili, che si avvicinano ormai allo stato di guerra con la Russia. Ci vorrebbe un libro per spiegare e descrivere la grandine di sanzioni contro la Russia messe in atto negli ultimi giorni. Per esempio il divieto di vendere alla Russia qualunque tipo di merce o tecnologia “a doppio uso”, che possa cioè servire anche a scopo militari.
Ora, la Russia avrebbe dovuto rispondere con pari e speculari sanzioni. Invece, Putin, dopo averci pesnato, ha deciso il contrario: continuerà a vendere agli Usa i giganteschi motori per razzi, e il titanio di cui ha bisogno la Boeing, cioè il massimo delli generii usati a scopo militare. Ma un divieto su queste generi produrrebbe difficoltà economiche alle industrie russe; sono un buono, anzi ottimo affare; perché rinunciarvi?
Questo atteggiamento è visto da alcuni all’interno della Russia come eccesso di prudenza (Gasset parla di “prudenza eroica” di Putin) e addirittura, peggio, di passività, come comincino a criticare elementi interni al potere russo. Rischia di essere lo stesso errore d’interpretazione in cui è caduto “Bibi”.
Putin e Lavrov capiscono che rispondere con tali contro-sanzioni aiuterebbe il Deep State nella sua guerra interna contro Trump; sono consapevoli che Donald è severamente minato dagli ultimi “scandali” (gli arresti del suo avvocato traditore Cohen e dell’amico Paul Manafort), ed aspettano di vedere i risultati del voto di mid-term senza interbvvenire in alcun modo, per nondare pretesti all’ìaccsa (che comunque viene sparata a reaffica9 di “Influire sulla polkitica americana”; capiscono che gli Usa sono nel pieno di una guerra civile condotta con altri mezzi (lo stesso si puo’ dire della UE, che minaccia il suo paese fondatore Italia di rovina e blocco); si rendono contro che il presidente sta conducendo una lotta senza pietà contro gli avversari interni – e vedono fin troppo bene come questa crisi interna deborda nella politica internazionale: quanto pericolosamente, ciascuno può vederlo. O potrebbe, se i nostri telegiornali ci avessero informato di questa escalation bellica alle nostre porte. Rischiamo di trovarci nella terza guerra mondiale senza saperlo in tempo.