Nell’ottobre 2014, Serena Shim , libanese di cittadinanza americana, che da giornalista copriva il conflitto in Siria per l’iraniana Press TV, è stata uccisa in un misterioso incidente automobilistico in Turchia al confine con Kobane, nel nord della Siria. Shim aveva riferito di combattenti dell’ISIS che entravano in Siria dalla Turchia all’interno di camion del World Food Programme; camion che portavano ai gruppi islamiti in Siria anche armi e materiali militari.
Il giorno prima di essere uccisa nell’incidente d’auto, aveva segnalato che era stata minacciata da gente del MIT (i servizi turchi) che l’avevano accusata di essere una spia.
Come poter credere a Serena? Il WFD è “la più grande organizzazione umanitaria al mondo”, l’organizzazione dell’ONU che “lotta contro la denutrizione”; è in qualche modo la ONG di tutte le ONG; qualunque organizzazione umanitaria che possa inalberare sui suoi mezzi l’adesivo col simbolo del WFD, suscita il commosso rispetto che spetta alla Bontà globale ed occidentale.
Ma, via via che l’armata regolare di Damasco ha riconquistato le roccaforti prima tenute dai gruppi guerriglieri anti-Assad (egemonizzati da Al Nusra), ha messo le mani su quantità enormi di aiuti umanitari con la sigla dell’ONU, o ONG collegate, che avevano accumulato i gruppi armati a loro esclusivo beneficio, senza distribuirne nulla alla popolazione civile.
“Quando East Aleppo è stato liberato nel dicembre 2016, oltre 5000 tonnellate di aiuti delle Nazioni Unite sono stati recuperati dai diversi distretti e raccolti in un unico magazzino”, dice Vanessa Beeley, una freelance britannica famosa per i suoi reportages sul conflitto: “I civili hanno testimoniato di essere affamati, privati delle cure mediche e costretti a pagare prezzi molto alti in un’economia di guerra, per le necessità più elementari. Gli “aiuti” erano diventati parte essenziale di un’economia mafiosa a beneficio del soli gruppi armati”.
Il dott. Nabil Antaki, un gastroenterologo che è rimasto ad Aleppo negli anni dell’occupazione di Al Nusra, ha scritto un rapporto, in cui racconta di aver visitato “il seminterrato dell’ospedale pubblico Ibn Rushed di West Aleppo, guidato dal direttore della Aleppo Health Direction. In questo seminterrato, molto grande, di 1000 metri quadrati, hanno messo parte delle medicine e delle attrezzature trovate in cliniche e ospedali dei quartieri sotto il controllo dei terroristi. Pieno fino al soffitto di aiuti della Nazioni Unite ed organizzazioni umanitarie occidentali”. Ciò dimostra che i guerriglieri non mancavano di nulla, specie medicine, anche quando imploravano, tramite i loro “padrini” mediatici, una tregua umanitaria per i poveri civili “ sotto la loro occupazione.
Come non dimenticare le lacrime mediatiche sparse da noti giornalisti sul poveri bambini e gli ospedali infantili di Aleppo? Come dimenticare la glorificazione dei Caschi Bianchi soccorritori e salvatori di civili dalla macerie dei bombardamenti russi? Proprio a loro, apostoli islamisti della bontà, arrivavano aiuti pagati dalle raccolte internazionali sotto la sigla di importanti ONG. “Gli aiuti ricevuti dall’esterno venivano distribuiti prima ai gruppi armati prima che le scarse provviste fossero distribuite ai civili. I locali non mai visto i caschi bianchi svolgere attività” umanitarie “, erano concentrati su ulteriori saccheggi e distruzione di edifici storici, comprese le chiese “. ~ Gli Stati Uniti aumentano i finanziamenti per i caschi bianchi che perseguitano i cristiani siriani a Idlib.
Terribile il caso di due villaggi abitati dalla minoranza sciita, Kafaria e Foua, che nel 2016 furono assediati dagli Ahrar al Sham e Al Nusra: poiché la piega degli eventi puntava allo sterminio, Russia aveva negoziato un accordo con gli Stati Uniti per consentire agli aiuti umanitari di entrare finalmente nei villaggi assediati dai terroristi di Kafarya e Foua. I medici della popolazione assediata, che ovviamente sapeva dell’accordo, giunsero a scrivere una lettera di protesta alle Nazioni Unite, lamentando che le consegne erano scarse, che non contenevano mai ciò che era più indispensabile, e la maggior parte del cibo era andato a male….Nella lettera, si denunciavano “ comportamenti irresponsabili, errori e cattive pratiche delle organizzazioni internazionali interessate. I casi accumulati di negligenza ci hanno portato a concludere che queste organizzazioni hanno deliberatamente penalizzato i residenti di Kafarya e Foua”.
(Qui la lettera:
“Anche la BBC (ma non nel notiziario, bensì nella sua rubrica Panorama ) ha messo in evidenza la diversione degli aiuti britannici destinati alla Free Syrian Police, una emanazione dei terroristi (di Idlib) . E la trasmissione è andata in onda trasmessa solo dopo che avevo scritto un’indagine approfondita sul finanziamento indiretto del Foreign Office del Regno Unito di gruppi terroristici che occupavano East Aleppo prima della liberazione nel dicembre 2016”, scrive la Beeley. Che aggiunge:
“Quali meccanismi di verifica esistono per garantire che gli aiuti raggiunge i più bisognosi in Siria, in particolare in Idlib? Le Nazioni Unite possono garantire che i gruppi armati non stiano approfittando della consegna di aiuti e attrezzature in un’area invasa da Al Qaeda che rende estremamente pericoloso ogni tipo di monitoraggio? Le Nazioni Unite si affidano enormemente a ONG compromesse e legate al terrorismo, come i caschi bianchi, per monitorare e distribuire gli aiuti”.
Tutta la diffidenza, le Nazioni Unite l’hanno esercitata invece contro il governo di Damasco, a cui non hanno affidato mai aiuti umanitari da distribuire alla popolazione liberata, e che “ha fatto tutto il possibile per mantenere la fornitura di servizi essenziali alla sua gente , nonostante una guerra di 9 anni e il paralizzante terrorismo economico imposto dalla Coalizione degli Stati Uniti, progettata per punire collettivamente il popolo siriano per la sua resistenza contro l’agenda imperialista nel loro paese” (Vanessa Beeley).
Insomma l’accusa è trasparente: l’ONU, i suoi apparati tecnocratici e le ONG a loro collegate, hanno deliberatamente aiutato il terrorismo jihadista in guerra contro la popolazione civile.
Possibile che l’ONU sia venuta meno in modo così plateale ai suoi principi umanitari?
Come anche l’Italia si “obbligò” a sostenere la guerriglia
La cosa diventa meno incredibile quando si ricorda che, nel 2012, fu creata una “piattaforma” in cui un centinaio di Stati occidentali si impegnarono ad appoggiare i ribelli anti-Assad, etichettati come opposizione democratica.
Pochissimi sanno che l’Italia, sotto il governo Monti, ha aderito a tale piattaforma :
Lo rendeva noto un comunicato del Ministero Affari Esteri, “Siria: l’Italia riconosce la coalizione delle opposizioni”, del 13 dicembre 2012.
“Il governo italiano – vi si legge – ha riconosciuto la Coalizione degli oppositori siriani al regime di Bashar al-Assad. La decisione, preannunciata dal ministro [degli esteri] Giulio Terzi, è stata confermata dall’Inviato Speciale del ministro Terzi per il Mediterraneo e Medio Oriente, Maurizio Massari, alla quarta riunione degli Amici del popolo siriano a Marrakesh . Nella dichiarazione finale del “gruppo” , una piattaforma costituita all’inizio del 2012 da un centinaio di Stati occidentali (tra cui l’Italia] , loro alleati nei quattro continenti, organismi internazionali come l’ONU e la Lega Araba, la Coalizione nazionale degli oppositori è indicata come unica legittima rappresentante del popolo siriano”.
Qui la fonte sul web:
www.esteri.it › archivionotizie › approfondimenti
Siria: l’Italia riconosce la coalizione delle opposizioni (مضمون …
012 – L’Italia riconosce la Coalizione degli oppositori siriani al regime di Bashar al-Assad. La decisione, preannunciata dal Ministro Giulio Terzi, …
La vastità di una simile coalizione a favore dei ribelli-jihadisti siriani dice che l’ordine era venuto dagli Usa. Sono i mezzi in cui la Reuters scrive, 2 agosto 2012:
WASHINGTON (Reuters) – Il presidente Barack Obama ha firmato un ordine segreto che autorizza il sostegno degli Stati Uniti ai ribelli che cercano di deporre il presidente siriano Bashar al-Assad e il suo governo, secondo quanto riferito da fonti note.
E’ chiaro che l’Italia non poteva sottrarsi alla sua parte. Infatti, come spiegava il Corriere in un articolo del 13 aprile 2013:
“L’IMPEGNO ITALIANO – Per l’Italia, il viceministro degli Esteri Marta Dassù ha confermato un impegno complessivo di 22 milioni di euro per il 2013, per interventi di emergenza e iniziative di ricostruzione e sviluppo. Solo nell’ultima settimana la Cooperazione Italiana ha portato aiuti per 192.000 euro al confine tra Siria e Turchia”.
Ancor oggi l’Italia, con l’altro centinaio di paesi amici dei ribelli di quella “piattaforma”, applica le sanzioni contro la Siria, facendo mancare medicinali e le attrezzature per la ricostruzione del paese distrutto – e salvato dall’intervento russo. Di fatto, continuiamo a ritenere le schiere dei terroristi islamici reclutati un una trentina di paesi, come “gli unici rappresentanti legittimi del popolo siriano”.
(Frattanto Idlib, l’ultima roccaforte dei “ribelli” jihdaisti e terroristi che l’Occidente ha tanto aiutato, è bombardata dai russi)
He who live by the sword dies by the sword. Just carpet bomb the jihadists in #Idilb. https://t.co/uVhokHFRgn
— Ektropos (@Ektropos) January 18, 2020