“Truppe Usa illegalmente entrate sono state avvistate in convoglio di corazzati, sabato, nella città siriana di Manbij Sabato”, ha annunciato Damasco. “I veicoli corazzati Usa sono concentrati nella zona Nord di Manbij per condurre la demarcazione tra le forze del Consiglio militare di Manbij e e le truppe de “Euphrates Shield”. Fra queste due entità ci sono stati combattimenti.
Alla fine, dunque, il Pentagono ha mandato la truppa in Siria, ingerendosi brutalmente in una situazione intricata fino alla illeggibilità. Basti dire che truppe americane e truppe russe sono praticamente a contatto, pattugliano villaggi vicini in questa zona Nord della Siria, dato che anche russi e siriani hanno dovuto accorrere nella zona dove – udite udite – i vari alleati americani della coalizione anti-Isis, curdi, turchi, terroristi e militanti islamisti, hanno cominciato a spararsi tra loro. Per strapparsi uno o l’altro villaggio.
Il sopra nominato “Consiglio militare di Manbij” è l’ala locale delle Syrian Democratic Forces (SDF), che in realtà sono esclusivamente curdi – che con armi e addestramento americano stanno bloccando l’avanzata delle truppe turche che Erdogan ha mandato in Siria per ritagliarne un pezzo per sé, e allontanare dalle frontiere turche i curdi così ben armati dagli Usa.
Non sfuggirà l’ironia del fatto: la Turchia è il più forte alleato degli Usa nella NATO, ma qui sta combattendo alleati americani. Sgretolando il fragile cessate il fuoco che i russi sono riusciti ad attuare fra tutte le parti, fra Siria e Turchia specialmente. E’ successo che i curdi di Manbij hanno consegnato volontariamente all’esercito siriano di Assad posizioni ad ovest della città di Manbij; contemporaneamente detti curdi hanno inviato a MAnbij i corazzati americani, per esserne protetti. Da chi? Dalle forze turche, ovviamente, e dai suoi “alleati” miliziani locali irregolari.
Secondo Jason Ditz, l’inviato di riferimento in questo pasticcio orrendo, i pattugliamenti Usa, quelli dei russi e quelli dei siriani “hanno tutti la stessa intenzione, impedire alle forze d’invasione turche di prendere Manbij”. E’ dubbio però che gli americani si stiano coordinando coi russi almeno per evitare incidenti; coi siriani, certo, non si coordinano. Secondo il Telegraph, il Consiglio Militare di Manbij (curdi del SDF) hanno chiesto anche ai russi e alle truppe siriane di formare una zona cuscinetto tra la “loro” Manbij (l’hanno riconquistata da Daesh ad agosto) dalle forze russe che sono a 25 chilometri, ad Al Bab (che Erdogan e i suoi emissari hanno “conquistato”, pare, con mazzette e salvacondotti ai terroristi islamici, dopo aver subito gravi perdite nei tentativi di assalto). Il generale Sergei Rudskoi, il portavoce russo, ha confermato venerdì che i comandi russi i Siria avevano negoziato l’accordo per cui i kurdi lasciavano alle truppe di Damasco il controllo su diversi villaggi turchi.
Anche al Telegraph non è chiaro se i comandi russi e quelli Usa si stanno coordinando mentre i loro cingolati sferragliano nei pattugliamenti. Finora, la tregua organizzata dai russi regge.
http://www.telegraph.co.uk/news/2017/03/06/us-russian-troops-patrol-neighboring-villages-syria/
Il punto è che Manbij si stende ad Ovest dell’Eufrate, dove secondo Erdogan i curdi non devono stare; e Obama aveva assicurato Ankara che sì, d’accordo, quei suoi alleati si sarebbero ritirati da Manbij, prima o poi. Adesso invece i curdi di Manbij si son messi d’accordo con le truppe di Damasco (che prima combattevano), e con quella cessione concordata di villaggi hanno proprio mostrato che si uniscono a Damasco nello scopo di bloccare l’invasione turca. Adesso gli americani sono arrivati anche loro, apparentemente anche loro in funzione anti-turca..
Ciò mentre a Mossul, dove apparentemente capeggiano la grande offensiva irachena per riprendere al città dalle mani di Daesh (le centinaia di morti civili non contano; contavano solo ad Aleppo), elicotteri americani stanno febbrilmente esfiltrando i capi di Daesh, loro amici evidenti.
Copio e incollo da Pars Today:

di Davood Abbasi. I soldati statunitensi stanno direttamente “aiutando” a scappare i capi dell’Isis dalla citta’ assediata di Mosul, in Iraq, ma con un’operazione di falsificazione mediatica potente, i media dell’Occidente sostengono che gli americani siano in Iraq per combattere l’Isis.
La tv iraniana, oggi, ha intervistato i soldati ed i generali dell’esercito iraqeno che stanno combattendo per la liberazione di Mosul. Il punto in comune tra le dichiarazioni di tutti questi militari era il fatto che gli americani, con circa 500 soldati, sono presenti a Mosul, solo apparentemente per aiutare il governo iraqeno, ma in realta’ per agevolare la fuga dei capi dell’Isis, che se catturati vivi, potrebbero spifferare i legami con gli Stati Uniti.
Bisogna ricordare che il capo dell’Isis, Abu Bakr al Baghdadi, era un detenuto di Guantanamo e chissa’ per quale motivo, un bel giorno, venne liberato ed all’improvviso sbuco’ dalla formazione terroristica dell’Isis, finanziata dal principale alleato Usa in Medioriente, la corona saudita.
L’altro elemento che ci aiuta a capire meglio le dichiarazioni dei generali iraqeni, e’ il passato delle operazioni Usa in Iraq e Siria; negli anni in cui l’Isis trionfava nelle due nazioni mediorientali, gli Stati Uniti erano immersi in un torpore particolare ma proprio ora che sia in Siria che in Iraq, l’Isis sta per essere sbaragliato per sempre, hanno incrementato la loro presenza militare; le circostanze non sono davvero strane?
A completare i tasselli del puzzle, il nuovo bando sull’immigrazione del presidente Trump; perche’ proprio gli iracheni vengono esentati dal bando? Semplice! I capi terroristi dell’Isis, che con l’ausilio delle truppe Usa lasceranno Mosul, lasciando nella citta’ solo i pesci piccoli, ritorneranno tranquillamente negli Stati Uniti, in attesa di essere schierati in qualche altro scenario, probabilmente in Yemen o in Libia.
La cosa ridicola e’ che i media occidentali, compreso il Tg1 di lunedi sera, sostengono che l’Iraq “ringrazia” gli Usa per la presenza dei suoi soldati a Mosul, concetto totalmente contrario alla realta’ ed alle dichiarazioni dei generale dell’esercito iracheno. In altre parole, con il solito incantesimo dei media, gli americani procedono all’evacuazione di Mosul ed al salvataggio dei terroristi, senza che nessuno se ne accorga.
Aveva acceso delle speranze Donald Trump, che durante la sua campagna elettorale aveva giustamente ricordato Obama come responsabile della creazione dell’Isis; oggi pero’, lui si mostra un degno successore di Obama ed un autentico protettore del gruppo terroristico che ha fatto stragi in tutto il mondo”.