Per giorni i tg ci hanno raccontato che stavano ritardando l’accesso degli esperti OPWC a Douma, al luogo del preteso attacco chimico. Facendo intendere che erano i russi e i siriani, che avevano qualcosa da nascondere.
Il vero motivo può essere in questi tunnel che le tv non vi hanno fatto vedere. E’ l’impressionante labirinto nascosto che – liberata Douma – i liberatori hanno scoperto sotto l’abitato: decine di chilometri di camminamenti, di cui colpisce la vastità e spaziosità – in certi tratti potevano passarci veicoli – e perfettamente fortificati: in modo da far capire che i tagliagole erano affiancati da importanti unità di genio militare occidentale.
E’ovvio che prima di far accedere gli esperti internazionali, le truppe dell’asse di resistenza abbiano voluto accertarsi che questo labirinto non nascondesse trappole esplosive o d’altro tipo.
Del resto alla sicurezza dei tecnici OPWC non provvedono le forze le forze siriane né quelle russe. Come ente sovrannazionale, essi sono protetti da un apposito apparato delle Nazioni Unite, lo United Nations Department of Safety and Security (UNDSS). Il direttore, di nome Peter Drennan, è un agente d’alto livello della polizia federale di Australia: potrebbe aver lui ritardato le cose, per consentire agli ultimi britannici di nascondere la partecipazione inglese alle operazioni dei terroristi? E’ sempre più chiaro infatti che il “caso Skripal” e le accuse dell’uso di gas chimici a Douma, vanno interpretati come un estremo sforzo di ritardare la resa dell’enclave di Goutha per far esfiltrare i consulenti in uniforme Usa, inglesi e israeliani.
Ma forse la causa è più semplicemente l’estrema pericolosità dei luoghi. Il direttore generale dell’OPWC, Ahmet Üzümcü, un diplomatico turco di carriera che è stato anche rappresentante della Turchia alla NATO, ha emesso un comunicato in cui spiegava che “il 16 aprile”, lo UNDSS (cioè gli agenti dell’ONU addetti alla loro sicurezza) “hanno preferito prima (di farsi accompagnare dai russi) fare una visita di ricognizione dei siti” in modo autonomo. “Al Sito 1 si è radunata una grande folla e il parere del gruppo di ricognizione dello UNDSS è stato di ritirarsi. Al Sito 2, il gruppo è stato fatto segno di tiri con armi da fuoco ed scoppiato un esplosivo. Il team di ricognizione ha fatto ritorno a Damasco”.
(On 16 April, we received confirmation from the National Authority of the Syrian Arab Republic that, under agreements reached to allow the evacuation of the population in Ghouta, the Syrian military were unable to enter Douma. The security for the sites where the FFM plans to deploy was under the control of the Russian Military Police. The United Nations Department of Safety and Security (UNDSS) has made the necessary arrangements with the Syrian authorities to escort the team to a certain point and then for the escort to be taken over by the Russian Military Police. However, the UNDSS preferred to first conduct a reconnaissance visit to the sites, which took place yesterday. FFM team members did not participate in this visit.)
I media non hanno raccontato ciò che davvero avveniva a Douma in quelle ore: l’armata siriana ha liberato 200 civili, alawiti e cristiani, che i jihadisti – specificamente quelli di Jaish al-Islam, pagati dai sauditi – hanno tenuto prigionieri per cinque anni, usandoli come scudi umani e persino portandoli in giro su camion chiusi in gabbia. Le varie Goracci non hanno potuto documentare la gioia e la commozione di questi prigionieri che hanno ritrovato le famiglie, che li temevano ormai morti.
Sono i civili di Douma che hanno scavato i tunnel: lo hanno raccontato loro, spiegando che dovevano scavare, per ricevere le razioni alimentari.
I tg mainstream naturalmente non hanno riportato la testimonianza in video del ragazzino Hasan Djab, uno di quelli che appaiono nel video dei Caschi Bianchi come “Intossicati dall’attacco chimico” . Ne ha già parlato l’Antidiplomatico:
“Eravamo nel seminterrato. La mamma mi ha detto ‘oggi non abbiamo niente da mangiare, cosa mangeremo domani?’ Abbiamo sentito un grido fuori, dicendo “vai all’ospedale”. Siamo corsi all’ospedale e non appena sono entrato, mi hanno afferrato e hanno iniziato a buttarmi acqua addosso “, ha aggiunto Hasan Diab.
Suo padre aggiunge che era al lavoro quando ha saputo che suo figlio era in ospedale. È corso verso l’ospedale e ha trovato la sua famiglia lì in buona salute, è andato in strada, precisando che non sentiva alcuna arma chimica. Secondo le loro dichiarazioni, i miliziani davano da mangiare a tutti i partecipanti (datteri, biscotti e riso) e poi li rilasciavano.
Il racconto è stato raccolo da un giornalista russo, sicché le goracci del caso possono schifarlo come propaganda russa (loro invece…). Ma l’ambasciatore di Mosca all’Onu mostrerà questo video col racconto del bambino al Consiglio di Sicurezza.
Syrian army uncover massive rebel tunnel network in Douma – VIDEO – Fort Russ