DI FEDERICO FERRAU’
ilsussidiario.net
Si scrive Movimento 5 Stelle, ma si legge “sistema Casaleggio”. Ovvero come si tradisce una rivoluzione. Non perché al governo c’è Di Maio piuttosto che di Battista, ma perché il calcolo e l’inganno hanno dato il benservito al desiderio di rinnovamento e alla passione politica. A dirlo è Marco Canestrari, sviluppatore e blogger. Canestrari seguiva Grillo ovunque, oggi vive e lavora a Londra. Ha visto nascere, per avervi collaborato e lavorato, la macchina organizzativa di M5s. Quello che sa lo ha scritto con Nicola Biondo in Supernova. Gli abbiamo chiesto come vede l’attuale momento di M5s, alla vigilia di un passaggio delicato per il governo come il voto degli iscritti sull’autorizzazione a procedere contro Matteo Salvini.
“Premesso – dice Canestrari – che il voto ha valore zero, non è certificato da nessuno e si svolge attraverso un software manipolabile, insicuro e privato, la domanda è: i parlamentari quando si voterà in Parlamento rischieranno di far cadere il governo? Secondo me no. Poi quale sarà il modo in cui questa volta prenderanno in giro i propri elettori lo sanno solo loro”.
Dopo il voto in Abruzzo, tra Tav, riforme e caso Diciotti, M5s appare incerto, frastornato.
C’è una cosa che spiega tutto, i due giorni di assenza di Di Maio dopo il voto in Abruzzo, l’incertezza, il cambio di marcia, l’idea di una struttura più tradizionale. Siamo ancora abituati all’idea del Movimento che aveva Casaleggio. Gianroberto intendo.
E invece?
Oggi siamo in un mondo completamente diverso. Il capo non è più Gianroberto, ma Davide. Il Movimento non è più l’evoluzione dei MeetUp, ma il ramo d’azienda politico di un’entità più grande che io chiamo “sistema Casaleggio”.
E la democrazia diretta?
Il modo in cui M5s raccoglie e amministra il consenso può anche cambiare, ma questo in fondo è un problema secondario. Fatto sta che mentre Gianroberto voleva mettere alla prova nella realtà le sue teorie sulla rete, a Davide interessa solo mantenere e sviluppare il controllo del sistema. E lo fa attraverso la piattaforma Rousseau, con cui conosce tutto, ma proprio tutto, di iscritti ed eletti a M5s.
Insomma M5s è solo una parte del sistema-Casaleggio.
Sì. Verrebbe da pensare il contrario, invece è il sistema-Casaleggio ad avere al suo interno M5s. Il Movimento, l’Associazione Rousseau, la piattaforma: si tratta di vere e proprie unità organizzative aziendali.
Nel frattempo è come se la democrazia diretta via web e la politica di M5s al governo fossero realtà ormai divaricate.
Non deve sorprendere. Qualche giorno fa Wired americano ha rilanciato una notizia interessante: la conferma di un incontro tra Steve Bannon e Davide Casaleggio in Italia ai primi di giugno 2018. Perché gli aderenti al movimento e gli eletti non l’hanno saputo? Di cos’hanno parlato i due? La verità è che ad avere in mano il pallino è Davide, non altri. Lo fa come presidente della Casaleggio Associati e dell’Associazione Rousseau, seguendo un’agenda sconosciuta a tutti gli altri.
Allora è la piattaforma Rousseau la leva dell’ingranaggio.
In apparenza sì, nella sostanza è solo uno specchietto per le allodole che serve a profilare gli utenti, siano essi iscritti, candidati o parlamentari. La sua gestione è segnata da episodi controversi, è stato il Garante della privacy a dire che i gestori sapevano come votavano gli iscritti alla piattaforma perché i dati erano conservati in chiaro. Davide Casaleggio sa tutto, è questo il segreto del suo “soft power”, che in M5s non è paragonabile a quello di nessun altro, nemmeno Di Maio, figuriamoci Grillo.
Come sono oggi i rapporti tra Casaleggio e Di Maio?
Sono ottimi, per il semplice motivo che gli interessi sono convergenti. Quello di Davide è mantenere il controllo della struttura, e ricordiamoci che l’Associazione Rousseau incassa quasi 9 milioni di euro a legislatura dai parlamentari e dalle donazioni a M5s. Ma se M5s volesse liberarsi di Rousseau non potrebbe farlo, perché nessuno può rimuovere Casaleggio dal suo ruolo: la sua carica nell’Associazione non è elettiva, la può occupare solo un socio fondatore e Davide è l’unico rimasto dopo la morte del padre.
Alla luce di tutto questo Di Maio che ruolo ha?
E’ l’amministratore delegato del ramo d’azienda politico del sistema-Casaleggio. E’ evidente che alla luce di tutto questo le dispute sulle correnti di Fico, Di Battista e via dicendo sono solo accademia. Ciò che conta è chi resta e chi se ne va. E a restare sarà Davide Casaleggio.
Nel tuo blog parli di evidenti conflitti di interessi. Puoi darci un esempio?
Nel novembre scorso Di Maio ha detto che il governo intende dare riconoscimento legale alla tecnologia blockchain (ad uso del Made in Italy, ndr) della quale, va detto, a parte i bitcoin non ci sono altre applicazioni coronate da successo. Proprio nei giorni dell’annuncio del Fondo Blockchain la Casaleggio Associati presentava un rapporto sulla tecnologia blockchain ad uso delle imprese. In platea c’erano gli imprenditori che stavano aspettando di capire come accedere a quei fondi. Indovina chi gli farà le consulenze.
Alcune partite decisive, come il dossier Tav, potrebbero far cadere i governo?
Non credo. Io penso che il governo regga per il semplice motivo che il 70 per cento dei parlamentari sono di prima nomina e nel settembre del 2022 matureranno il diritto alla pensione. Ci sono anche ragioni politiche. Nel febbraio del ’22 si elegge il presidente della Repubblica, dubito che Di Maio e Salvini vogliano lasciarsi sfuggire l’opportunità di decidere chi va al Colle. Certo nel frattempo potranno esserci dei rimescolamenti di poltrone, degli stop and go, dei riequilibri nell’area di governo, questo sì.
Sulla Tav alla fine i 5 Stelle cosa faranno?
Andiamo a vedere cos’è successo quando hanno affrontato un problema del genere. Il Tap si è fatto, il Muos anche, lo stesso dicasi per il Terzo Valico. Tutte le battaglie che in questi anni il Movimento ha appoggiato non sono mai state battaglie sue, ma di altri che M5s appoggiava. Alla fin fine non sono mai stati in grado di rispondere in modo decisivo alle esigenze di chi manifestava. E poi, in un’opera che muove interessi così grandi, non vedo speranze per M5s. Può essere che trovino un compromesso.
Alle europee i 5 Stelle perderanno voti?
Non saprei, però non mi pare che in questo momento abbiamo molto il vento in poppa. Il loro problema più rilevante non è nazionale ma europeo. Il Movimento è alla disperata ricerca di compagni di strada per formare un gruppo e potrebbe non farcela. Significherebbe dire addio ai fondi e alle cariche.
Cosa potrebbe inventarsi?
Non escludo che ci possa essere un’intesa con il gruppo di Salvini, magari con altro nome, e che alla fine pur di portare a casa i soldi e qualche carica M5s ceda alla destra europea.
Il Colle ha certamente favorito M5s nel periodo che ha condotto alla formazione del governo. Sarà ancora così?
Penso che il Quirinale abbia capito che M5s si muove secondo logiche in parte sconosciute e in parte non riconducibili a obiettivi politici tradizionali, e che quindi il suo giudizio sia molto più cauto.
Federico Ferraù
Fonte: www.ilsussidiario.net
18.02.2019