Sorella Morte Subitanea e Improvvisa

Don Elia, La Scure

bisogna riconoscere nel pur ignominioso inganno della “vaccinazione” la mano di una Sapienza sublime e, al tempo stesso, infinitamente misericordiosa.

La perdita della salute e, in molti casi, della vita stessa rappresenta, per un popolo ormai insensibile alla moralità e indifferente alla salvezza dell’anima, un richiamo estremo al ravvedimento necessario per non precipitare all’Inferno.

A subitanea et improvisa morte, libera nos, Domine (dalle Litanie dei Santi).

«Mi scusi se non ho richiamato subito, ma sono stato molto occupato», esordisce il medico per giustificare il ritardo di ben due giorni nel rispondere a un paziente che, con un messaggio, gli aveva chiesto un parere urgente. «Si figuri, dottore, immagino», replica il secondo per cortesia. «No, Lei non può immaginare in quale situazione ci troviamo: non abbiamo più nemmeno un minuto di respiro». Quella cui allude il nostro è una condizione comune a tutti i medici di base: da alcuni mesi sono sommersi da richieste di intervento da parte dei loro assistiti, colpiti da svariate e inspiegabili patologie che non si sa come trattare. Le forme più “lievi” sono parestesie parziali e altri disturbi neurologici, problemi circolatori, perdita temporanea della locuzione o dell’udito, drastico e repentino indebolimento della vista, forti dolori articolari o muscolari, alterazione del sistema ghiandolare, miocardite e pericardite, varie malattie autoimmuni, stato di affaticamento generale… per abbozzare solo una lista molto incompleta. Quelle più gravi sono ictus, infarti e tumori senza un’adeguata eziologia, anche in soggetti giovanissimi, oltre a sterilità precoce e innumerevoli aborti spontanei. Non parliamo poi di quanti, ritrovandosi con il sistema immunitario gravemente compromesso, contraggono di continuo infezioni respiratorie, da cui pur si credevano immunizzati, oppure l’Herpes Zoster, subito contrabbandato dal sistema come nuova “epidemia”.

Non è certo con piacere che ci rendiamo conto di aver avuto ragione rispetto agli altri; tuttavia è motivo di forte consolazione l’aver avuto in tempo le informazioni necessarie per decidere di rifiutare (e per dissuadere altri dal riceverla) l’iniezione di un prodotto altamente tossico la cui efficacia è nulla nel contrastare un virus-chimera, con ogni probabilità ingegnerizzato in laboratorio e diffuso a bella posta in ogni parte del globo per creare una situazione adatta all’imposizione di assurde limitazioni e ignobili ricatti. La narrazione ufficiale della pandemia è stata divulgata, invariabile, in quasi tutti i Paesi del mondo, connessa alle stesse misure fallimentari e alle stesse politiche di “vaccinazione” a tappeto. Da noi, gli ultimi due governi si sono particolarmente distinti per la ferocia criminale con cui hanno proibito le cure efficaci, perseguito i medici che le hanno somministrate e, contro ogni legge civica e morale, imposto un trattamento “sanitario” mai sperimentato, escludendo dall’attività lavorativa quanti non vi si sono piegati. Insieme con i membri del comitato tecnico-scientifico e i funzionari dell’agenzia del farmaco, i loro membri devono augurarsi di finire sotto processo in tempi brevi, in modo che il carcere li protegga dalla furia di folle imbestialite, sebbene meritino la pena di morte.

È la ragione, per noi illuminata anche dalla fede, che ci fa riconoscere non soltanto la liceità di tale sanzione, ma pure, in certi casi, la sua utilità. «Chiunque avrà versato sangue umano, sarà versato il suo sangue, poiché ad immagine di Dio è stato fatto l’uomo» (Gen 9, 6): tale norma appartiene all’alleanza noachica e vale perciò per tutti gli uomini. L’emissione ed esecuzione di sentenze capitali va evidentemente riservata alle autorità statali, così da esser sottratta all’arbitrio individuale e alla vendetta privata. La ragione ultima che la legittima è la preservazione dell’ordine oggettivo, stabilito da Dio, su cui si fonda la società e la tutela dei diritti fondamentali della persona, in primis quelli alla vita e all’incolumità. Essa detiene altresì una funzione educativa e deterrente: è giusto e necessario che gli atti con cui si attenta in modo irreparabile alla vita e alla salute altrui abbiano conseguenze irreversibili, cosa che, con un sano timore, dissuade dal compierli. Un giudizio equo deve comunque – come nel caso dei delitti passionali – tener conto delle attenuanti, le quali possono talvolta giustificare la commutazione in ergastolo o in altra detenzione di lunga durata.

L’occhio illuminato dalla verità rivelata scorge però grandi benefici anche per chi subisce la pena di morte, che rappresenta un estremo sprone alla conversione. Se la coscienza del condannato accoglie l’appello divino, egli ha l’opportunità di evitare la dannazione eterna, sorte incommensurabilmente più grave di qualsiasi pena terrena. È per questo che molti sacerdoti santi (come, per esempio, san Giuseppe Cafasso, direttore spirituale di don Bosco) si dedicarono intensamente al nobile ministero dell’accompagnamento dei condannati a morte; la loro carità trovava il modo di persuadere perfino i criminali più incalliti, il prosieguo della cui esistenza non poteva far presagire se non un ulteriore peggioramento dello stato dell’anima, con il correlativo aggravamento delle pene infernali. I Santi non contestarono l’autorità civile se non quando era esercitata in modo ingiusto o discriminatorio; anche in questo caso, tuttavia, non inscenarono certo pubbliche proteste, ma si indirizzarono alla coscienza di magistrati e governanti, i quali avrebbero dovuto a loro volta rispondere, un giorno, a un Giudice ben più eminente. Così la misericordia si chinava tanto sui delinquenti quanto sui loro sanzionatori, caricati di temibili responsabilità.

Il profondo stravolgimento del senso civico causato da decenni di buonismo pretesco e sovversione sinistrorsa ha ingenerato nella mente e negli animi l’idea che qualunque delitto, in certe circostanze o per determinati soggetti, possa e debba rimanere impunito. Una distorta concezione della libertà e dei diritti li confonde ormai con un arbitrio assolutamente privo di regole e di limiti; con un totale capovolgimento dei valori, il criminale è identificato con chiunque pretenda di circoscriverlo. Per effetto di una paradossale eterogenesi dei fini, però, gli individui assuefatti a tale mentalità malsana, non possedendo più alcun criterio oggettivo per valutare la moralità degli atti, sono suscettibili di qualunque manipolazione da parte del potere e son perciò pronti a consegnarsi senza alcuna remora a qualsiasi comando, per quanto assurdo, illegittimo o dannoso; basta convincerli che sia per la loro salute o per il ripristino della possibilità di agire senza impedimenti. È così che, in nome di una mal compresa libertà, si può giungere a rinunciare del tutto a libertà inviolabili, in quanto fondate sulla stessa natura umana e garantite dal diritto naturale.

L’immane mole di colpe di cui, per effetto di tale falso concetto di libertà individuale, si è caricato il nostro popolo rimarrà in gran parte impunita a livello giudiziario: le leggi umane non solo autorizzano, ma persino incoraggiano crimini abominevoli come l’aborto, il cambiamento di sesso e, non venendo applicate, pure la soppressione di anziani e malati. La lussuria e la perversione, tramite la pornografia, hanno infettato addirittura i bambini, che in diversi Paesi sono istigati a rovinare in modo irrimediabile la propria identità sessuale. Tutto questo – e tanto altro – trova sicuramente origine nelle trame occulte di burattinai senza scrupoli che, in nome della loro “fede” satanica, vogliono distruggere l’umanità, ma si sta attuando con il consenso dei singoli e delle collettività, che si caricano così di una parte non trascurabile di responsabilità. È per questo che la Provvidenza, servendosi dei nemici stessi di Dio, ha disposto un mezzo con cui gli uomini si punissero da sé in modo immediato, senza attendere il giorno del Giudizio né la restaurazione del diritto, che in questo momento storico appare quanto meno improbabile.

Fatta la debita distinzione tra chi ha optato con stolido entusiasmo di farsi avvelenare e chi invece, pur non essendo d’accordo, alla fine ha ceduto all’infame ricatto governativo, bisogna riconoscere nel pur ignominioso inganno della “vaccinazione” la mano di una Sapienza sublime e, al tempo stesso, infinitamente misericordiosa. La perdita della salute e, in molti casi, della vita stessa rappresenta, per un popolo ormai insensibile alla moralità e indifferente alla salvezza dell’anima, un richiamo estremo al ravvedimento necessario per non precipitare all’Inferno. Sorella Morte giunge per effetto non di una sentenza umana, ma dell’infallibile giudizio divino, che può servirsi finanche di essa per strappare le anime all’eterna rovina. È evidente che la conversione non sia un fatto automatico, ma richieda una grazia speciale, che va domandata con insistenza per tutti coloro che han bisogno di tornare a Dio. È altrettanto ovvio che ogni malato debba essere curato con ogni mezzo lecito, senza escludere le terapie che da più parti sono proposte per contrastare gli effetti disastrosi dell’iniezione; la guarigione più urgente e necessaria, tuttavia, rimane quella dello spirito.

«Dalla morte imprevista e subitanea, liberaci, Signore»: questa invocazione delle Litanie dei Santi è di colpo tornata di grande attualità, vista la comparsa e la frequenza di una nuova diagnosi peraltro non ulteriormente spiegata, il cosiddetto malore improvviso. Perché la malattia e la morte ottengano il loro fine provvidenziale, occorre che l’uomo abbia il tempo necessario per ravvedersi e chiedere perdono a Dio, ricevendo possibilmente l’assoluzione sacramentale (cosa divenuta oltremodo ardua, in molti casi, per la difficoltà di accedere ai reparti ospedalieri). Nella loro satanica perfidia, i responsabili dell’attuale genocidio son giunti a privare i moribondi persino dei soccorsi della grazia. È difficile immaginare la sorte che attende costoro, insieme con i propagandisti di ogni risma e con i medici vaccinatori, arricchitisi a dismisura a discapito della salute altrui, nonché con tutti i sanitari che hanno discriminato i non vaccinati od omesso adeguati soccorsi ai vaccinati colpiti da disturbi, per non parlare di quelli che hanno insistito imperterriti con le dosi successive, pur in presenza di gravi effetti avversi. Non sappiamo più come pregare, infine, per colui che, con due parole vuote di senso logico, ha convinto miliardi di persone a rovinarsi la salute con un atto d’amore. Se la gente prima tradita nella fiducia, poi abbandonata a se stessa, dovesse sollevarsi inferocita, occorre augurare a tutti costoro di avere tempo sufficiente per pentirsi.

https://rumble.com/v1kmxu5-invisibili-il-documentario-che-tutti-devono-vedere.html

(Malgrado il fatto che uno solo degli intervistati nomini Dio e la preghiera, coerentemente con l’approccio puramente naturalistico dei produttori, non esente da qualche allusione a pratiche esoteriche, vale la pena di vedere questo documentario e di farlo vedere, soprattutto a chi ha garantito la sicurezza dei “vaccini” e la liceità morale della loro somministrazione.)

Se non bastasse:

https://odysee.com/@TankerEnemy:4/DIED-SUDDENLY—World-Premiere-21-11-2022:e?

Aldo Maria Valli:

Francesco è ciò che ci meritiamo per aver tollerato gli errori del Vaticano II

Cari amici di Duc in altum, vedo che a fronte della tremenda crisi in atto nella Chiesa cattolica numerosi fedeli, anche sinceramente affezionati alla Tradizione e desiderosi di salvaguardarla, si rifugiano in Benedetto XVI e nel suo insegnamento come se potesse essere un salvagente a cui aggrapparsi. Di qui anche i tanti messaggi che ricevo affinché si riconosca che Francesco non è papa e si dichiari che il papa regnante è ancora Benedetto XVI. Ma questo – lasciate che lo dica in tutta franchezza – è un abbaglio che non fa che acuire la crisi e approfondire l’eresia. Infatti, le deviazioni presenti in Francesco con tanta evidenza erano già contenute, sia pure in modo più velato e attraverso l’uso di espressioni apparentemente in linea con la retta dottrina cattolica, in Benedetto XVI. E tutto ciò perché anche Benedetto è figlio del Concilio Vaticano II. Lo spiega bene l’articolo di The Remnant che vi propongo qui nella traduzione italiana.

In modo paradossale dovremmo quindi essere grati a Bergoglio per aver portato alle estreme conseguenze e aver mostrato senza veli gli errori che anche in Benedetto sono presenti, ma in forma più nascosta. Non è un caso, d’altra parte, che tanti fedeli abbiamo aperto gli occhi sulle deviazioni, gli abusi e le eresie di matrice conciliare proprio durante il pontificato di Bergoglio.

So bene che dicendo quel che dico mi attirerò ulteriori improperi e insulti. Pazienza. «Il Signore è mia luce e mia salvezza: di chi avrò paura? Il Signore è difesa della mia vita: di chi avrò timore?» (Salmo 27).

A.M.V.

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di Robert Morrison

The Remnant

Mentre stiamo concludendo l’anno liturgico e iniziamo un altro Avvento con Francesco che occupa ancora il soglio di Pietro, non possiamo nascondere la realtà: la crisi della Chiesa è peggiorata significativamente nell’ultimo anno. Tutti, tranne i più ostinati auto-ingannatori, riconoscono che Roma non solo ha perso la Fede, ma è diventata la voce più forte contro la vera Fede. Sembra che ora attraverso questi falsi pastori ascoltiamo proprio la voce di Satana, senza filtri.

Naturalmente, man mano che la crisi determinata da Francesco si approfondisce, guardiamo indietro all’abdicazione di Benedetto XVI con crescente sgomento: come ha potuto abbandonare la Chiesa quando i lupi, che lui certamente conosceva, erano pronti a divorarla? Quante anime si sono perse a causa di quella decisione? Avremmo mai sentito parlare del Grande Reset se Benedetto XVI avesse tenuto duro?

Tutte domande legittime, ma sappiamo bene che la crisi non è certamente iniziata con Francesco. E se studiamo due aspetti del discorso di Benedetto XVI al clero di Roma del il 14 febbraio 2013, pronunciato prima di “lasciare il ministero petrino”, possiamo capire meglio perché Francesco è quanto ci meritiamo per aver tollerato gli errori prosperati nella Chiesa dopo il Vaticano II.

Il primo aspetto del discorso da considerare è un’affermazione con cui in genere molti cattolici tradizionali concordano: «Sappiamo come questo Concilio dei media fosse accessibile a tutti. Quindi, questo era quello dominante, più efficiente, ed ha creato tante calamità, tanti problemi, realmente tante miserie: seminari chiusi, conventi chiusi, liturgia banalizzata».

Anche se possiamo non essere d’accordo circa l’effettivo ruolo avuto dai media, sicuramente Benedetto XVI ha ragione nel far risalire al Concilio “tanti disastri”. Dichiarazioni come questa (comprese quelle durante i decenni precedenti la sua elezione al papato) hanno convinto molti cattolici tradizionali che egli fosse ortodosso nonostante numerose indicazioni contrarie.

Ma, come per molti altri suoi scritti, anche quel discorso ai parroci e al clero di Roma illustra la propensione modernista di Ratzinger, che consiste nel mettere fianco a fianco verità ed errore. Come possiamo vedere con ciascuno dei seguenti estratti del suo discorso, Benedetto XVI è stato un eloquente sostenitore di molti degli errori anticattolici che ora troviamo così ripugnanti se pronunciati da Francesco.

Cercare di aggiornare la Chiesa per metterla in linea con il progresso mondano

Leggiamo questo brano del discorso di Benedetto XVI: «Allora, noi siamo andati al Concilio non solo con gioia, ma con entusiasmo. C’era un’aspettativa incredibile. Speravamo che tutto si rinnovasse, che venisse veramente una nuova Pentecoste, una nuova era della Chiesa, perché la Chiesa era ancora abbastanza robusta in quel tempo, la prassi domenicale ancora buona, le vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa erano già un po’ ridotte, ma ancora sufficienti. Tuttavia, si sentiva che la Chiesa non andava avanti, si riduceva, che sembrava piuttosto una realtà del passato e non la portatrice del futuro. E in quel momento, speravamo che questa relazione si rinnovasse, cambiasse; che la Chiesa fosse di nuovo forza del domani e forza dell’oggi. E sapevamo che la relazione tra la Chiesa e il periodo moderno, fin dall’inizio, era un po’ contrastante, cominciando con l’errore della Chiesa nel caso di Galileo Galilei; si pensava di correggere questo inizio sbagliato e di trovare di nuovo l’unione tra la Chiesa e le forze migliori del mondo, per aprire il futuro dell’umanità, per aprire il vero progresso».

Questo senso di continuo rinnovamento della Chiesa per stare al passo con il mondo moderno ha animato quasi tutti i cambiamenti disastrosi dal Vaticano II in poi. L’idea di Benedetto XVI secondo cui la Chiesa deve “andare avanti” e unirsi al mondo è esattamente la stessa che porta Francesco a denunciare i cattolici tradizionali come “indietristi”” e “rigidi” mentre promuove il Grande Reset.

Apprezzamento per i conciliari 

Un altro brano tratto dal discorso di Benedetto XVI: «Mi ricordo bene la figura alta e snella di monsignor Etchegaray, che era segretario della Conferenza episcopale francese, degli incontri con cardinali, eccetera. E questo era tipico, poi, per tutto il Concilio: piccoli incontri trasversali. Così ho conosciuto grandi figure come padre de Lubac, Daniélou, Congar, eccetera».

Ora, bisogna dire chiaramente che proprio queste “grandi figure” furono determinanti per portare avanti le novità più anti-cattoliche del Concilio. Significativamente, è stato Congar a fornire a Francesco l’ispirazione per il sinodo sulla sinodalità, come ha annunciato lo stesso Bergoglio nel suo discorso di apertura del 9 ottobre 2021: «Il padre Congar, di santa memoria, ricordava: “Non bisogna fare un’altra Chiesa, bisogna fare una Chiesa diversa”»

Benedetto XVI e le “grandi figure” da lui elogiate hanno saputo operare la riforma in un quadro di apparente ortodossia, il che ha permesso loro di fare più danni che se fossero stati più apertamente eretici. È grazie ai loro sforzi in questo senso che Francesco e il suo sinodo possono ora calpestare la Fede senza nemmeno fingere di essere cattolici.

Promuovere il concetto di “popolo di Dio”

Un altro passaggio del discorso di Benedetto XVI al clero di Roma: «Nella ricerca di una visione teologica completa dell’ecclesiologia, nel frattempo, dopo gli anni ’40, negli anni ’50, era già nata un po’ di critica nel concetto di Corpo di Cristo: “mistico” sarebbe troppo spirituale, troppo esclusivo; era stato messo in gioco allora il concetto di “Popolo di Dio”. E il Concilio, giustamente, ha accettato questo elemento, che nei Padri è considerato come espressione della continuità tra Antico e Nuovo Testamento […]. Ma solo dopo il Concilio è stato messo in luce un elemento che si trova un po’ nascosto, anche nel Concilio stesso, e cioè: il nesso tra Popolo di Dio e Corpo di Cristo, è proprio la comunione con Cristo nell’unione eucaristica […]. Direi che, filologicamente, nel Concilio esso non è ancora totalmente maturo, ma è frutto del Concilio che il concetto di comunione sia diventato sempre più l’espressione dell’essenza della Chiesa, comunione nelle diverse dimensioni: comunione con il Dio Trinitario – che è Egli stesso comunione tra Padre, Figlio e Spirito Santo -, comunione sacramentale, comunione concreta nell’episcopato e nella vita della Chiesa».

Per quanto erudite e impressionanti possano sembrare queste parole, non sono cattoliche, motivo per cui potremmo faticare a coglierne il significato se cercassimo di interpretarle alla luce della Fede. Per fortuna, padre Dominique Bourmaud ha chiarito il significato e l’importanza di queste idee nel suo «Cent’anni di modernismo» (pubblicato diversi anni prima del discorso di Benedetto XVI al clero di Roma): «Dove un tempo il magistero parlava della natura della Chiesa, Congar alludeva piuttosto al suo mistero; dove Pio XII aveva consacrato la nozione di membra del Corpo Mistico di Cristo, Congar ha introdotto la nozione meravigliosamente vaga di comunione del Popolo di Dio. Come mai? Perché si è o non si è membra di un corpo, mentre si può essere più o meno in comunione».

Gli innovatori hanno utilizzato questo concetto di “Popolo di Dio” per abbracciare i non cattolici, escludendo allo stesso tempo coloro che aderiscono a ciò che la Chiesa ha sempre insegnato. Lo vediamo ancora più chiaramente nel caso dei movimenti per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso di cui parleremo più avanti.

Falso ecumenismo

Ascoltiamo ancora Benedetto XVI: «E, infine, l’ecumenismo. Non vorrei entrare adesso in questi problemi, ma era ovvio – soprattutto dopo le “passioni” dei cristiani nel tempo del nazismo – che i cristiani potessero trovare l’unità, almeno cercare l’unità, ma era chiaro anche che solo Dio può dare l’unità. E siamo ancora in questo cammino».

L’unica base per l’unità tra le religioni cristiane è che i non cattolici accettino le verità della Chiesa cattolica. Coloro che rinunciano a questo punto non incoraggiano i non cattolici a convertirsi, ma convincono i cattolici che la Chiesa non può essere essenziale per la salvezza. Qualsiasi cattolico che accetti il ​​falso ecumenismo predicato da Giovanni XXIII e dai suoi successori è maturo per l’apostasia.

Dialogo interreligioso

Un altro brano: «Quando abbiamo incominciato a lavorare anche sull’Islam, ci hanno detto: ma ci sono anche altre religioni del mondo: tutta l’Asia! Pensate al buddismo, all’induismo! E così, invece di una Dichiarazione inizialmente pensata solo sull’antico Popolo di Dio, si è creato un testo sul dialogo interreligioso, anticipando quanto solo trent’anni dopo si è mostrato in tutta la sua intensità e importanza».

Non è possibile ignorare quanto questo dialogo interreligioso sia al tempo stesso malvagio e ridicolo. Nostro Signore Gesù Cristo ha istituito la santa Chiesa cattolica per l’onore di Dio e la salvezza delle anime. Satana usa queste false religioni per tenere le anime lontane da Dio, e ogni lode nei loro confronti è offensiva nei confronti di Dio e pericolosa non solo per quelli che professano le false religioni ma anche per i cattolici. Una volta che un papa, attraverso il “dialogo interreligioso”, onora l’Islam, il buddismo e l’induismo, c’è qualche base logica per dire che non possa spingersi fino a onorare la pachamama come ha fatto Francesco?

Se consideriamo onestamente queste affermazioni di Benedetto XVI, dobbiamo riconoscere che esse vanno contro ciò che la Chiesa ha sempre insegnato. Esse contengono le basi “teologiche” sulle quali sono stati costruiti molti degli abusi anticattolici che vediamo sostenuti da Francesco. Se i cattolici più fedeli sono diventati compiacenti con Benedetto XVI è perché la sua teologia modernista gli ha permesso di aggiungere sufficienti dosi di affermazioni dal suono ortodosso per bilanciare quelle che erano chiaramente eterodosse.

Ciò solleva la questione di quale sia la quantità di errore da considerare troppa all’interno della Chiesa.

Nella sua enciclica Satis cognitum del 1896, Leone XIII spiegò la semplice base per comprendere che anche un errore minore è incompatibile con l’insegnamento cattolico: «La prassi della Chiesa è sempre stata la stessa, come dimostra l’unanime insegnamento dei Padri, i quali erano soliti ritenere fuori della comunione cattolica, ed estraneo alla Chiesa, chiunque si allontanasse in un minimo grado da qualsiasi punto di dottrina proposta dal suo autorevole Magistero».

Ciò deriva naturalmente dall’idea che il ruolo della Chiesa è quello di trasmettere fedelmente le verità che Gesù Cristo le ha affidato. Questo è ciò che preghiamo nel nostro atto di fede: «Mio Dio, perché sei verità infallibile credo tutto quello che Tu hai rivelato e la Santa Chiesa ci propone a credere. Credo in Te, unico vero Dio, in tre persone uguali e distinte, Padre e Figlio e Spirito Santo. Credo in Gesù Cristo, Figlio di Dio, incarnato, morto e risorto per noi, il quale darà a ciascuno, secondo i meriti, il premio o la pena eterna. Conforme a questa fede voglio sempre vivere. Signore accresci la mia fede».

Noi, quindi, crediamo a ciò che la Chiesa insegna perché Dio lo ha rivelato. Come spiegò Leone XIII, se la Chiesa insegnasse qualcosa che contraddice ciò che ha sempre insegnato, allora o la Chiesa sarebbe falsa o Dio sarebbe un ingannatore: «Tutte le volte, quindi, che si dichiara sull’autorità di questo insegnamento che questo o quello è contenuto nel deposito della rivelazione divina, deve essere creduto da ciascuno come vero. Se potesse in qualche modo essere falsa, ne conseguirebbe un’evidente contraddizione; poiché allora Dio stesso sarebbe l’autore dell’errore nell’uomo».

Nessun cattolico ragionevole può dubitare della saggezza di Leone XIII su questo punto. Eppure chi accoglie le novità del Vaticano II promosse da Benedetto XVI affianca effettivamente verità ed errore in modo tale da fare di Dio un ingannatore. E una volta che lo facciamo, l’intera religione diventa assurda.

Mentre Benedetto XVI ha camuffato le assurdità del Vaticano II con un’aria di autorità dottrinalmente sana, Francesco ha esposto la religione del Vaticano II per quello che è veramente. Abbracciando e ostentando spudoratamente l’assurdità anticattolica della religione conciliare, Francesco ha fatto un danno tremendo; ma ha anche permesso a molte anime di aprire gli occhi sulla realtà che noi, come altri, stiamo descrivendo da decenni. Francesco non merita riconoscimenti per questo, ma è ciò che ci meritiamo per la nostra tolleranza collettiva degli errori del Vaticano II promossa da Benedetto XVI e dai suoi predecessori.

Dio sta permettendo questa crescente crisi per un motivo. Senza dubbio è un invito a rivolgerci a Lui come santi. Ma questa crisi richiede anche che lo onoriamo rifiutando di accettare gli errori anticattolici, indipendentemente da chi li sposa. Fino a quando non lo faremo, meriteremo tanta assurdità tossica quanta Satana e i globalisti spingono Francesco a vomitare. Nostra Signora, distruttrice di tutte le eresie, prega per noi!

Fonte: remnantnewspapaper.com

Sarà presto ricevuta da Francesco – e beatificata: Santa Luxuria