Speriamo nel popolo tedesco

tedeschi non vogliono più Merz come cancelliere. Si vedono ingannati su tutta la linea. Tsunami di uscite dalla CDU … non è assolutamente scontato l’imminente futuro politico della Germania. tutto è possibile. … e speriamo che la gente con il buon senso prenda sopravvento.

Questo periodo folle mi fa ricordare l’omicidio/attentato a Alfred Herrhausen (ceo della Deutsche Bank) che aveva la lungimiranza ed intelligenza di costruire rapporti di collaborazione economica tra la Germania e la Russia. È stato brutalmente ucciso. Ufficialmente dalla RAF (Frazione Armata Rossa. ultima generazione) però ci sono tanti indizi che a dare l’ordine ossia organizzare e strumentalizzare membri della RAF siano stati altri. Chissà che cosa l’ostensione di file … come nel caso di JFK … rivelerebbe sull’omicidio di Alfred Herrhausen, di un uomo intelligente, capace e che aveva idee che minacciavano il potere di coloro che operano certo non nell’interesse della popolazione europea.

Die Welt:
https://www.welt.de/politik/deutschland/article255753940/Umfrage-Drei-Viertel-der-Befragten-werfen-Merz-und-Union-Waehlertaeuschung-vor.html?wtrid=socialmedia.socialflow….socialflow_twitter

Tre quarti degli intervistati accusano il voto di Merz e dell’Unione

Su Herrausen  e  ilsuo assassinio scrissi a suo tempo…Posto un articolo di Arianna
Nel 1989, la Germania si riunificò sotto la guida di Helmut Kohl e, soprattutto, dell’abilissimo presidente della Deutsche Bank Alfred Herrhausen. «Entro dieci anni – affermò Herrhausen – la Germania Est diverrà il complesso tecnologicamente più avanzato d’Europa e il trampolino di lancio economico verso l’est, in modo tale che Polonia, Ungheria, Cecoslovacchia, e anche la Bulgaria svolgano un ruolo essenziale nello sviluppo europeo»[7]. In conformità a questo scopo, Herrhausen intendeva abolire il debito “intra-imprese”, un dato contabile che gravava sulle industrie ex comuniste (nel 1994 raggiunge i 200 miliardi di marchi) considerato come un asso nella manica da Banca Mondiale e FMI, che si opponevano irriducibilmente al risanamento del comparto industriale ereditato dalla Germania in seguito alla riunificazione. Herrhausen si distingueva per la visione aperta e innovativa dei rapporti internazionali proponendo di ridisegnare il ruolo della Germania, che secondo la sua concezione sarebbe dovuta fungere da ponte fra est ed ovest nonché da motore della riconversione industriale e del nuovo sviluppo di un’Europa sottratta al controllo della Banca Mondiale e del FMI.  Mentre si prodigava per mettere in pratica i propri piani, Herrhausen denunciò di essersi imbattuto «In massicce critiche»[8], in particolar modo quando si espose affinché il FMI e la Banca Mondiale risparmiassero i paesi post-comunisti dell’est alla “terapia d’urto” di Jeffrey Sachs, caldeggiando una moratoria sul debito di qualche anno, cosicché potessero dedicare le proprie risorse alla ricostruzione piuttosto che al sostegno dei ratei ai banchieri. Nonostante ciò, Herrhausen riuscì ad acquisire un notevole appoggio in Europa, che nell’arco di pochi si sarebbe potuto rivelare sufficiente a far decollare i suoi progetti, il più importante dei quali riguardava la fondazione a Varsavia di una banca per lo sviluppo finalizzata a finanziare la ricostruzione e l’integrazione dell’Europa orientale con quella occidentale. L’1 dicembre 1989, con impeccabile puntualità, un ordigno esplosivo – dotato di un sofisticatissimo innesco laser – fece saltare  l’automobile blindata su cui Alfred Herrausen stava viaggiando. La responsabilità dell’attentato venne attribuita al gruppo terroristico comunista Rote Armee Fraktion (RAF), in seguito ad una superficialissima indagine.Un acuto economista meglio noto come Detlev Karsten Rohwedder cercò tuttavia di inserirsi nel solco tracciato da Herrhausen. Rohwedder era a capo della Treuhandanstaltholding pubblica che raggruppava tutte le industrie statali dell’ex Repubblica Democratica Tedesca (DDR), dopo aver approntato e gestito di persona il piano di risanamento e riorganizzazione del colosso chimico e farmaceutico Hoechst AG. Dal momento che «Un liberismo di mercato di tipo dottrinario non funziona – affermò Rohwedder – occorre privilegiare una politica di risanamento rispetto alle privatizzazioni»[9]. L’esatto contrario di quanto richiesto dalla Banca Mondiale e dal Fondo Monetario Internazionale. Rohwedder intendeva incentivare gli investimenti pubblici per rimettere in sesto ed ammodernare il vecchio comparto industriale ereditato dalla DDR, affinché «la popolazione della Germania Est superi al più presto la sua condizione d’inferiorità materiale»[10]. Questo (relativamente) sconosciuto economista ambiva a trasferire il controllo della Treuhandanstalt dal Ministero delle Finanze, cui faceva capo, a quello dell’Economia, in modo tale che la holding divenisse l’organo centrale di un rinnovato dirigismo tedesco. Il 12 aprile 1991, uno o più esperti sicari colpirono Rohwedder sparando tre colpi con carabina a infrarossi, che infransero una finestra della sua casa di Dusseldorf, uccidendolo. La solita RAF rivendicò la paternità dell’attentato, dimostrando per l’ennesima volta la reale funzione del terrorismo “estremista”.Il tracollo economico che affligge le potenze occidentali è quindi il frutto della diffusione acritica e del trionfo delle ricette ricalcate sui principi di economia neoclassica – che impongono di favorire la “libera circolazione di uomini e capitali” – legittimate concettualmente dalle teorie radicali di Friedrich August Von Hayek. «Che oggi si possa ritenere – osserva Alain De Benoist – di rinnovare il pensiero razionale appoggiandosi a questo genere di teorie, è un fatto che la dice lunga sulla disgregazione di tale pensiero»[11].

[1] Trilateral Commission, The Crisis of Democracy: Report on the Governability of Democracies to the Trilateral Commission, http://www.trilateral.org/download/doc/crisis_of_democracy.pdf.
[2] Ibidem.
[3] Friedrich August Von Hayek, La società libera, Rubbettino, Soveria Mannelli (CZ) 2007.
[4] Albert Hirschman, Vers une économie politique élargie, Munuit, Parigi 1986.
[5] John Maynard Keynes, National Self-Sufficiency, “The Yale Review”, 1933.
[6] Cit. in Maurizio Blondet, Schiavi delle banche, Effedieffe, Milano 2004.
[7] “Il Tempo”, 30 novembre 2009.
[8] Ibidem.
[9] “Frankfurter Allgemeine Zeitung”, 30 marzo 1991.
[10] Ibidem.
[11] Alain De Benoist, Hayek, Settimo Sigillo, Roma 2000.