L’uccisione di Stefano, il protomartire, avvenuta probabilmente nell’anno 34, è importante per un motivo storico mai messo in luce: il fatto che venne sottoposto dal Sinedrio a un vero processo ebraico (attestato in Atti, 7,11) e ucciso con la lapidazione – esecuzione tipicamente ebraica – diede alle autorità romane il movente per deporre il gran sacerdote e capo del Sinedrio Caifa : anche nelle provincie più autonome, infatti, Roma avocava a sé le pene capitali, secondo il diritto romano – essa spettava al governatore. Con l’esecuzione di Gesù non aveva potuto eccepire, perché la pena di morte era stata formalmente comminata dal governatore, appunto Pilato, e con esecuzione di tipo romano, la crocifissione (riservata ai banditi da strada e rapinatori di carovane in bande, latrones).
Ma la cosa non doveva essere andata giù a Tiberio – probabilmente ben informato – sicché il suo inviato speciale per la Siria, L.Vitellio, procedette a espellere Caifa dal gran sacerdozio e Sinedrio. Ciò è attestato in Giuseppe Flavio (Antichità Giudaiche xvIII). La deposizione di Caifa avvenne nel 36 (come si può ricostruire dalla Lettera ai Galati di Paolo 1, 15-24) durante una visita di L. Vitellio, lo special envoy direbbero in USA: leegatusAugusti pro praetore, era il titolo romano , a Gerusalemme; e nell’occasione, o forse l’anno dopo, il 37 quando secondo Giuseppe Flavio tornò a Gerusalemme, destituì anche Ponzio Pilato.
La deposizione di Caifa fece cessare per qualche decennio la persecuzioni ebraiche contro i cristiani (2 Corinzi 11,32)