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In Germania gli scaffali di frutta e verdura sono vuoti, al loro posto compaiono queste scritte: “Scholz e Zelenskyj hanno mangiato tutte le verdure.”
Lorenzo Quadri – Agronotizie
In Europa il malcontento serpeggia tra gli agricoltori tedeschi in protesta contro la fine del gasolio agevolato. In Italia una tempesta è forse in arrivo? Presto o tardi anche il settore italiano dovrà far fronte a minori agevolazioni
Le immagini della marcia dei trattori su Berlino dello scorso dicembre hanno fatto il giro del web e ora, con l’inizio del nuovo anno, gli agricoltori tedeschi sono scesi ancora una volta in strada per protestare contro l’attuale governo. La colpa dei governatori tedeschi è di aver approvato l’abolizione delle agevolazioni per il gasolio agricolo e dell’esenzione dalla tassa sugli autoveicoli per i mezzi agricoli.
Questa situazione non è nuova nei vari stati europei. Il malumore per politiche spesso “calate dall’alto” è diffuso nel mondo agricolo e si fa sentire con forza. Le reazioni sono spesso eclatanti come ad inizio dicembre, quando gli agricoltori francesi avevano scaricato per protesta botti di letame davanti agli edifici pubblici.
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In Italia la tempesta è all’orizzonte
Per ora l’Italia sembra non essere stata coinvolta nella tormenta di proteste che imperversa sull’Europa. Il malcontento c’è ma spesso non va oltre sporadiche e disorganizzate manifestazioni di piazza.
Specchio della società, anche l’agricoltore non confida troppo in un possibile cambiamento e per ora, assistiamo ad una fase di accettazione delle decisioni centrali senza che ci siano, come accade in Europa, movimenti di protesta nati dalla volontà di influenzare i cambiamenti in atto provando a mitigarne gli effetti.
A quanto pare però, anche nel Bel Paese le agevolazioni per il gasolio agricolo, potrebbero – stando a quanto per ora previsto dalla normativa vigente – scomparire.
Le proteste contro le politiche agricole ed economiche europee non sono nuove agli agricoltori d’Europa (foto di archivio)
(Fonte foto: ©Marco Verch – Fliker)
Non sarà un cambiamento imminente – come spesso accade la burocrazia nazionale deve fare il suo decorso -, ma neppure così remoto. Parliamo del quinquennio 2026-2030. Ma proviamo a capirci qualcosa in più con le informazioni a nostra disposizione.
La sfida dei sussidi ambientalmente dannosi
Partiamo dai sussidi ambientalmente dannosi o Sad, una macro categoria che include tutte le misure che, sotto forma diretta e indiretta, riducono il costo di utilizzo delle fonti fossili.
Come previsto dall’Art. 68 della Legge 221/2015, il Comitato interministeriale per la transizione ecologica (Cite) redige una lista dei sussidi caratterizzati da un impatto dannoso (Sad) o favorevole sull’ambiente.
Secondo le stime dell’ultimo documento disponibile (quinta edizione, pubblicata a giugno 2023), l’Italia nel 2021 ha speso 22,4 miliardi di euro in Sad. Tuttavia, un’analisi parallela di Legambiente – che include un numero maggiore di sussidi – innalza l’asticella dei Sad su cui si è investito nel 2021 a 42 i miliardi di Euro. Nel 2022, sempre secondo Legambiente, il totale è stato pari a 94,8 miliardi a causa delle misure introdotte per far fronte all’emergenza energetica. Un valore più cauto è proposto dal Fondo Monetario Internazionale che porta il totale della spesa italiana in Sad a circa 54 miliardi di euro.
Il gasolio agricolo è tra le Sad
Tra i diversi sussidi ambientalmente dannosi compaiono i contributi legati al gasolio agricolo. Nel documento ministeriale per il 2021, questi sono definiti come sussidi per l’impiego dei prodotti energetici nei lavori agricoli e corrispondono a una spesa statale annua per l’erario pari a 0,9 miliardi di euro.
I sussidi ambientalmente dannosi identificati dallo studio di Legambiente legati al gasolio agricolo – (Fonte foto: Legambiente)
Nel catalogo si legge: “dalla prossima edizione del presente documento, saranno prioritariamente trattate ed approfondite proposte per la progressiva eliminazione dei sussidi ambientalmente dannosi e per la promozione dei sussidi ambientalmente favorevoli, in linea con le definizioni e gli impegni UE e internazionali e con particolare attenzione ai sussidi diretti alle fonti fossili (tra cui anche il gasolio agricolo ndr.)“.
Pnrr, entro il 2030 l’obiettivo è ridurre le Sad
La recente notizia, passata in sordina, dell’approvazione da parte dell’Europa del restyling del Pnrr italiano proposto da Governo, avvenuta contestualmente al via libera per l’ultima tranche di fondi Pnrr (quarta rata), inserisce nuove misure e il recepimento del Piano RePower EU, che prevede il rafforzamento dell’autonomia strategica dell’Unione Europea.
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Proprio nel capitolo REPowerEU è prevista, a partire dal 2026 ed entro il 2030, una razionalizzazione ed eliminazione dei sussidi inefficienti destinati ai combustibili fossili e, di conseguenza, potremmo aspettarci un ridimensionamento del gasolio agricolo agevolato.
Le nuove misure inserite con il capitolo REPowerEU nel restyling del Pnrr italiano – (Fonte foto: Mise)
La nuova misura prevede una programmazione temporale e l’elaborazione di un decreto legge che stabilisca il percorso pluriennale da intraprendere. Primo passo sarà l’elaborazione di un nuovo catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi e favorevoli, a cui seguirà la costituzione di un meccanismo di governo finalizzato alla valutazione delle opzioni di intervento e la predisposizione di eventuali misure compensative di fiscalità e finanza pubblica.
Questo iter non è ancora partito in quanto, seppur da alcuni preannunciato, nella più recente Legge di bilancio 2024 approvata lo scorso 30 dicembre, non vi è alcun riferimento all’eliminazione delle Sad.
Stop ai combustibili fossili, bene o male?
Ma la riduzione se non l’eliminazione dei sussidi ai combustibili fossili, se mai dovesse verificarsi, sarà un bene o un male? Ovviamente dipende a chi lo si chiede e, soprattutto, da come questo avverrà.
La loro razionalizzazione, oltre alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica con conseguente effetto positivo per l’ambiente, genererà un tesoretto per le casse dello Stato utilizzabile nel promuovere l’innovazione tecnologica utile al processo di decarbonizzazione del Paese.
Tornando al gasolio agricolo, quali vantaggi potrebbe trarne l’agricoltura in assenza di una alternativa reale e concreta?
“Sono passati diversi anni dalle prime proposte di riduzione degli incentivi ma la situazione non è cambiata e, ad oggi, non abbiamo mezzi agricoli a biometano, e-fuel, solari o a batterie in grado di eseguire le operazioni in campo più pesanti” commenta Aproniano Tassinari, presidente di Uncai.
Anche Confai Lombardia, condivide gli stessi dubbi. “Accompagnare l’agricoltura in un processo di riduzione delle emissioni è auspicabile, ma è del tutto illogico penalizzare le imprese agricole e agromeccaniche che sono fra i grandi utilizzatori di carburante agevolato, sperando che con maggiori costi di gestione inquinino meno”.
Gasolio agricolo, un destino segnato?
Resta quindi l’incognita se e quando verranno ridotti i sussidi per il gasolio agricolo anche in Italia. Per il momento in Germania, proteste o no, la posizione del governo è irremovibile: “Il sussidio per il diesel agricolo sarà ridotto nell’arco di diversi anni e completamente eliminato entro il 2026″ fanno sapere i portavoce della Cancelleria.
Tanto vale, allora, godere dell’esperienza dei cugini tedeschi e farsi trovare preparati. Prendendo in prestito la morale dalla favola “La cicala e la formica” di Esopo, dobbiamo impegnarci e lavorare sodo in vista dei momenti difficili.
Protesta degli agricoltori olandesi contro le politiche agricole europee e contro i tagli alla zootecnia (foto di archivio) – (Fonte foto: ©FrankMagdelyns – Pixabay)
Fortunatamente il cambio di passo non è dietro l’angolo e il settore ha dalla sua parte il tempo utile per avviare una transizione che deve necessariamente coinvolgere tutte le parti in gioco. Se agli agricoltori è richiesto di rivoluzionare i propri processi produttivi, sarà necessario che vengano forniti i mezzi perché questo avvenga.
Tagliare fondi e non prevedere nuove strade percorribili nel breve periodo, potrebbe mettere in ginocchio un comparto di cruciale importanza. Se dobbiamo attenderci strade invase da trattori e chissà, anche da letame, lo scopriremo nei prossimi mesi.