Bari, bambino 9 anni trovato morto impiccato nella sua stanza
Un bambino di 9 anni è morto impiccato questo pomeriggio a Bari. Il corpo senza vita è stato trovato dai genitori nella sua cameretta:
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https://www.fanpage.it/Un bambino di 9 anni è morto impiccato questo pomeriggio a Bari. Il corpo senza vita è stato trovato dai genitori nella sua cameretta: la tragedia si è consumata nel quartiere San Girolamo. Inutili i tentativi dei soccorritori giunti tempestivamente sul posto. Sulla morte del piccolo è stata aperta un’inchiesta.
‘Suicidio giovanile, omicidio di Stato’, gli studenti contro il governo
Oggi in moltissime città italiane, tra cui Torino, il movimento del fulmine cerchiato ha esposto un pensiero chiaro ed un’accusa precisa, riguardo l’aumento di suicidi tra i più giovani: non si tratta di suicidi ma di veri e propri omicidi di stato.
“I dati Istat – inizia la nota del responsabile nazionale del Blocco Studentesco, Sergio Filacchioni – sono impressionanti. Secondo i dati dell’OMS il suicidio è al secondo posto tra le cause di morte nella fascia di età compresa tra i 15 e i 29 anni in tutto il mondo. Seconda causa di morte anche per i giovani italiani dai 15 ai 24 anni. Sui 4.000 suicidi annui registrati in Italia, più del 5% è compiuto da ragazzi sotto i 24 anni. La cura al Covid-19 è stata peggiore della malattia? È evidente. Infatti, è a causa delle misure terapeutiche adottate dal governo se in questo periodo sono aumentati gli atti di autolesionismo e di suicidio, oltre alla crescita di disturbi mentali sia nei ragazzi che nei bambini.
In tutto ciò, riusciamo a trovare un solo colpevole: lo Stato, reo di aver dato il colpo di grazia fatale alla socialità dei più giovani. Con questi dati si sconta tragicamente il distanziamento, la vita virtuale, l’allontanamento dei giovani dall’ambiente e dall’attività sportiva e soprattutto quella colpevolizzazione perpetrata dall’opinione pubblica contro la gioventù”.
“Con questa azione – prosegue la nota – intendiamo fare un’accusa precisa. Lo Stato e il governo Conte preferiscono investire sui banchi a rotelle o sui monopattini, invece che sulla salute dei cittadini. Ma la salute non è una questione di mascherine e distanziamento: ma di salus, ovvero di dare sale alla vita. Ma il sale è stato tolto agli italiani che, numeri alla mano, non vanno a scuola da ben 170 giorni. Le conseguenze psicologiche di questa rinuncia forzata alla socialità sono pesanti e ovvie: solo le persone vuote e morte dentro non riescono a capirlo. Un vero e proprio omicidio di Stato perpetrato a colpi di solitudine, problemi economici, lockdown in salsa di delazione, impossibilità di esprimersi, incertezze: uno Stato che non da una ragione per vivere, ma una ragione per annoiarsi, una ragione per togliersi la vita”.
“Non suicidarti: vivi, respira, ribellati – conclude la nota. “Ribellati a questo Stato infame e colpevole che ti tratta come una categoria protetta. Ribellati soprattutto alla noia, la vera morte che uccide ancora prima della fine biologica: scuotetevi dalla grigia routine virtuale, tornate nelle strade, nelle scuole e nelle piazze. Noi siamo già lì per darci da fare”.
«Boom di suicidi e lesioni autoinflitte. Le serrate rovinano i nostri ragazzi. Ieri l’ultima vittima: aveva appena 10 anni – Lockdown antivitale per i ragazzi. Ora non hanno più riti di iniziazione – L’educazione contemporanea ha fatto terra bruciata dei percorsi formativi tradizionali» (di Claudio Risé, da «La Verità», 22 gennaio 2021)
“La vera «arma fine di mondo» è la «paura». Ma da sola, la paura, non basta, occorre poterla veicolare, renderla appetibile. Ecco quindi affiancarle lo strumento della comunicazione «politicamente corretta, democratica, antifascista, antirazzista, anti …». Dalla rete ai giornali, dalla televisione alla grande stampa, inizia così il propagarsi del virus della paura.
Con la paura della malattia, chi ci governa ha rinchiuso il Paese in un immenso «campo di prigionia», isolando non soltanto città e borghi, ma le stesse comunità sociali, iniziando proprio dalla scuola dell’infanzia. La reazione degli studenti che occupano le scuola per poter studiare e socializzare (un ’68 al contrario) va appoggiata da tutti coloro che hanno ancora un briciolo di cervello.
Se una rivoluzione può scoppiare, oggi è proprio dalle scuole.
Infatti, il nemico non è il virus, ma la paura. L’attuale crisi mondiale non è nata soltanto per motivi economico-finanziari, ma perché il capitalismo industriale, alimentato dalle guerre dal 1920 al 1989, dopo il crollo del Muro di Berlino ha cercato di trasformarsi in chiave finanziaria, con le conseguenze che abbiamo visto nei primi anni di questo secolo. L’ultimo atto della crisi capitalistica è trasformare le società ed il mercato in una immensa caserma, come la Cina.
I pagliacci che ci governano sono manovrati da forze economico-social-capitalistiche che, attraverso il controllo dell’informazione e la distruzione della scuola, vogliono trasformare l’Italia in una colonia. Che sia cinese, americana o chissà che altro, non ci è dato di sapere. La realtà è che non siamo più un popolo libero, sovrano e padrone del suo futuro. Anche se forse non lo siamo mai stati …
«Quando tutte le istituzioni divengono equivoche o addirittura sospette, e persino nelle chiese si sente pregare ad alta voce per i persecutori, anziché per le vittime, la responsabilità morale passa nelle mani del singolo, o meglio del singolo che non si è ancora piegato».
Con queste parole, dal «Trattato del Ribelle» di Ernst Jünger, vogliamo far capire a chi ha ancora uno «spirito» che soltanto da uomini liberi possiamo «rivoluzionare» l’attuale momento della nostra storia. Ed è per questo che il virus della paura, diffuso tra gli italiani, li ha trasformati in pecore.
E queste pecore vivono nel paradosso di un potere che li lascia liberi di votare, pur sapendo che le regole non saranno mai rispettate. In fondo al potere le «false» elezioni, camuffate da «democrazia», sono lo strumento più semplice per tenere il gregge in schiavitù.
Occorre «passare al bosco», diventare ribelli, e guardando i tanti giovani che occupano le scuole, forse ci stanno indicando il sentiero per riprenderci l’Italia.
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Claudio Tedeschi
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