Al mio articolo sulla morte di “Fabo DJ ingannato per sempre da cattivi attori”, una lettrice simpatizzante ha commentato: “Caro direttore, chissà quanti insulti e rigurgiti che le pioveranno addosso dalla “rete”. Coraggio!”.
Era previsto, cara signora. Questo genere di articoli suscita una quantità insolita di insulti idrofobi, come lei ben dice “rigurgiti” di odio esplosivo, di rabbia sbavante, di soffi e strilli furiosi; una crisi di rigetto automatica e irrazionale, che evidentemente viene da strati sociali specifici. E’chiaro infatti che non sono miei lettori abituali.
Anche stavolta, questi mi hanno rivolto accuse che si possono ridurre a due motivi: mi accusano di “mancare di carità” verso il povero Dj suicidato dai radicali (loro sì, caritatevoli) e quindi di essere un cattivo cristiano; l’altra, ancor più curiosa, è di “aver mancato di rispetto” a Fabo, sia inferendo che quello di dj non è un lavoro serio e significativo, sia non mostrando deferenza per la sua scelta suicida, sia per aver turbato “la sua famiglia” con la “spietata” descrizione dell’inferno – nell’insieme, pare che questo tipo umano nutra un rispetto sacro per il “morto in quanto morto”; esso è reso intoccabile, non deve essere giudicato. Esisterebbe per loro una “privacy” da non violare del morto in quanto morto. Pretesa irrazionale anzi sragionante, dato che Fabo stesso ha voluto che la sua morte fosse altamente pubblica, ne ha fatto un caso mediatico, polemico e politico allo scopo di strappare una legge per il suicidio assistito in Italia – fatto pubblico che ho il diritto di biasimare e mal giudicare.
Le stesse accuse si scatenarono, due anni fa, per l’articolo “Morta di libertà – Era solo un topino”, sul tragico caso della quattordicenne trovata sulla spiaggia a Messina nell’agosto 2015. Inizialmente un cadaverino senza nome,con i piercing della setta “dark”. Poi la polizia ha ricostruito che la ragazzina era uscita da una discoteca, s’era sentita male per droga o ubriachezza, e i suoi “amici” di balera l’avevano abbandonata lì a morire, “amici” dark – scrivevo – che appena sei caduta in spiaggia se ne sono scappati, e per tre giorni non hanno detto nulla, tremanti come vermi – vermi quali sono, quali sono stati educati a divenire: sballo, egoismo, narcisismo, sensualismo, trasgressione, in una parola, “Libertà”.
Anche qui reazioni urlanti e sbavanti: “Hai mancato di rispetto!”, alla morticina ed alla sua famiglia, perché avevo messo in rilievo che il padre del povero topino, che non sapeva nemmeno dove fosse la ragazza, aveva altri figli da “precedenti convivenze”: “Chi sei tu per giudicare?”, e ancora e sempre “manchi di pietà”. Eppure il pezzo era gonfio di addolorata, adirata pietà per quella povera bambina abbandonata alle “libertà” che l’avevano uccisa.
Istruzione da discoteca.
E’ facile intuire che nell’uno e nell’altro caso emerge sullo sfondo la discoteca; e quindi che quelli che rigurgitano e protestano agitati sono elementi da discoteca. Come questi qui:
Il presidente del consiglio chi è? “Alfano”; “Berlusconi”…Il 25 aprile cos’è? “La Pasqua”, Festa dell’umanità. In che anno è nato Gesù? “Nel 900 avanti Cristo, non so”. “Nel 1800 e qualcosa”, “Anni Trenta…”. Cos’è il suffragio universale? “Secondo me è una catastrofe che può succedere da un momento all’altro”. ….
E’ un video che ha allarmato molto Giulietto Chiesa
e giustamente: come si può comunicare con gente che non ha i minimi rudimenti di cultura generale per capire quel che avviene nella società e nel mondo, i fatti e gli eventi che noi andiamo faticosamente spiegando? “E’ la massa con cui ci illudiamo di poter parlare. Persone che non sono in grado di capire nulla – peggio che analfabeti . Pensiamo che questi sono elettori – questa è la fine della democrazia. Sono la manifestazione di un crollo generale della coscienza civile, morale e intellettuale del paese. Sono in realtà delle vittime”.
Ovviamente questa massa ballonzolante non è fatta di miei lettori abituali. Tenderei anzi a ritenere che non leggano mai nulla. Però, quando un articolo come quello mio di “Fabo il DJ” colpisce ed urta casualmente uno di loro, essi se lo diffondono tra loro attraverso i social media, e se ne sentono offesi – anzi colpiti fisicamente. Personalmente loro. Ciò è ovvio, dato che, non leggendo niente, non conoscono i moduli retorico-letterari di un autore, né – soprattutto – sono in grado di cogliere i doppi registri dell’espressione scritta non-elementare: la pietà sotto l’irata denuncia, la compassione sottesa al crudo realismo; quindi non sono capaci di leggere con ironia e presa di distanza.
Molti di quelli che mi hanno insultato per “aver mancato di rispetto” a Fabo (o al topino) sono ricorsi ad una terminologia singolare: “L’articolo di Blondet mi fa vomitare”: Molti più di quanto è verosimile hanno usato questa parola: “Vomito”. “Rigetto”, e simili. Scelta rivelatrice: non è infatti il cervello che governa il vomito, bensì il sistema nervoso simpatico, quello da cui erano governati i movimenti dei dinosauri. Il vomito è uno spasmo psicofisico dei gangli rettiliani.
Rigetto della realtà
Ma cosa è in fondo che provoca in essi il riflesso del vomito, non la critica ma il rigetto puro e semplice, come fosse non una critica ma un veleno e un cibo avariato? Che cosa è che non riescono a digerire e incorporare?
Mi sembra evidente: la realtà. La realtà nuda e crudele. Senza infingimenti né edulcorazioni. Essi non vogliono che gli si dica che la condizione umana è quella lì, ha la sofferenza e la morte dietro l’angolo, richiede una scelta fondamentale fra il “divertimento” e la crocifissione – sì, la crocifissione che aspetta ogni uomo, e il rischio dell’eterna dannazione e la necessità di scegliere l’eterna salvazione – nozioni che tutto il mondo, dal “mercato” alla pubblicità al Papa, li ha aiutati a cancellare. Nei miei pezzi leggono la realtà cruda e anche crudele: e ovviamente accusano me di esser crudele, di mancare di carità, di compassione – non sanno, i ragazzoni vomitanti, che io ho 35 anni di professione da inviato speciale: ho visto cadaveri di uccisi a Sarajevo, il sangue raggrumato su cui posavano nugoli di mosche; ho visto le montagne di corpi gonfi in Thailandia dopo lo tsunami, ho visto i corpi calcinati sotto le Twin Towers, ho visto i corpi leggeri come piume di vecchiette scheletriche morte di fame in Somalia; ho rischiato anch’io personalmente la morte per un colpo di mortaio o di cecchino – insomma so di quel che parlo. E mi pare che la carità che vi devo, ragazzi da discoteca, è proprio di avvertirvi: la Realtà è cruda e crudele, non nascondervi che non ha molto “rispetto”, non farà sconti al vostro sentimentalismo, perché a questo si riduce il vostro “rispetto” per Fabo: a sentimentalismo.
Essi sono offesi personalmente, e alcuni l’hanno anche scritto, in quanto discotecari compartecipi alla vita di Fabo e del povero topino abbandonato: “Chi sei tu per giudicare? Se Dj non è un lavoro serio, è serio fare il giornalista?”. Anche questo è ben comprensibile: questi giovani da discoteca sono in maschera, orecchini, piercing, tatuaggi, abitini sexy da discoteca le donne trucccatissime…Nel mio articolo su Fabo, come sul povero topino uscito da una discoteca per morire abbandonata sulla spiaggia a Messina, hanno visto se stessi. Si sono visti in uno specchio non deformante e non seducente, senza trucco né piercing né pettinature a cresta colorata, ma come sono. Da qui il vomito. Ed accusano lo specchio, non se stessi. Con una rabbia eccessiva che mal nasconde un terrore metafisico, il sospetto che che l’Inferno esista. Cosa che bisogna censurare per non urtarli.
Sono i nostri snowflakes, nella versione italica, dunque trash; come i loro delicati colleghi americani (che almeno sono universitari) anche loro vogliono un “safe space”, uno spazio che li isoli dai traumi vitali, creature troppo delicate per sopportarli. Una bolla che li protegga dagli urti della realtà che non tiene conto dei loro delicati sentimenti, dei loro preziosi “Io”, come quelli americani vogliono essere difesi dal politicamente scorretto; esigono imperiosamente che la società risparmi loro il contatto urticante con la realtà nuda e cruda e le questioni difficili che pone slla sofferenza e la morte. E si avventano contro chi gliela mette sotto il naso: taci! Ti vomitiamo! Ti facciamo tacere!
Perché la comicità dei personaggi da discoteca ripresi nel video non inganni: sono pericolosi. Perché votano, come ha ricordato Chiesa. E il fatto che, dopo l’azione di propaganda organizzata dai radicali a spese del “DJ Fabo”, oltre il 70 per cento degli italiani abbia detto nei sondaggi di volere una legge sull’eutanasia, e subito-subito, già dovrebbe dirci come questi pretesi “liberati” sono le vittime più passive del Sistema. Direte che il 70 per cento degli italiani non sono discotecari; vero, ma il 70-80 per cento degli italiani sono analfabeti di ritorno, quindi incapaci di esercitare il minimo spirito critico e di ravvisare i trucchi della propaganda che (agendo sul loro sentimentalismo) li porta dove vuole, menandoli per il naso.
La “negazione del reale” li rende già complici e servi incoscienti, anzi omogenei della ideologia terminale, il totalitarismo della dissoluzione, il cui scopo è rovesciare il male in bene, il falso in vero, e fare dell’innaturale la nuova “natura”. Si veda la teoria del “gender” imposta alle scuole di tutto l’Occidente, che è l’ideologia che nega la stabilità dei sessi, asserendo che sono un dato storico-culturale, e una “scelta”.
Qualche settimana a fa a Madrid circolava questo bus. La grande scritta dice: “I bambini hanno un pene, le bambine hanno la vulva. Non ti far ingannare”.
Ebbene: i media progressisti hanno bollato questo come “autobus dell’odio”, opera (malvagia per definizione) di “un gruppo cattolico reazionario”; i militanti trasgender e omosessuali si sono rivolti ad un procuratore, il quale ne ha vietato la circolazione a Madrid. Con il plauso di una parte della popolazione. Scrivere che i bambini hanno il pene e le donne la vulva “è offensivo”. Manca di rispetto.
Chi non si accorge del nuovo totalitarismo repressivo che questo episodio rivela? Ma i “discotecari”, naturalmente. Quelli che già, appena qualcuno gli pone davanti lo specchio della realtà che li mostra quali sono, e non quali s’illudono di essere, strillano che deve esser fatto tacere, silenziato, ucciso, in quanto nemico della civiltà moderna.
Il che dice quanto costoro siano politicamente pericolosi. Loro che “non si occupano di politica”, che non sanno cosa è il suffragio universale, saranno – anzi già sono – la massa di psico-poliziotti che volontariamente imporranno la censura e la persecuzione di coloro che il Sistema indicherà come colpevoli. Loro che manco sanno quando è nato Gesù, già urlano: morte ai cattolici, a quelli che ricordano che esiste l’inferno e ci si rischia di andare! Non hanno carità! Obbedite a Papa Francesco! Questi spareranno il colpo alla nuca. Non c’è gente più feroce dei sentimentali.
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