TANTE BALLE ROSSE ATTORNO AL CASO RIACE

di Francesco Storace

Bisogna smontare la propaganda e non solo scovare e denunciare le tante, troppe irregolarità amministrative: l’imbroglio di Riace è conclamato ogni giorno e gli attacchi della sinistra a Salvini in difesa del sindaco demagogo agli arresti domiciliari ne rappresentano prova.

Il Tg3 intervista una signora di colore, è addolorata per la partenza, “qui ci siamo integrati e abbiamo tutto”. Talmente integrati che non pronuncia una sola parola in lingua italiana.

Si scopre, con una superficialità tutta politichese, che a Riace si usava persino una moneta locale. Ma è Calabria e non Svizzera.

È normale che si debba mantenere un cosiddetto progetto che mira a sostituire gli italiani con gli immigrati? La sostituzione etnica in quale articolo della Costituzione è stabilita?

La balla della deportazione: la circolare del Viminale non impone proprio nulla. Lo Sprar a Riace è servito – secondo i magistrati – a frodare la legge. Gli immigrati che vogliono continuare ad essere assistiti da quel tipo di progetto possono andare in altri comuni. Nessuno è obbligato a lasciare il paese: la differenza è che se resta a Riace non lo fa più a spese nostre. E nemmeno rendicontate.

Sono sparite le femministe: strillano, strillano, ma non contro l’unica vergogna che dovrebbe motivare la loro indignazione. Niente, nemmeno una parola contro i matrimoni combinati per ottenere “la legalità”. È Medioevo, ma non se ne sono accorte.

Pare di vivere su un altro pianeta. In tutta Italia i sindaci sono “costretti” ad applicare la legge, perché in uno stato di diritto va rispettata da tutti sempre e comunque. Mimmo Lucano invece no. Secondo i suoi tifosi estremisti lui vale più di chiunque altro, per il sindaco di Riace le norme non si applicano.

Parlano di umanità per nascondere le illegalità, ecco che cosa succede.

Ma poi, di che stiamo parlando. Un paesino di duemila anime, ma con centinaia di immigrati. Zero prospettive di lavoro per gli italiani, si sopravvive solo grazie ai contributi pubblici. Si fa così l’integrazione? “Siamo alle comiche d’avanspettacolo”, ho letto su Twitter in risposta agli strepiti dei compagni modello Capalbio che a casa loro non vogliono migranti.

Se su Riace si indaga; se il Viminale revoca progetti evidentente illegali; non è perché in questi quattro mesi Salvini si è alzato ed è andato a scoprire tutte le magagne. Semmai le ha messe a nudo. Perché il via libera a verificare che cosa succedeva nel comune calabrese era stato dato da un altro ministro dell’Interno, Marco Minniti.

Ma nessuno brucia in piazza un manichino che lo raffigura; anzi, lo vogliono portare – i renziani – alla segreteria del Pd. Più facile attaccare Matteo Salvini; che per costoro è il bersaglio più facile, il nemico da colpire. È la solita doppiezza comunista che li caratterizza.

E non è certo casuale che se ne sia fatto portatore ieri Zingaretti, che attacca Salvini per ragioni congressuali interne al Pd e non contesta ancora Minniti se non quando si candiderà formalmente. Su questa brutta storia di Riace a vergognarsi devono essere invece proprio i ballisti in maglietta rossa.

Al Viminale – ieri come oggi – stanno facendo la cosa giusta.

Francesco Storace