di Gianluca Marletta
Un viaggio tra “impossibili” Promesse del Cielo e “assurde” devozioni: dalla promessa del Sacro Cuore fino al culto della Divina Misericordia (passando per Rue Le Bac e Fatima).
Medagliette della Madonna a detta di molti “miracolose” e a cui vengono attribuite guarigioni e conversioni che hanno fatto la storia; promesse di Salvezza che “valgon bene” Nove o Cinque messe i primi venerdì o sabati del mese (a seconda della versione); Coroncine misericordiose da recitare al capezzale foss’anche del più putrido peccatore con la sicura speranza di un’assistenza divina! E’ questo il mondo delle “impossibili promesse” e delle “assurde” devozioni che pure affollano la storia e l’immaginario del Cattolicesimo profondo degli ultimi secoli: devozioni, pratiche e speranze che suscitano scetticismo o ironia presso i credenti “adulti”, disinteresse o peggio presso tutti coloro che ritengono, a torto o a ragione, di possedere un intelletto “profondo” e “illuminato”, ma che pure risalgono a “rivelazioni” di grandi santi, spesso certificate e promosse da Pontefici e “corroborate” –se così si può dire- da eventi straordinari e da effusioni di Grazia clamorose.
Sia ben chiaro, di fronte a realtà del genere lo scetticismo e il dubbio rimangono reazioni sane e normali. Si prenda, ad esempio, la cosiddetta Grande Promessa del Sacro Cuore di Gesù, che sarebbe stata comunicata dal Signore in persona a Santa Margherita Maria Alacoque: cosa ci può essere di più assurdo, e per certi versi irritante, di una “rivelazione” in cui si assicurerebbe la grazia del pentimento finale, e dunque della Salvezza, a chiunque abbia ricevuto la Comunione i Primi Venerdì del mese per nove mesi consecutivi, persino (persino!) a chi successivamente tornasse ad una vita di peccato?
Qui, evidentemente, lo scetticismo non è solo quello che potrebbe cogliere un “figlio spirituale” di Scalfari o Umberto Eco, ma anche quello di chiunque sia abituato a porsi domande; anche di una persona come il sottoscritto, che pur venendo da una cultura tutt’altro che razionalista eppure fortemente “intellettuale” perchè nutrita fin da giovane da letture “esoteriche” e da riflessioni “metafisiche”, non può non nutrire una certa, innata (spocchiosa?) diffidenza verso tutte le manifestazioni della cosiddetta religiosità “popolare”.
Non può infatti non sconcertare e destabilizzare l’idea che il dono della Salvezza possa essere “svenduto” a così poco prezzo, in una prospettiva che pare “inflazionare e svilire la Misericordia”, per giunta legandola all’adempimento di un atto formale che –in prospettiva umana- potrebbe persino apparire “banale”. Ma sconcerta anche, specie all’occhio di uno storico, che tali “pie pratiche” non siano apparse nella storia del Cristianesimo per più di 1700 anni e che si concentrino, al contrario, tutte o quasi nel ristretto spazio di tempo degli ultimi secoli: la tentazione, dunque, di derubricarle alla stregua di ingenue creazioni di un certo clima sentimentalistico-devozionale tipicamente moderno può essere forte.
E se, al contrario, ci trovassimo al cospetto d inequivocabili “segni dei tempi”?
Malgrado le nostre perplessità, la questione delle “promesse impossibili” e delle “assurde devozioni” sembra tuttavia conservare un suo mistero, a dispetto della loro apparente irragionevolezza: troppe testimonianze, troppe grazie sembrano essere legate a queste pratiche per poter derubricare il tutto al livello di banali superstizioni. Qualcosa di misterioso, di irriducibile e di ineffabile, sembra celarsi dietro tali realtà; secondo una Sapienza che, probabilmente, non è di questo mondo, una Sapienza che però, insegnava il Maestro, non sempre è data a chi “sapiente” ritiene o pretende di esserlo.
E’ se fosse invece un clamoroso “segno dei tempi” questa apparente insensatezza della Misericordia divina? Uno di quei segni veri, biblicamente manifestatosi “con mano potente e braccio teso”, del tutto diversi da quelli che tali vengono ritenuti dai teologi a la page, per i quali “leggere i segni dei tempi” è spesso traducibile come adeguarsi all’ultima (o penultima) moda del mondo?
E se fosse questa l’estrema (ultima?) risposta della Provvidenza di Dio ad un tempo (quello sì) insensato e assurdo, dove le tracce di Dio vengono alacremente cancellate da un’umanità mai come oggi così lontana da Cristo? Potrebbe, dunque, essere anche questa la “mano tesa” del Cristo offerta agli Apostoli giunti alla fine del viaggio e terrorizzati dal mare in tempesta di un tempo “dannato” in cui il dono della Salvezza sembrerebbe realmente precluso alla maggior parte dell’umanità?
Stiamo esagerando? Siamo vittime di deliri apocalittici o della sindrome dei “profeti di sventura” così duramente biasimata anche da neo-canonizzati Pontefici? Difficile rispondere. Questo piccolo escursus storico sulle “devozioni impossibili” degli ultimi tre secoli, tuttavia, potrà forse regalarci se non certezze, certamente affascinanti segni e salutari domande da porsi.
Un precedente illustre: lo Scapolare del Carmelo.
In realtà, certe “incredibili promesse” da parte del Cielo avrebbero almeno un precedente pre-moderno quanto mai illustre: parliamo della Promessa che la Vergine Maria avrebbe assicurato a coloro che avrebbero vestito con devozione lo Scapolare Carmelitano (detto anche Abitino e, spesso, sostituito dall’equivalente medaglietta specie presso i devoti laici). Tale Promessa sarebbe stata comunicata rivelata a San Simone Stock, priore dell’Ordine del Carmelo, durante un’apparizione avvenuta il 16 Luglio 1251; queste le parole che l’avrebbero accompagnata:
«Prendi figlio dilettissimo, prendi questo scapolare del tuo Ordine, segno distintivo della mia Confraternita, privilegio a te e a tutti i Carmelitani. Chi morrà rivestito di questo abito non soffrirà il fuoco eterno; questo è un segno di salute, di salvezza nei pericoli, di alleanza di pace e di patto sempiterno».
Tale promessa, inoltre, sarebbe stata confermata e addirittura ampliata a seguito di una successiva apparizione mariana a cui avrebbe assistito Papa Giovanni XXII, durante la quale la Vergine avrebbe rivelato il cosiddetto “privilegio sabatino”, ovvero la promessa di essere liberati dal Purgatorio il sabato successivo alla propria morte, a quei fedeli che avrebbero unito alla devozione dello Scapolare una pratica costante fatta di particolari preghiere e pratiche spirituali[1].
Tuttavia, e malgrado tale illustrissimo precedente (che chiama in causa uno dei “centri” della spiritualità cattolica, quale l’Ordine del Carmelo), è evidente che l’esplosione di tali “promesse” è tutta collocabile in età moderna, specie (sarà un caso?) a ridosso di quelle “rivoluzioni anticristiane” che avrebbero via via de-popolato la Chiesa e secolarizzato la società.
Santa Margherita Maria Alacoque: la Grande Promessa del Sacro Cuore e “l’eccesso della Misericordia”.
Santa Margherita Maria Alacoque, consacrata e mistica francese della fine del XVII secolo, protagonista della diffusione di quel culto del Sacro Cuore di Gesù che così grande importanza ha avuto nella spiritualità e nella devozione cattoliche dei secoli successivi, è anche la protagonista della più conosciuta fra le “assurde promesse” di cui parliamo in questo articolo. Era l’anno 1674, quando la suora del monastero della Visitazione, già nota per presunte manifestazioni e apparizioni del Cristo, avrebbe ricevuto questo incredibile messaggio:
“Io ti prometto, nell’eccesso della Misericordia del mio Cuore, che il mio Amore Onnipotente concederà a tutti quelli che si comunicheranno al primo Venerdì del mese per nove mesi consecutivi, la grazia della perseveranza finale. Essi non moriranno in disgrazia, né senza ricevere i Sacramenti, servendo loro il mio Cuore di asilo sicuro in quell’ora estrema”.
Stiamo parlando della celeberrima Promessa dei Primi Nove Venerdì del Mese, oggi caduta nel dimenticatoio insieme a molte altre e vista con imbarazzo soprattutto da parte del clero, ma alla quale fu attribuita così grande importanza al punto che Papa Benedetto XV volle inserirla –cosa piuttosto inusitata- nella stessa Bolla di Canonizzazione della santa!
Innumerevoli, peraltro, sarebbero le testimonianze di grazie e conversioni clamorose (spesso in articulo mortis) attribuite a tale pratica. Fra tutte, la più clamorosa è forse quella del tranviere romano Bruno Cornacchiola, uomo di costumi piuttosto libertini ma, al contempo, protestante fanatico e feroce nemico del Cattolicesimo, dei preti e soprattutto del culto mariano –aveva persino organizzato un tentativo di uccisione del Papa durante la visita del Pontefice nel quartiere di Testaccio- che nell’anno 1947 sarebbe stato protagonista dell’apparizione della Vergine Maria nella zone delle Tre Fontane, a Roma. A seguito di tale apparizione, il tranviere romano anticlericale si ritroverà ipso facto convertito al Cattolicesimo e latore di un messaggio di profondo contenuto teologico -su cui, c’è da dire, la Chiesa non si è ancora pronunciata definitivamente- ma nel contesto del quale, la Vergine avrebbe tra l’altro rivelato:
“Io sono la Vergine della Rivelazione. Tu mi perseguiti. Adesso basta! Entra nel santo ovile. Quello che Dio ha promesso è e resta immutabile: i Nove Venerdì del Santo cuore, che tu hai celebrato, spinto dall’amore della tua fedele sposa prima che tu prendessi definitivamente la via dell’errore, ti hanno salvato”.
Rue du Bac e la “medaglia miracolosa”.
Santa Margherita Maria Alacoque muore nell’anno 1690, proprio a ridosso di quel XVIII secolo, età dei “lumi” secondo la mitologia laica e illuminista, che a partire dalla sua Francia segnerà le tappe di una progressiva scristianizzazione dell’Occidente e del mondo; ed è difficile, col senno del poi, non vedere in questo una sorta di “segno”.
Ma più evidente ancora, se vogliamo, è la “provvidenzialità storica” insita in un altro evento miracoloso che nell’anno 1830 avrà come scenario ancora la Francia e Parigi in particolare, città che aveva visto solo qualche decennio prima l’infuriare della Rivoluzione del 1789 e che, proprio in quell’anno, vedrà l’esplodere i famosi Moti del 1830, primi di una serie di “rivolte” laiciste e borghesi che, culminate nel 1848, getteranno le basi di tutti i movimenti nazionalisti, socialisti e anticristiani che sconvolgeranno il mondo nel secolo successivo. Tutto ebbe inizio nella notte fra il 18 e il 19 Luglio di quell’anno, con una serie di apparizioni prima di un essere bellissimo dalle forme bambine che si qualifica come un angelo, poi della Vergine Maria in persona, ad una suora del convento di Rue Le Bac a Parigi di nome Caterina Labouré (futura Santa Caterina Labouré). Fra le varie rivelazioni, la Vergine trasmette a quest’anima eletta l’immagine di un medaglia di forma ovale dove una serie di profondi simboli mariani contornano un’immagine della Vergine dalle cui mani si proiettano raggi di luce verso la Terra: sono il simbolo stesso, dirà l’Apparizione, della grazie che la Madre di Dio vuole riversare su coloro che gliele chiederanno. La Vergine stessa ordina di fabbricarne quante più possibili e promette grazie a tutti coloro che la porteranno:
“Fate coniare una medaglia su questo modello. Tutte le persone che la porteranno riceveranno grandi grazie, specialmente portandola al collo; le grazie saranno abbondanti per le persone che la porteranno con fiducia”
Tale intervento clamoroso della Grazia viene “giustificato” esplicitamente con l’avvento prossimo di periodi di caos e di sofferenza per la Francia e per il mondo intero:
“I tempi sono cattivi. Gravi sciagure stanno per abbattersi sulla Francia. Il trono sarà rovesciato. Tutto il mondo sarà sconvolto da disgrazie d’ogni specie”.
Nei due anni successivi, la medaglia fu coniata in migliaia di copie, milioni nei decenni successivi; e tale devozione fu subito presa molto sul serio da una Gerarchia ecclesiastica che, all’epoca, non sembrava affatto disdegnare i “profeti di sventura”, specie se si chiamano Maria Vergine, e che sembrava ben cosciente della “drammaticità dell’ora presente”. Oltretutto, da ogni parte del mondo sembrano via via giungere testimonianze sempre più incalzanti di come tale “piccolo segno” stesse veicolando una cascata di grazie, guarigioni e conversioni clamorose, al punto che di lì a poco tutti cominciarono a chiamare il simbolo di Rue Le Bac Medaglia Miracolosa.
…e l’ebreo agnostico si convertì all’istante!
Storia della “vittima” più illustre della Medaglia Miracolosa.
Tra le innumerevoli testimonianze legate alla Medaglia Miracolosa, la più celebre è certamente quella della conversione dell’ebreo francese Alphonse Ratisbonne. Ricco rampollo di una famiglia israelitica d’Oltralpe, viaggiatore sfaccendato, fidanzato con una piacente fanciulla di nome Flora e in attesa di sposarsi, agnostico con un piede nell’ateismo, il Ratisbonne viene ospitato a Roma dal suo amico barone Theodore De Bussierès, fervente cattolico e devoto mariano, che lo sfida letteralmente ad una sorta di sacra “singolar tenzone”, offrendogli la Medaglia di Rue Le Bac e chiedendogli semplicemente di portarla al collo, cosa che il Ratisbonne farà “portandola come un ninnolino”. Questo fino a quando, la mattina del 20 Gennaio di quell’anno durante una visita alla chiesa di Sant’Andrea delle Fratte dietro Piazza di Spagna, Alphonse non viene letteralmente investito dalla Grazia, che gli si presenta sotto forma di un’apparizione della Vergine che trasmuterà all’istante la sua esistenza:
“La Chiesa di S. Andrea delle Fratte -così egli stesso racconterà in seguito- era piccola, povera e quasi sempre deserta. Quel giorno ero solo o quasi solo. (…). Ricordo soltanto che un cane nero scodinzolava dinanzi a me… Ben presto anche quel cane disparve. La Chiesa intera disparve; io non vidi più nulla… O meglio, mio Dio, io vidi una sola cosa! Come potrei parlarne? La parola umana non può facilmente esprimere ciò che è inesprimibile. Quando arrivò il barone De Bussières mi trovò col volto rigato di pianto. Non potei rispondere alle sue domande… tenevo in mano la medaglia che avevo appesa al collo e coprivo di baci l’immagine della Vergine…Era Lei, sicuramente Lei!
Non sapevo dove ero, non sapevo se ero Alfonso o un altro; provavo in me un tale cambiamento che mi pareva essere un altro; cercavo di ritrovare me stesso e non mi ritrovavo… Non riuscivo a parlare; non volevo dire niente; sentivo in me qualche cosa di solenne e di sacro che mi costringeva a cercare un sacerdote”.
Più tardi, calmatasi la vivissima emozione provata, così spiegò all’amico “Ero da pochi istanti nella chiesa di S. Andrea, quando, improvvisamente, mi sentii afferrato da un turbamento inesprimibile. Alzai gli occhi; l’edificio intero era come scomparso ai miei sguardi; una sola cappella aveva concentrato tutta la luce. In un grande fascio di luce, mi è apparsa, dritta, sull’altare, alta, brillante, piena di maestà e di dolcezza, la Vergine Maria, quale si vede sulla Medaglia Miracolosa; una forza irresistibile mi ha spinto verso di Lei. La Vergine mi ha fatto segno con la mano di inginocchiarmi. Mi è parso che dicesse: ‘Bene!’ Non mi ha parlato, ma io ho compreso tutto “.
Il risultato finale é che l’ex-agnostico si fa battezzare il 31 Gennaio dello stesso anno, abbandona carriera, soldi e promesse di nozze per divenire sacerdote cattolico nell’anno 1848 e termina la sua esistenza terrena in Terra Santa, ad Ain Karem, il luogo della Visitazione della Vergine Maria ad Elisabetta, nel 1884.
Fatima 1917: la devozione al Cuore Immacolato di Maria e la promessa dei primi Cinque Sabati.
Meno di un secolo dopo, un altro evento straordinario (nel senso letterale di non-ordinario) scuote il mondo cattolico. Il tempo, tuttavia, è trascorso e l’albero anticristico della modernità sta già mostrando alcuni dei suoi frutti… Siamo nel 1917, è il sogno della Belle Epoque di costruire un paradiso terrestre piccolo-borghese al ritmo del can-can sta già imputridendo da anni nelle trincee della Grande Guerra insieme ai cadaveri di 9 milioni di soldati: e questo sarà solo l’inizio di quella mattanza senza fine di corpi (e ancor più di anime) che chiamiamo Ventesimo Secolo.
Dell’evento di Fatima, probabilmente, non si smetterà di parlare fino alla fine dei tempi; eppure, normalmente, fra i tanti temi più o meno interessanti ad esso collegati –terzi o quarti segreti più o meno rivelati al pubblico, vere o presunte omissioni, vere o presunte profezie apocalittiche, miracoli del sole a cui assistettero 70.000 persone (tra cui giornalisti di quotidiani atei e gendarmi dell’allora governo anticlericale portoghese), e persino dibattiti e polemiche fra Cristiani e Musulmani sul perché la Vergine abbia scelto di apparire in una località che …porta il nome della venerata figlia del profeta Muhammad- l’elemento forse più importante dell’Apparizione sembra di solito rimanere ai margini. Stiamo parlando della terribile visione dell’Inferno “dove ardono le anime dei poveri peccatori” mostrata ai “pastorelli” nel contesto del Primo Segreto, ma anche, della meravigliosa promessa di salvezza ad essa correlata. Con queste parole la descrive la veggente Lucia Dos Santos, all’epoca ormai suora consacrata:
“Il 10 dicembre 1925 mi apparve in camera la Vergine Santissima e al suo fianco un Bambino, come sospeso su una nube. La Madonna gli teneva la mano sulle spalle e, contemporaneamente, nell’altra mano reggeva un Cuore circondato di spine. In quel momento il Bambino disse: “Abbi compassione del Cuore della Tua Madre Santissima avvolto nelle spine che gli uomini ingrati gli configgono continuamente, mentre non v’è chi faccia atti di riparazione per strapparglieLe”. E subito la Vergine Santissima aggiunse: “Guarda, figlia mia, il mio Cuore circondato di spine che gli uomini ingrati infliggono continuamente con bestemmie e ingratitudini. Consolami almeno tu e fa sapere questo: A tutti coloro che per cinque mesi, al primo sabato, si confesseranno, riceveranno la santa Comunione, reciteranno il Rosario e mi faranno compagnia per quindici minuti meditando i Misteri, con l’intenzione di offrirmi riparazioni, prometto di assisterli nell’ora della morte con tutte le grazie necessarie alla salvezza”.
La devozione dei Primi Cinque Sabati del mese con la consacrazione al Cuore Immacolato di Maria sembra quasi, se così si può dire, una “riedizione” in forma più semplice della Grande Promessa di Gesù a Santa Margherita Maria Alacoque; un modo ancor più immediato e diretto di offrire una “scialuppa di salvataggio” ad un’umanità ormai naufragata nel caos e nella dissoluzione.
Cinque sabati in cinque mesi per …salvare la propria anima dalla morte! Ancora una volta, il tutto sembra esagerato, assurdo, forse persino “ingiusto” se visto nell’ottica di una giustizia umana. Eppure non basta! Negli stessi anni, dall’altra parte dell’Europa, il Cielo sembrerebbe aver parlato ancora: questa volta, avvertendo esplicitamente l’umanità dell’imminente fine dei tempi e della necessità di scegliere una volta per tutte la Misericordia per poter scampare dalla Divina Giustizia.
Santa Faustina Kovalska e le Promesse della Divina Misericordia.
Su Santa Faustina Kovalska, suora polacca della Congregazione della Beata Vergine Maria della Misericordia, si potrebbero scrivere enciclopedie intere: mistica straordinaria, persona che viveva in un clima di soprannaturalità che solo pochi grandi santi hanno sperimentato con altrettanta costanza, autrice di un Diario che contiene alcune delle più belle pagine di spiritualità della storia più recente della Chiesa (a cui molto attingerà il connazionale Giovanni Paolo II, che la canonizzerà nel 2000). L’aspetto a cui, nell’immaginario collettiva, è legato maggiormente il suo ricordo è, tuttavia, quello del Culto della Divina Misericordia, che gli sarebbe stato rivelato direttamente dal Cristo nel corso di numerose apparizioni e locuzioni interiori. Il messaggio della Divina Misericordia appare sconvolgente per quanto semplice e diretto: l’umanità si sta avvicinando a grandi passi verso i Tempi Ultimi (anzi, ultimissimi) e il Giudizio incombe su tutti; per questo motivo, il Cristo richiede l’istituzione di un culto ufficiale alla Sua Divina Misericordia, presentata senza mezzi termini come l’ultima ancora di salvezza donata all’umanità finale:
“Parla al mondo della Mia Misericordia…Questo è un segno per gli ultimi tempi, dopo i quali arriverà il Giorno della Giustizia. Fintanto che c’è tempo ricorrano alla sorgente della Mia Misericordia…”
“Prolungo loro [ai peccatori] il tempo della Misericordia, ma guai a loro, se non riconosceranno il tempo della Mia venuta.”
“Prima del giorno della giustizia mando il giorno della Misericordia.”
“Chi non vuole passare attraverso la porta della misericordia, deve passare attraverso la porta della Mia giustizia.”
Siamo nel 1938, lo stesso anno in cui, all’età di 33 anni, Suor Faustina concluderà il suo breve ma straordinario passaggio in questo mondo. Qualche anno prima, nel 1931, Suor Faustina avrebbe beneficiato di un’apparizione in cui Gesù si sarebbe mostrato nelle vesti del Misericordioso e avrebbe ordinato alla religiosa di riprodurre con esattezza tale immagine; aggiungendo ancora una volta una promessa:
“L’Anima che venererà questa immagine non perirà. Le prometto, ancora sulla Terra, la vittoria sui nemici, ma specialmente in punto di morte. Io, il Signore, la proteggerò come Mia Gloria. I raggi del Mio Cuore significano Sangue ed Acqua, e riparano le Anime dall’ira del Padre Mio. Beato chi vive alla loro ombra, poiché non lo raggiungerà la mano della Giustizia Divina. Proteggerò, come una madre protegge il suo bambino, le anime che diffonderanno il culto alla Mia Misericordia, per tutta la loro vita; nell’ora della loro morte, non sarò per loro Giudice ma Salvatore.“.
Insieme all’immagine, Suor Faustina riceve anche la rivelazione della Coroncina della Divina Misericordia, una versione breve del Rosario[2] a cui il Cristo stesso avrebbe attribuito un’importanza straordinaria, specie, ma non solo, in articulo mortis:
“Concederò grazie senza numero a chi recita questa Corona. Se recitata accanto ad un morente non sarò giusto Giudice, ma Salvatore”.
Sempre Suor Faustina avrebbe ricevuto dal Cristo l’intenzione che la Chiesa dedicasse un giorno speciale alla sua Divina Misericordia:
“Desidero che la prima domenica dopo Pasqua sia la Festa della Mia Misericordia. Figlia Mia, parla a tutto il mondo della Mia incommensurabile Misericordia! L’Anima che in quel giorno si sarà confessata e comunicata, otterrà piena remissione di colpe e castighi. Desidero che questa Festa si celebri solennemente in tutta la Chiesa.”
Tale desiderio sarà ottemperato da Giovanni Paolo II, nell’anno 2000, con l’istituzione della Festa della Divina Misericordia nell’Ottava di Pasqua (Domenica “in Albis”).
I doni dell’Undicesima Ora.
Giunti infine al termine di questa lunga carrellata di promesse e devozioni, di fede e di miracoli, di storia e metastoria, non pretendiamo certo che tutti i dubbi del lettore (e in verità anche i nostri) siano semplicemente svaniti come nebbia al sole: molto di ciò che è stato raccontato, infatti, darà forse il là più a domande che a risposte. E tuttavia, volendo seguire la sottile linea rossa che sembrerebbe collegare tali eventi, non può non emergere una costante: questi interventi della Misericordia Divina, infatti, apparirebbero strettamente collegati a quella gigantesca crisi spirituale che va sotto il nome di “mondo moderno”, il quale, visto da tale prospettiva, null’altro sarebbe se non il drammatico preludio alla Fine dei Tempi! Ed è questo, forse, uno degli aspetti della vicenda che più sconcerta e infastidisce molti di noi, credenti compresi: dove sono, dunque, le magnifiche sorti e progressive che ci hanno insegnato a scuola? Dov’è, in tutto ciò, l’idea del progresso indefinito dell’umanità che persino molti cristiani sembrano aver sposato entusiasticamente negli ultimi decenni? Dov’è il “paradiso in terra” dell’umanità naturaliter cristiana del cui avvento c’hanno parlato anche illustri teologi?
Le “rivelazioni” di cui sopra, al contrario, sembrerebbero offrire una visione della storia e del mondo radicalmente opposta: nessun “paradiso in terra” costruito dall’ingegno umano ci attende, quanto piuttosto la “fine delle fini”, la Grande Purificazione di un mondo impazzito e senza Dio, nel cui drammatico contesto, tuttavia, l’uomo non è lasciato da solo, ma viene anzi assistito come non mai da segni potenti ed effusioni straordinarie di Grazia (perché, come scrive l’Apostolo, “la grazia sovrabbonda dove abbonda il peccato”[3]).
Perché, bisogna riconoscere, se solo per un attimo volessimo scegliere davvero di dar credito alle “rivelazioni” di cui abbiamo trattato in quest’articolo, forse alcuni dubbi potrebbero anche risolversi: se con occhio oggettivo (e soprattutto cristiano) volessimo infatti giudicare i tempi in cui viviamo (e in cui, in verità, ci trasciniamo da più di due secoli), non apparirebbe forse in tutta la sua crudezza la realtà di un mondo il cui “progresso” è stato, innanzitutto, un “conquistare la terra dimenticando la propria anima”, nello sforzo costante di cancellare Dio da ogni aspetto della vita e della coscienza? E oggi come oggi, essendo questo processo giunto al suo limite estremo, non possiamo non constatare (sempre volendo guardare le cose con occhio cristiano) quanto la Salvezza sia, apparentemente, lontana dalle vite degli uomini, per la maggior parte dei quali oggi è divenuto difficile (saremmo tentati di dire impossibile) vivere una vita di Grazia? Le “impossibili promesse” sono dunque la Risposta del Cielo a questa condizione obbiettivamente senza precedenti in cui langue l’umanità? Sono forse queste almeno alcune di quelle “grazie sovrabbondanti” che ci sono state promesse fin nelle Scritture? Ed è in questo contesto, dunque, che va letta la prospettiva inusitata di poter accedere ad una “salvezza a poco prezzo”?
Scrive il Vangelo di Matteo a proposito degli operai dell’Undicesima Ora (l’ultima delle ore):
“Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e dà loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi”[4].
Ma è poi davvero giusto dire che tale Salvezza sarebbe svenduta a “poco prezzo” dalle “incredibili promesse” di cui abbiamo parlato, se solo si pensa che, nel mondo secolarizzato di oggi, è già un miracolo trovare qualcuno che sia disposto, superando dubbi, pregiudizi o semplicemente noia, a sottoporsi a nove o cinque messe di seguito o a recitare una breve Coroncina davanti ad un parente moribondo (il quale, come ben sappiamo, secondo la mentalità moderna deve essere tenuto fino alla fine all’oscuro del suo destino per paura che …si spaventi)?
E se la vera tragedia spirituale del mondo d’oggi fosse non tanto “l’assenza della Grazia” o “il silenzio di Dio” immaginato da certi teologi, ma semplicemente l’accidia di chi è troppo stanco e sazio persino da alzarsi dal suo divano per andare a prendere la paga (im)meritata che gli offre il suo Signore?
[1] Le condizioni del Privilegio Sabatino sono: 1) Portare, giorno e notte indosso, l’«Abitino», come per la Prima Grande Promessa; 2) Essere iscritti nei registri di una Confraternita Carmelitana ed essere, quindi, confratelli Carmelitani; 3) Osservare la castità secondo il proprio stato; 4) Recitare ogni giorno le ore canoniche (cioè l’Ufficio Divino o il Piccolo Ufficio della Madonna). Chi non sappia recitare queste preghiere, dovrebbe osservare i digiuni della S. Chiesa (salvo se non è dispensato per legittima causa) e astenersi dalle carni, nel mercoledì e nel sabato per la Madonna e nel venerdì per Gesù, eccettuato il giorno del S. Natale.
[2] La coroncina della Divina Misericordia si recita utilizzando la normale corona di un rosario.
Si inizia recitando, dopo il segno della croce, un Padre nostro, un Ave Maria e il Credo (nella versione del “Simbolo degli Apostoli“).
Sui cinque grani maggiori del rosario si dice: «Eterno Padre, io Ti offro il Corpo e il Sangue, l’Anima e la Divinità del Tuo dilettissimo Figlio e Signore Nostro, Gesù Cristo, in espiazione dei nostri peccati e di quelli di tutto il mondo.»
Sui cinquanta grani minori si dice: «Per la Sua dolorosa Passione, abbi misericordia di noi e del mondo intero.»
Al termine si dice per tre volte: «Santo Dio, Santo Forte, Santo Immortale, abbi pietà di noi e del mondo intero.»
La preghiera termina con la seguente invocazione: «O Sangue ed Acqua che scaturisti dal Cuore di Gesù come sorgente di misericordia per noi, confido in te!»; ed infine nuovamente il segno della croce.
L’ora della giornata particolarmente consigliata per la recitazione sono le Tre del pomeriggio, che secondo la tradizione è il momento del Sacrificio di Cristo sulla croce.
dal blog dell’autore