Due attentati simultanei, in Costa d’Avorio e ad Ankara: che effetto vi fa? Nella prima – ci dicono i media – Al Qaeda nel Maghreb Islamico ha colpito dei turisti sulla spiaggia – potevate esserci voi. Nell’altra, ci dicono i media, il governo Erdogan dice che sono stati i comunisti curdi del Pkk. Potrebbe invece benissimo un false flag di cui Erdogan ha bisogno per invadere la zona curda della Siria: la guerriglia curda colpisce mezzi militari, qui invece è stata fatta una strage ad una fermata d’autobus: il modo migliore per rendere odiosa la causa di chi lo fa. Quando avvengono attentati indiscriminati di questo genere, l’esperienza insegna che è “strategia della tensione”, terrorismo di stato.
I media non vi hanno detto che in febbraio, l’esercito turco ha attaccato il villaggio curdo di Cizre, provincia di Sirnak, l’hanno assediato, ridotto alla fame, bombardato, e infine hanno bruciato vivi o decapitato da 50 a 150 civili che s’erano nascosti nelle cantine. L’unico a raccontarlo è stato un giornalista di Russia Today, un coraggioso americano, William Whiteman, che è andato sul posto ed ha realizzato servizi.
https://francais.rt.com/international/17005-brules-vifs-decapites-kurdes-turquie
http://https://youtu.be/xIj3ENApFjQ
C’è una guerra civile in Turchia, innescata deliberatamente da Erdogan contro una parte dei suoi concittadini. Questa è la Turchia che vogliono far entrare “In Europa”, ed è la Turchia che i gruppi guerriglieri curdi combattono con metodi che è comodo chiamare “terrorismo”- mentre quando fa’ più comodo, è guerra partigiana.
In Costa d’Avorio, i media non spiegano che cos’è “Al Qaeda nel Maghreb Islamico”: Al Qaeda, in Siria, è la formazione saudito-americana i cui feriti vengono curati negli ospedali israeliani; sono i wahabiti e mercenari che gli Stati Uniti hanno tentato in ogni modo di salvare dai bombardamenti russi, asserendo che erano la “opposizione moderata” ad Assad. Quello che ha colpito in Costa d’Avorio, non si vede perché non debba avere gli stessi mandanti. E la stessa motivazione di fondo.
Quale? Il terrorismo è diretto ad influenzare voi. Voi spettatori, pubblico, la opinione pubblica. “Potevo esserci io su quella spiaggia”, avete pensato. “Potevo esserci io, mia sorella, mio figlio, a quella fermata d’autobus”, ha pensato il cittadino medio turco. Non siete sicuri in spiaggia, né a casa vostra. “Bisogna assolutamente fare qualcosa”, avete pensato collettivamente. Il che cosa, l’ha detto nel suo fondo di commento il neo-direttore della Stampa, che è praticamente un israeliano ed ha a cuore il destino ultimo di Sion: bisognerà che l’Europa faccia davvero la guerra contro Al Qaeda, contro il Califfato, siamo stati troppo deboli, poco armati. Adesso bisogna farla finita.
I più attenti di voi si saranno accorti (spero) che gli americani voglio assolutamente che l’Italia entri in guerra contro Al Qaeda in Libia, IS in Libia (che loro stessi hanno armato): insomma sapete da dove viene la pressione per coinvolgerci in guerre senza termine né un ben definito scopo, se non quello di calmare voi, opinione pubblica che si sente minacciata nelle strade e nelle città (in Costa d’Avorio, “Al Qaeda nella Cia Islamica” ha avuto il vantaggio aggiuntivo di colpire gli interessi francesi: come gli Usa, Al Qaeda è una potenza egemone e globale, che agisce nel mondo intero).
Ma qual è lo scopo degli israeliani di nascita, d’accatto e d’onore, come i direttori dei principali media europei? Lo ha scritto la candidata presidenziale Hillary Clinton al miliardario Haim Saban (J naturalmente) per farsi finanziare la campagna dalla nota lobby. “Francamente, Israele non ha fornito ad Hamas una lezione sufficientemente dura, l’anno scorso. Obama si era mostrato troppo duro con il nostro alleato democratico e troppo blando con il nostro nemico islamo fascista”, spiega nella lettera ottenuta dal The Guardian.“Come Presidente, io domani assicurerei allo stato sionista tutti gli appoggi militari, diplomatici, economici e morali necessari per vincere davvero Hamas – e se questo significa uccidere 200.000 abitanti di Gaza, che sia così”.
Duecentomila morti a Gaza. La candidata preferita dai progressisti, Hillary, continua:
“Noi, che siamo democratici realisti, comprendiamo che i danni collaterali sono un sottoprodotto inevitabile della guerra contro il terrorismo. Io, anche se sono una madre, una nonna e instancabile nella difesa dei diritti umani dei bambini [sic!], non arretrerei di un pollice nel permettere ad Israele di bombardare le scuole della Striscia di Gaza da dove lanciano i razzi contro Israele. Quelli che permettono che i loro figli siano utilizzati come scudi umani per i terroristi meritano di vederli sepolti sotto una tonnellata di bombe”.
Per Gaza, Soluzione Finale
Duecentomila morti, il 10 per cento della popolazione di Gaza: è probabilmente questo lo scopo che si sta ventilando? La “soluzione finale” per la Striscia.
Naturalmente, per preparare l’opinione pubblica a questo genocidio, occorre rendere particolarmente odiosi all’opinione pubblica occidentale gli islamici di ogni risma (che ci mettono del loro, bisogna dirlo), far sentire ad europei ed americani che senza la soluzione finale, saranno in pericolo nelle loro città, alle fermate d’autobus. Gli attentati servono perfettamente allo scopo.
Pensate che esagero? E allora vi consiglio di leggere “La Soluzione 30%: quando finiscono le guerre infinite”, pubblicato su Asia Times da “Spengler”. Qui sotto il link se,, non credendo alle mie parole, volete leggere l’originale:
http://atimes.com/2016/03/the-30-solution-when-war-without-end-ends-spengler/#_edn21
E’ un documento, a mio giudizio, altrettanto importante per la strategia israeliana che il Piano stilato nel 1982 dal giornalista (del Mossad) Oded Yinon, sulla vista sionista Kivunim, di smembrare i paesi islamici per linee etnico-religiose.
https://aurorasito.wordpress.com/tag/piano-yinon/
Vi presento David Goldman
E’ovviamente uno pseudonimo: sotto la firma Spengler si cela (non tanto) David Goldman, della famiglia bancaria (Goldman Sachs, dice niente?) finanziere di successo con base temporanea ad Hong Kong. David Goldman, molti anni orsono, è stato un membro del gruppo di Lyndon Larouche, che ha abbandonato per seguire il progetto dei neocon (con doppio passaporto) di destabilizzazione di tutti gli stati islamici potenziali nemici di Sion (Progetto Kivunim), ed assisterlo con posizioni di allegro cinismo, tipico dell’ambiente.Il problema che si pone oggi ai neocon è: son quindici anni di “guerra globale al terrorismo”che ormai abbiamo fatto fare agli americani. Come farla finire? Qui entra la “soluzione 30 per cento” raccomandata da Goldman.
Goldman scopre allegramente che il nemico smette di combattere quando viene eliminato il 30 per cento della sua gioventù maschile in età militare. Siccome è molto colto, cita storici ebraici che hanno studiato esattamente questa “soluzione” avvenuta nella storia più volte (1). Le guerra del Peloponneso, durata 30 anni (431-404 a. C.) fra Sparta e Atene, finì per esaustione delle truppe: ad Atene, “secondo lo storico Barry L. Strauss, gli opliti vennero ridotti del 50% e più ,da 22 mila nel 431 a 9500” alla fine. Atene scomparve dalla storia e dall’economia, la sua popolazione maschile essendosi ridotta del 60%. Sparta praticamente sparì del tutto.
L’effetto s’è ripetuto nella Guerra de Trent’Anni che ridusse vistosamente l’intera popolazione europea, facendo sparire dalla grande storia la Spagna; in seguito alle guerre napoleoniche, dopo le quali cessò il secolo e mezzo dell’egemonia francese sull’Europa. Durante la Guerra Civile americana, “la Confederazione mobilito tra 750 mila e 859 mila uomini, il 75-85% della sua popolazione bianca in età militare; 258 mila morirono, i feriti furono 200 mila. Il Sud perse il 30% dei suoi maschi in età di leva, la stessa proporzione della Francia durante le guerre napoleoniche”. Nella seconda guerra mondiale, la Germania perse 5,3 milioni dei suoi 17,7 mschi in età fra i 15 e i44 anni: “ancora una volta il 30 per cento del totale”, si rallegra Goldman. I tedeschi non solo hanno perso la voglia di guerreggiare, ma “hanno cessato di riprodursi”.
Perché questo è il vantaggio collaterale della“Soluzione 30 per cento”, dal punto di vista israeliano: quando un popolo perde il 30 per cento della sua gioventù di leva, non solo è disfatto militarmente per sempre, ma entra in una grave crisi economico-demografica, e la sua popolazione cala. “Dopo le guerre napoleoniche, la Francia è entrata in un lungo periodo di stagnazione demografica e relativo declino. Il Sud confederato ha sofferto una terribile depressione economica. La Germania è uscita dal 20esimo secolo in condizione di aggravato declino demografico.
Applicare la “Soluzione 30 per cento” ai paesi islamici, ecco la ricetta per tenere Israele sicura. Ridurre del 30 per cento la popolazione maschile. “La massa di popolazione fra i 15 e i 24 anni in Libano, Siria, Irak e Iran è crescita dai 15 milioni del 1995 ai circa 30 milioni nel 2010”, si allarma Goldman. Per fortuna di Sion, la disoccupazione giovanile superiore al 30 per cento, gà contribuisce a ridurre l’impeto della natalità; le destabillizazioni fanno il resto. Il piano Kivunim, ossia l’istigazione delle inimicizie interne dei paesi islamici sulle linee di faglia etniche e religiose (Sciiti contro sunniti, turchi contro kurdi, eccetera) La Siria è molto a buon punto nella Soluzione 30 per cento, dato che “la sua economia è in rovina dopo 5 anni di guerra civile (sic) che ha resi profughi 10 milioni d una popolazione di 22 milioni”.
Goldman non manca di simpatizzare con Erdogan: “La Turchia – scrive – ha di fonte una sfida demografica d’altro tipo. Ha combattuto quattro decenni di guerra contro i kurdi uccidendo forse 40 mila persone. Il problema è che la Turchia sta gradualmente diventando kurda. I kurdi hanno 3,3 figli per ogni donna contro l’1,8 dei turchi etnici, il che significa che tra una generazione, metà delle reclute dell’esercito verranno da case dove si parla il curdo”. E’, in fondo, lo stesso problema che gli ebrei hanno con i palestinesi. La comprensione reciproca non può mancare: soluzione 30 per cento, ecco la ricetta. Ossia genocidio. Un genocidio moderato, si intende.
Come ogni ebreo sionista, Goldman ha un’ossessione: l’Iran. Paese groppo grosso e troppo lontano per le armi israeliane, che invano la nota lobby ha cercato per decenni di convincere Washington ad attaccare per il suo bene. Macché adesso Teheran ha persino ottenuto di tornare all’onore del mondo, con la fine delle sanzioni. L’esame di Goldman sull’Iran è molto analitico, ed è evidente che anche Israele ne studia la demografia con molta attenzione.
Ciò che vede lo rallegra come sionista. La demografia iraniana è stata frenata dalla crisi economica permanente indotta dalle sanzioni. “Il tasso ufficiale di disoccupazione è dell11 %, ma solo il 37% per cento della popolazione è considerata economicamente attiva, una percentuale estremamente bassa. [..] Il numero dei matrimoni è caduto del 20% dal 2012. In Iran, la tradizionale età matrimoniale è di 20-34 anni per gli uomini e di 15-29 per le donne: e il 46% degli uomini e il 48% delle donne di queste fasce d’età rimangono non sposati”, e quindi senza figli. E il più bello è che questi non-sposati (a dispetto della repressione moralistica degli ayatollah) non si privano dei passatempi sessuali: esiste in Iran la istituzione del “matrimonio temporaneo”, uno dei motivi per cui “In Iran una donna su 8 è infettata dalla clamidia, una malattia venerea comune che spesso causa infertilità”.
Oh che bellezza. Ma non basta.
“Quando l’ayatollah Khomeini prese il potere nel 1979, la donna iraniana media aveva 7 bambini; oggi la fertilità è scesa 1,6 bambini per donna, il più ripido calo nella storia demografica”.
Forse c’entra qualcosa la guerra di otto anni che Saddam Hussein, istigato ed armato dagli Usa, ha scatenato, prima di essere lui stesso eliminato, e il suo popolo iracheno ridotto demograficamente con la soluzione 30% dalle invasioni americane? Chissà. Fatto sta che
“Tra il 2005 e il 2020 la popolazione iraniana tra i 15e i 24, la sua riserva di reclute, sarà caduta di quasi la metà. Nello stesso periodo la popolazione in età militare del Pakistan crescerà del 50%. Nel 2000, l’Iran aveva uomini in età militare pari alla metà del suo vicino sunnita [il Pakistan]; nel 2020 ne avrà un quarto. La finestra di opportunità dell’Iran per affermare il potere sciita si chiuderà in un decennio. Più importante, il 45% della popolazione dell’Iran avrà 65 anni per il 2050 […] L’Iran è il primo paese che diverrà vecchio prima di essere divento ricco”, abbastanza ricco da mantenere i suoi vecchi. “Le conseguenze economiche saranno catastrofiche”, si rallegra Goldman detto “Spengler”
L’Iran sarà nulla fra 10 anni
“Verso metà del secolo l’Iran avrà una percentuale di vecchi dipendenti dalla previdenza sociale più alta che l’Europa, peso insostenibile per un paese povero. A 30 dollari il barile, gli introiti petroliferi dell’Iran sono meno della metà del bilancio dell’anno fiscale 2014”: il che garantisce che l’Iran non potrà mantenere la sua popolazione che invecchia. “E l’invecchiamento improvviso dell’Iran sarà seguito da Turchia, Algeria, Tunisia….”
Ovviamente l’auspicato declino è accelerato dalle destabilizzazioni in corso. La soluzione 30 per cento sta per essere raggiunta. A questo scopo suggerisce Goldman, “l’appropriata risposta americana deve consistere non nello spegnere il fuoco [delle guerriglie e destabilizzazioni scatenate da Al Qaeda e IS in Siria, Irak, Libia, sciiti contro sunniti, curdi contro turchi, Bengasi contro Tripoli….] bensì di mantenerlo in stato di accensione controllata”. Traduzione: la “lotta al terrorismo islamico” deve continuare finché le popolazioni in età militare dei paesi nemici potenziali di Israele sian ridotte del 30%, perché è provato che a quel punto i paesi cadono in una crisi demografica irreversibile e nell’insignificanza economica-politica.
Quindi, capite, ci saranno ancora attentati islamici. E ancora un a volta i medi, con i direttori messi lì, ci diranno; dovete fare la guerra in Libia, altrimenti il Califfato arriva a Roma…
Note
(Vari lettori mi segnalano che la lettera della Clinton pare essere un falso, apparso in un giornale satirico, the Mid East Beast, e questo è il sito fonte dell’articolo.
Mi sono fidato di un sito italiano che aveva riportato la notizia come vera, e non ho fatto il controllo di risalire alle font. Mea Culpa. Mai più mi fiderò dei siti italiani. )
- Per esempio Donald Kagan, The Peloponnesian War (Penguin, 2003). Political Demograpy, Demographic Engineering, di Myron Weiner e Michael S. Teitelbaum (Berghan: Oxford, 2001) pp. 20-21; Death Orders: The Vanguard of Modern Terrorism, by Anna Geifman (Praeger 2010). E dello stesso David Goldman, “ How Civilizations Die (and Why Islam is Dying, Too) – (Regnery 2011).