di Giorgio Morganti
La tragedia di Corinaldo dovrebbe far riflettere. Al di là delle responsabilità di facciata, che sono sicuramente da ascrivere agli aspetti legati alla sicurezza e all’avidità dei titolari di simili strutture, ce ne sono altre, ben più gravi, che, al solito, non vengono minimamente ventilate. Partiamo in ordine crescente, e cioè dalla meno grave di queste responsabilità, imputabile ai ragazzini che frequentano certi luoghi. Questi oggi sono attratti da improbabili miti e conseguenti stili di vita da questi propagandati, che suscitano allarmismi che lo Stato ignora o fa finta di ignorare. Ecco che allora vengono presi come esempi da imitare personaggi tatuati e pieni di piercing, il cui stile di vita è legato, in genere, alla trasgressione, alla droga, ai facili guadagni e alla trasformazione della donna in oggetto di conquista attraverso tutte le summenzionate porcherie.
I testi delle loro canzoni sono puerili, squallidi, demenziali, partoriti da cervelli non più grandi di quello di una gallina subnormale. Eppure, visto che la TV e i media in generale presentano questi personaggi come da ammirare e “di tendenza”, i giovanissimi si stracciano i capelli pur di assomigliare e osannare questa feccia sotto acculturata, mutuata dai bassifondi americani e improvvidamente importata da noi. Lo stereotipo di questo tipo di zotico ha fatto presa, purtroppo, anche sulle nostre generazioni.
Non è raro, infatti, vedere giovani dal corpo tutto scarabocchiato da tatuaggi, coi piercing in qualsiasi parte del corpo, vestiario slargato e cadente e l’immancabile pitbull o altro tipo di molossoide al seguito. Questa gentaccia vive di istinti e adora tutto ciò che è effimero: danaro, droga, alcol, donne e bella vita. Se provi a parlare con uno di questi ti accorgi che è tempo perso.
E’ da questi ambienti che escono fuori i peggiori delitti tra giovanissimi. La seconda responsabilità è da attribuire a quegli sciroccati dei genitori, che, anziché fare ai loro figli il lavaggio del cervello per fargli aborrire questi falsi miti bugiardi e deleteri, a vantaggio di una vita responsabile e sana, assecondano anch’essi le loro pulsioni accompagnandoli addirittura i quei postacci pieni di merda, magari sbraitando insieme ai loro pargoli di fronte al rapper col dito medio sollevato all’indirizzo del pubblico che lo arricchisce.
Già, la colpa è soprattutto loro. Dulcis in fundo, però, abbiamo la responsabilità maggiore che, natural,mente, è da ascrivere allo Stato. Esso infatti permette il sopravvivere e il proliferare di quei ricettacoli d’immondizia che sono le discoteche. E’ là che ogni fine settimana girano quintali di droga e alcol che rovinano le nostre giovani generazioni, lasciate in balìa di spacciatori e delinquenti. E’ là che questi rapper, dei veri e propri ritardati mentali, trovano albergo per le loro performance demenziali e diseducative.
Lo Stato, quindi, responsabile unitamente ai genitori di ragazzini di 14 anni lasciati liberi di uscire la sera e rientrare anche due giorni dopo, fatti come le capre e coi vestiti impregnati di umori e schifezze varie. Genitori che se ne fregano dei propri figli, protagonisti di fatti inenarrabili ogni bel sabato sera. E’ ipocrita, quindi, cercare responsabilità solo laddove ce ne sono di minori, tralasciando quelle vere. E comunque ha un che di miracoloso il fatto che tragedie simili non accadano ogni sacrosanto sabato sera. Le calche, la droga, l’alcol e la musica spazzatura sono oramai gli ingredienti di vita per una gioventù malata che adora lo sballo e rifugge la realtà.
Giorgio Morganti