Trump, il mostro perfetto della sinistra psichiatrica

Roberto PECCHIOLI
Molte reazioni alla vittoria di Donald Trump sembrano di natura psichiatrica. Nessuna obiezione al diritto di mostrare disappunto o esprimere dissenso per le sue idee. E’ la logica
della democrazia, e non sarà chi è stato a lungo – come chi scrive- vittima di emarginazione e pregiudizio a contestarla.

Ciò che sconcerta sono i toni apocalittici, le
grida scomposte, la violenza verbale – prodromo di quella materiale- la vera e propria isteria di certe dichiarazioni o comportamenti. Spopolano su Tik Tok, X , Instagram filmati
con reazioni inconsulte di giovani americani di ogni razza e ceto: urla, pianti, crisi isteriche, incredulità unita ad autentico odio.
E’ un pessimo segnale. Frignano per la sconfitta, si strappano i vestiti, vomitano insulti, sbraitano frasi senza senso: che ne sarà del loro paese- e del nostro- quando sarà al
comando questa generazione fragile ma totalitaria, incapace di riconoscere l’esistenza dell’altro e di immaginare che idee diverse dalle proprie possano vincere?

Silenti durante il Covid, hanno accettato ogni limitazione della libertà concreta senza fiatare; oggi perdono il
senno per un risultato elettorale che in democrazia è la normalità. Hanno smarrito ogni senso critico, sono una generazione di creduloni che pende dalle labbra dei suoi padroni.
Un fenomeno da analizzare con preoccupazione, poiché abbiamo bisogno di equilibrio, autonomia di giudizio, libera contrapposizione di idee, progetti, modelli, non di
scomuniche o demonizzazioni.
Del resto, non hanno fatto altro che obbedire come soldatini alle parole d’ordine dei  gazzettieri e degli intellettuali egemoni.

Una generazione considerata dai suoi guru così
cretina da far affermare a seri analisti che la cantante Taylor Swift- sfegatata fan della Harris- avrebbe spostato otto milioni di voti. Ancora peggiore la figura rimediata da attori
famosi, in massa dalla parte democratica. Non ha funzionato, segno che qualche neurone è rimasto in parti significative della società. Gli influencer non influenzano granché. Ottima
notizia, ma un guaio per le loro tariffe.
Impressionanti anche le reazioni italiane. Trascuriamo quelle politiche, a parte lo sconosciuto Magi di Più Europa ( brrr…) che ha parlato con tono depresso di morte degli
Usa e fine della democrazia. Non resistiamo alla tentazione della battutaccia: poveretto, come soffre, si ostina a non usare il callifugo Ciccarelli, come diceva una pubblicità
d’antan.

Torniamo alla serietà: lorsignori amano le elezioni solo se le vincono. A livello  giornalistico, spicca il consueto florilegio di superiorità morale, intellettuale, culturale con
annessa indignazione del progressista collettivo. Sul quotidiano cattolico Avvenire –il foglio più sinistrato d’Italia- tale Giorgio Ferrari, uno che ha dimestichezza con
l’Apocalisse, scrive che “scende la notte sulla democrazia americana”, paventando ladittatura tecnologica di cui si accorge solo a causa della scelta pro-Trump di Elon Musk.
Suvvia, è solo un’elezione, tra quattro anni magari le cose cambieranno, cari vedovi inconsolabili in crisi psichica.

Divertente – l’umorismo involontario va forte, nella seriosissima sinistra- l’intemerata di Natalia Aspesi, che, dopo aver parlato del viso “
orribile, villanissimo , inguardabile” di Trump ( ma non è body shaming, il vietatissimo insulto fisico, come dicono loro?) augura l’Alzheimer al “vecchio” neopresidente. Peccato
che donna Natalia – a cui auguriamo vita e salute- di anni ne abbia novantacinque!
Confessiamo invece – l’ignoranza imperdonabile dei non progressisti- di non aver compreso l’invettiva di Michele Serra, uno degli illuminati più illuminati: Trump è il capo
patologico di un elettorato per metà incapace di accorgersene, per metà entusiasta di votarlo perché è patologico a sua volta.

Capiamo solo che chi non la pensa come Serra è per forza matto. E’ la mentalità che portò in manicomio i dissidenti nell’Urss.
Smettiamo il sarcasmo e parliamo con estrema serietà. Ogni deviazione dalla linea giusta-le magnifiche sorti e progressive- è una malattia per i pifferai rossi, fucsia e rosé. Naturale
che chi ci crede sbrocchi se la realtà- la grande nemica- va in un’altra direzione. Se ami la tua gente e non approvi l’invasione di masse straniere sei malato di razzismo e xenofobia;
se affermi che la sessualità normale è l’incontro tra l’uomo e la donna sei omofobo; se hai dubbi sui vaccini odi la scienza e sei paranoico ; se pensi che non si nasce nel corpo
sbagliato e “maschio e femmina li creò” sei transfobo. Se disapprovi in tutto o in parte le conseguenze di ciò che accade nel mondo, hai paura. Del nuovo, dello sconosciuto, del
progresso e di qualunque cosa piaccia a lorsignori. Comunque, un paziente psichiatrico.

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“per gli abbonati premium”  –  Odiano la possibilità che finisca la guerra ucraina

In Donald Trump hanno trovato il mostro perfetto, l’orco delle fiabe. Non li sfiora neppure per un momento la possibilità che malati – o almeno avulsi dalla realtà- siano proprio loro.
Un esempio è la rabbia scatenata contro le minoranze statunitensi che non hanno votato compatte per la Harris. Neri, ispanici, asiatici, arabi, donne, perché non avete seguito il
pifferaio di Hamelin che imponeva di votare come voleva lui ? Semplicemente perché la gente in carne e ossa, chi vive e veste panni, non aderisce a una visione manichea,
malamente mutuata dal marxismo di ieri.

Oppressi e oppressori, classe operaia contro borghesia. Aveva senso al tempo dei diritti sociali, i grandi assenti nel dibattito dell’ultimo,
devastante trentennio, evocati, guarda un po’, dall’orribile “ destra”.
Quando la smetterete di pensare in questi termini? Le donne non sono un blocco sociale ma la metà dell’umanità, abbastanza intelligenti da votare secondo principi e interessi delle
rispettive concrete condizioni ed esperienze, esattamente come neri, omosessuali e ogni altro gruppo sociale che voi vedete come segmenti reciprocamente ostili, incomunicabili.
Ognuno di noi è innanzitutto una persona, con la capacità di scegliere in autonomia .

Come vi permettete di parlare a nome di blocchi che supponete granitici, di comunità che esistono solo nelle vostre costruzioni mentali ?. Il mondo, là fuori, è molto diverso dalla
raffigurazione che ve ne siete fatta. Non siete i rappresentanti naturali dell’ arcipelago di –presunti !- dannati della terra di cui attendete il riscatto sentendovi traditi se qualcuno
non vi segue.

Finite come un vostro elevato esponente, Roberto Saviano, che sbraita contro “ la fogna dei social”, responsabile a suo dire della vittoria di Donald il Maligno.
Basta, per il vostro bene, per sanità mentale, con la demonizzazione dell’avversario di turno. L’Altro è uno che la pensa diversamente: se non usa la violenza, va contrastato ma
intanto ascoltato e rispettato. E innanzitutto riconosciuto per ciò che è, non per l’etichetta diabolica che gli avete appiccicato. Per quale motivo le donne- tutte le donne- avrebbero
l’obbligo di votare Kamala perché del loro sesso, pardon genere? Perché l’ascendenza asiatica avrebbe dovuto spingere ogni americano di origine non europea a schierarsi con
lei? Allora le razze esistono, anche se lo negate appassionatamente.

In un dibattito tra personaggi televisivi in gramaglie, rivolta all’intellettuale di turno – Alberto Sordi avrebbe detto un “compagnuccio della parrocchietta”- una giornalista triste
ha chiesto : ma allora i diritti sociali contano più di quelli civili? Risposta all’ ovvio obliqua, sofferta dell’interrogato, ma è la domanda da un miliardo di dollari, quella che gli orfani
del comunismo e l’armata progressista evitano dalla caduta del muro.

La risposta è sì, perbacco. Ai pensatori da ZTL – il primo a inquadrarli come estranei al popolo fu Pier Paolo Pasolini- interessano solo “diritti” che per molti non sono tali. Aborto universale,
nozze e filiazione per omosessuali, i desideri ( o capricci, o follie) insindacabili, le quote che assegnano potere, lavoro, denaro non per merito ma per appartenenza a minoranze
protette, immigrazione selvaggia. Sono indifferenti o favorevoli alle dipendenze che endono schiavi, ossia cose, milioni di esseri umani: pare che sia libertà.
A loro non importa la sicurezza della gente ( o non è un diritto ?) né la stabilità del lavoro, la famiglia, la dignità economica ed esistenziale, l’amore naturale per ciò che si è e ciò che
si ha. Poi si stupiscono se gli operai non li votano, se gli abitanti di quartieri e città sfigurate voltano loro le spalle. Paura, timori immotivati, sentenziano i soloni.

Ma che cosa hanno fatto per dissipare quelle apprensioni, per ridare fiducia alla gente? Restando in America, è accettabile una società in cui si contano centomila morti all’anno per il fentanyl,
la droga del momento? E’ un paradiso dei diritti quello in cui milioni di persone vivono in strada, in cui i suicidi battono tristi record ogni anno ? Non merita interesse che a milioni
abbiano perso il lavoro per l’industria delocalizzata mentre dirigenti e pirati della finanza guadagnano somme spropositate?
Da trent’anni vedete mostri negli avversari politici, gridate al fascismo perché altra reazione a ciò che non vi garba non sapete concepire, ma avete lasciato al loro destino
proprio quelli che avrebbero dovuto essere protetti, difesi con tutte le forze.

Cianciate di diritti civili, chiamate “diritti riproduttivi” ( la lingua alla rovescia) gli aborti liberi, ma non vi suscita sdegno l’apertura di cliniche per cambio di sesso dei bambini.

Non proferite verbo sul liberismo economico, sulla privatizzazione del mondo ( ricordate il socialismo di ieri, la sua carica umanitaria, emancipativa per davvero ?) ma odiate il mostro politico del
momento perché non corrisponde alla mappa concettuale che scambiate con la realtà. Vale. per Trump, Orbàn, Le Pen, Meloni, chiunque offuschi la luce accecante del Bene che siete
certi di incarnare.
In America come altrove non vedete la distruzione della classe media e bassa, la perdita di identità subita da gran parte della società, il disagio di chi è espropriato di ciò che aveva e
dei principi in cui viveva, ma chiamate diritto ogni bizzarria, vere assurdità e autentiche depravazioni, chiamando mostro chi le contrasta e pazzo chi lo segue. Le vostre reazioni
alla vittoria di Trump confermano l’importanza dell’evento, il fatto – o la possibilità- di un cambiamento epocale che vi lascia senza fiato.

In più mostrano che se esistono soggettimalati, se c’è qualcuno attanagliato dalla paura, questi siete voi. Chi vede un mostro in qualsiasi avversario vive male.

Per il bene di tutti, vostro e nostro, recuperate il senno. Tornate a guardare la realtà, non la rappresentazione. Oppure consultate lo
psicoterapeuta. Uno bravo.

 

https://x.com/ChanceGardiner/status/1854892070768452064

 

 

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Il caso psichiatrico confermato: teme che Trump metta fine alla guerra in Europa