Lord Mervyn King è stato il governatore della Banca d’Inghilterra per un decennio, fino al 2013. Nelle ore in cui ancora non si sapeva se il Parlamento avrebbe votato pro o contro May, ossia per un accordo con la Ue “che un paese può firmare solo se sconfitto in guerra” (Varoufakis), Lord King si fa intervistare da BBC e dice: “La mia personale preferenza sarebbe – andare in Europa e dir loro: abbiamo una chiara strategia, che vogliamo uscire senza un accordo, ma vorremmo prenderci sei mesi per completare i preparativi per evitare la dislocazione”.
Ma come? E i danni enormi di un Brexit senza accordo? L’immediata recessione prevista? L’economia che tracolla? L’export di carne che cessa? Lui: “I parlamentari hanno perso la trebisonda, quando si sente parlare del Brexit senza accordo come di un suicidio nazionale” il Brexit avrà dei costi di breve termine, certo, ma “la folle esagerazione per cui avremo file di camion sulla M20 per i prossimi cinque anni è assurda”.
Ha aggiunto che a suo giudizio la classe politica ha “sofferto una crisi collettiva di nervi” per l’esagerata paura del rischio economico del Brexit. Ha invece criticato il cancelliere Hammond (il ministro dell’economia) per non aver accelerato la spesa per preparare il paese allo scenario di uscita. Questo è stato “disastroso” perché ha tolto al Regno Unito potere contrattuale nelle trattative con Bruxelles.
Tutto l’allarme di collasso economico? “Racconti per terrorizzare, e lo ritengo sciagurato. Ci sono argomenti pro e contro restare e uscire, ma la scelta è essenzialmente politica. Vogliamo continuare ad appartenere a questo club?”
Dal punto di vista puramente economico, ha aggiunto, nel lungo termine fa poca differenza restare nella UE o uscire, si varia poco in meglio o in peggio. Non si tratta di economia. Si tratta di cosa vogliamo essere,come popolo, in termini politici.
Che popolo vogliano essere gli inglesi, l’hanno dimostrato adunandosi in folla mai vista davanti al Parlamento, dove i deputati stavano per votare, per una “March to Leave”, marcia per uscire. Senza organizzazione previa, un milione di persone. A premere sui deputati, Leave means Leave , “Uscire significa Uscire”, non al disfattismo, “se la gente in parlamento ha rinunciato all’idea di democrazia, noi no”. Un popolo ha una parola sola.
Io, sento la mancanza di un banchiere centrale come Lord King: confrontate coi discorsi mummificati, tecnocratici e sfuggenti di Draghi (o Visco) la sua energica chiarezza, la sua libertà di spirito e franchezza. Non si nasconde dietro il gergo tecnocratico, non finge neutralità – ecco la sua limpida capacità insegnare che uscire dalla UE non è un tema economico, che qualche sacrificio è sopportabile, se vogliamo essere un popolo libero.
Noterete la differenza con l’Italia. Appena si delinea la formazione di una commissione parlamentare d’inchiesta non addomesticata sulle banche italiane rovinate dal PD, su come Bankitalia ha vegliato su di esse, ed ecco: “Il governatore Visco sale al Quirinale”: a cosa fare, lo dice un giornalista abituato a quegli alti corridoi del potere aum-aum, F. Fubini: “Il tema che Visco ha indicato a Mattarella riguardava il metodo: secondo la legge italiana e l’ordinamento europeo l’istituto di Via Nazionale «è indipendente», ha ripetuto il governatore ieri. È ai suoi organi che spetta di indicare le proprie figure di vertice, meno quella del governatore stesso: senza interferenze, neanche indirette, da parte del potere politico”
Perché i nostri banchieri centrali hanno bisogno di farsi proteggere dal Capo dello Stato contro una inchiesta parlamentare, immaginate voi. Loro (come i giudici) tutelano la loro “Indipendenza” – sacra e ingiudicabile, se hanno commesso errori per incompetenza o peggio che errori, malefatte.
Immediatamente i media della casa riferiscono: “Mattarella, perplessità sulla legge che istituisce la Commissione sulle banche”. Non la vorrebbe firmare, non si fida. O qualche banchiere centrtale, magaria Francoforte, gli ha detto che non si farà certo interrogare, che so,da un Gianluigi Paragone.
Passano ore, poi Mattarella firma la legge di creazione della Commissione – ma ci aggiunge una lettera di avvertimenti in cui “vuole garanzie” dal Parlamento.
Ossia, il Parlamento, il potere legislativo, non creda di essere superiore ai banchieri. Avverte infatti il presidente :
“Occorre considerare la natura privata degli enti interessati [le banche] la cui attività costituisce esercizio della libertà di iniziativa economica riconosciuta e garantita dall’articolo 41 della Costituzione.
L’eventualità che soggetti [gli eletti dai cittadini] , partecipi dell’alta funzione parlamentare ma pur sempre portatori di interessi politici, possano, anche involontariamente, condizionare, direttamente o indirettamente, le banche nell’esercizio del credito, nell’erogazione di finanziamenti o di mutui e le società per quanto riguarda le scelte di investimento si colloca decisamente al di fuori dei criteri che ispirano le norme della Costituzione”.
Sul web, qualcuno ricorda che il diritto che Mattarella nega al Parlamento è invece garantito dalla Costituzione, art. 47.
L’economista Vladimiro Giacché ironizza: “A quanto sembra, siamo prossimi all’introduzione del reato di vilipendio della Banca d’Italia”.
Altri notano: “Mattarella teme uno scandalo. Protegge Draghi. Due domande: perché ci tiene così tanto a proteggere Draghi? Chissà perché Draghi ha tanto bisogno di essere difeso?
Una Commissione parlamentare non può giudicare banche perché “private”? Quelle banche nelle quali “l’esercizio del credito, di finanziamenti e di mutui” è stato “condizionato” da portatori di interessi politici appartenenti a un partito determinato chiamato PD, interessi che le hanno rovinate, vedi Banca Etruria, vedi Montepashi – non possono essere esaminate e giudicate dal Parlamento in quanto tale? Questo è il mondo in cui si è abituata a vivere questa oligarchia che ci domina?
A me, come cittadino, più di come questi hanno truffato i clienti o malversato i soldi, interessa che la Commissione getti una luce sul “suicidio” di David Rossi de Montepaschi.
Sul perché un chiaro omicidio sia insabbiato dalla magistratura, sul perché il Quirinale non dica nulla su questo fatto orrendo, con gli orrendi retroscena di cui hanno parlato le Jene.
Perché qui non si tratta solo di incompetenza da nascondere, né di prestiti facili ad “amci” che non li hanno restituiti. Qui, come cittadino, vorrei sapere se “il sistema bancario” dispone di propri sicari. Chi dà gli ordini di esecuzione. Per proteggere chi i giudici archiviano il delitto come suicidio. E se il Quirinale stesso non si senta macchiato da un solo minuto di omertà su questo orribile scenario. Che patria è diventata, questa?