UN LETTORE CI SPIEGA COSA E’ IL “FISA MEMO” . MA TRUMP LO SA USARE PER SALVARSI?

(MB. Un lettore di Rischio Calcolato,  “Gianox”, ha commentato il mio pezzo con una esemplare ricostruzione dello scandalo  FISA MEMO che in Usa sta travolgendo lo FBI, e l’amminsitrazione Obama. Mi pregio di riportarlo, facendolo seguire da mie considerazioni). 

  

Durante gli ultimi mesi della campagna per le elezioni presidenziali americane del 2016, Hillary Clinton ed il partito democratico, pagando oltre 9 milioni di dollari, commissionarono a una società di spionaggio privata ​​denominata Fusion GPS la creazione di un documento falso (il famigerato “Russian Dossier“), allo scopo di dichiarare Trump colluso con i russi. Il dossier, redatto dall’ex agente MI6 Christopher Steele, venne successivamente girato a alti funzionari dell’amministrazione Obama al fine di poter ottenere dallo United States Foreign Intelligence Surveillance Court, cioè il tribunale FISA, cui FBI e NSA si devono rivolgere per ottenere l’autorizzazione a procedere allo spionaggio di spie straniere attive in territorio americano, l’autorizzazione a spiare Trump ed il suo entourage durante la sua campagna elettorale, appunto con la scusa che Trump fosse una marionetta manovrata dai russi.
Trump fu avvertito di questo dall’ammiraglio Mike Rogers, allora a capo della NSA. Lo stesso Rogers pare aver avvertito lo stesso tribunale FISA dell’uso scorretto delle intercettazioni ai danni di Trump. Pertanto, sarebbe stato redatto questo memo allo scopo di documentare tutte le irregolarità, per non dire reati, commessi dall’amministrazione Obama per favorire la Clinton.
Di fatto, questo è un colpo di stato. Ci sono tutti gli estremi per incolpare i responsabili di sedizione.
Perché Trump non si muove? Beh, in realtà i media stanno facendo di tutto per coprire la vicenda, tanto che è stato chiesto a Twitter, essendo l’hashtag #releasethememo divenuto in poche ore virale (si dice così), di boicottare la notizia come fake news.
Comunque, se non vado errato, non è che il memo verrà segregato: è che può essere rivelato al pubblico solo previo consenso del Congresso, visto che si tratta di un documento riservato della Commissione Intelligence.
I dems faranno di tutto per bloccarlo, visto che se fosse reso pubblico il partito imploderebbe.
Oltretutto, si è scoperto che appena dopo la vittoria elettorale di Trump, proprio nei giorni in cui Hillary & Co. apparivano in pubblico vestiti di viola, quasi a voler simboleggiare che la rivoluzione colorata che avrebbe colpito l’America sarebbe stata di quel colore, un gruppo di alti funzionari dell’FBI, collegati col Department of Justice  di Obama, hanno dato origine ad un gruppo segreto che si è attivato per mettere i bastoni tra le ruote a Trump.
Credo semplicemente che Trump si voglia muovere coi piedi di piombo, essendo i suoi avversari disposti a tutto. Vorrà ottenere – immagino – l’effetto più dirompente dalla pubblicazione di questo memo.    L’impressione è che Trump voglia colpire duro.
D’altronde, c’è poco da fare: immagino che Trump sia a conoscenza del fatto che questa non è una guerra in cui si fanno feriti, che lui non può permettersi mosse false, perché rischia troppo, probabilmente rischia la sua stessa vita, e che quando deve colpire, deve colpire il più duro possibile affinché non vi siano colpi di coda da parte dei nemici”.

 

Grazie a Gianox per questa ricostruzione esemplare che mi ha risparmiato una gran fatica  (il mal di  schiena non mi permette di passare altre ore al computer). C’è da aggiungere un  particolare patetico e ridicolo:

Peter Strozk, praticamente il n.2 dello FBI quando il n.1 era Comey,  che all’epoca guidava l’inchiesta contro Trump,  ha mandato alla sua amante Lisa Page, anch’essa  agente dello FBI, 5 mila mail in cui parlava apertamente del complotto anti-Trump dentro l’agenzia  ordito da agenti federali seguaci di Hillary Clinton,  e quando Trump fu eletto, nominò il falso dossier  della  collusione della Russia come “la nostra assicurazione sulla vita”.    Oltretutto questi due sono gli ausiliari di Robert Mueller,  l’investigatore speciale (anche lui  già direttore dello FBI  fino al 2013)  che sta accusando Trump di collusione con la Russia.  Uno scandalo nello scandalo, enorme.  Appena se n’è cominciato a parlare, pateticamente la direzione dello FBI ha fatto  sapere “con dispiacere”   di aver “perduto” quelle cinquemila mail che incastrano l’agenzia federale. Poi, il  Department of Justice ha   reso noto che quelle mail le sta recuperando.

Strotzk e la sua amante, FBI anti-Trump.

Ho qualche dubbio solo sull’opinione di Gianox a proposito di Trump: che davanti a questo scandalo che lo sta (se lui e approfitta) salvando e liberando dai suoi nemici interni, stia agendo con  prudente lucidità e stia vincendo, preparandosi a “non fare prigionieri”.  Ovviamente posso sbagliare, del resto non sono il solo a non  aver ancora capito  se The Donald sia un furbo stratega, oppure un deficiente (moron), come sI sono lasciai sfuggire alcuni dei suoi più vicini collaboratori.  Ma alcuni indizi fanno propendere per l’ultima ipotesi.  Notoriamente, Trump “non legge niente”, e  si informa  da tweets e chiacchiere  telefoniche   con  Jared e Jovanka – che facilmente i tre generali che lo controllano gli filtrano e sopprimono quando vogliono.  Si ha la netta impressione che del  FISA Memo non sappia nulla o quasi.   Pat Buchanan,  per esempio, è allarmatissimo dalla  mancata e confusa reazione di The Donald, che avrebbe accettato di farsi interrogare da Mueller sotto giuramento, esponendosi ad una accusa di spergiuro (the Perjury Trap).

Trump “Buongiorno..” Mueller: “Aha! Ha appena mentito all’FBI!”

E  John Kerry non farebbe sapere  con tanta sicurezza che Trump non resterà a lungo alla Casa Bianca, e che lui, l’uomo di Obama,   forse si presenterà alle elezioni presidenziali del 2020: ciò suppone che i democratici riescano a sopprimere il FISA Memo,  a  salvare il proprio partito dallo scandalo, e a far dimettere Donald prima del primo termine.  Evidentemente hanno degli assi nella manica di questo poker col trucco. A cominciare dai grandi media, che come  giustamente nota Gianox,  hanno liquidato tutta la faccenda come fake news: vuol dire che sono pronti davvero a tutto per far trionfare la causa Obama-Clinton.  Anche perché qui la posta in gioco è davvero altissima. La più  alta che si possa immaginare:   è la dimostrazione che “il regime di stato poliziesco di Obama è completamente corrotto”, ha scritto Paul Craig Roberts (l’ex sottosegretario). Non solo i democratici, ma i tre quarti degli  esponenti repubblicani odiano Trump ed hanno partecipato in un modo o nell’altro nel metterlo sotto accusa col pretestuoso Russiagate.  E non parliamo delle “presstitutes”, le puttane del circo mediatico CNN,   NYT, Washington Post  eccetera.   Qui sono i  gioco  poltrone ai vertici di agenzie federali  e celebrità  dei media,  col rischio di perdere non solo gli alti stipendi, ma la libertà  in processi per tradimento.  Per molti si rischia l’ergastolo,  per alcuni anche  la  condanna a  morte. E’ la rivelazione che tutto Washington è il regime più corrotto della storia.

Giusto per far capire: è come se da noi l’intera magistratura, affiancata dalla polizia di Stato, si adoperasse in tutti i modi illegali  per impedire l’elezione, che so, di un Berlusconi, e continuasse dopo la sua elezione a tramare per rovesciarlo  a forza di intercettazioni ed incriminazioni.  Sono cose che da noi in Italia non succedono. Succedono solo in Sudamerica,  o adesso in Nordamerica.