– Danilo Quinto – 8 aprile 2021
Non siamo nel periodo post-bellico. Allora, i vincitori – che per molti versi avrebbero meritato anche loro un processo – s’inventarono Norimberga, dove portarono a giudizio i vinti.
Oggi, non ci sono né vincitori, né vinti. Da una parte, c’è un élite che ha un piano e per piano qui s’intende un programma e un progetto d’ingegneria sociale, di distruzione della civiltà occidentale come l’abbiamo conosciuta fino ad ora. Da oltre un anno, quest’élite gestisce a livello globale una pseudo-pandemia ed è impegnata in una sperimentazione di massa di farmaci di carattere genetico chiamati vaccini, di cui non si conoscono né tempi di immunizzazione né le conseguenze che possono causare all’organismo anche a distanza di molto tempo dalla loro somministrazione, mentre si sa che sono prodotti utilizzando cellule di feti volontariamente abortiti, quindi moralmente illeciti e si sa anche che concorrono in maniera determinante ad aumentare il numero dei contagiati e delle varianti. Che si tratti di un farmaco di cui è in corso la sperimentazione su cavie umane – con la scienza medica che è stata sempre contraria all’uso di vaccini mentre è in corso una pandemia – è attestato da immurevoli prove, ad esempio il fatto che il virus non risulta isolato in nessuna parte del mondo o che le industrie farmaceutiche cambiano nel corso del tempo il bugiardino o addirittura l’indicazione per fasce d’età relativa alla somministrazione del farmaco oppure l’ultimo Decreto Legge Draghi n. 44 dell’1 aprile 2021, che prevede lo scudo penale per i vaccinatori. Che bisogno c’era d’introdurre lo scudo penale se quello pseudo-vaccino è considerato una luce della speranza – come l’ha definito Bergoglio – da tutta la Scienza che conta? Per questa sperimentazione, lo stesso DL introduce l’obbligo di vaccinazione per “gli esercenti le professioni sanitarie e gli operatori di interesse sanitario che svolgono la loro attività nelle strutture sanitarie, sociosanitarie e socio-assistenziali, pubbliche e private, nelle farmacie e parafarmacie e negli studi professionali”. Il vaccino è ritenuto requisito essenziale “per l’esercizio della professione e per lo svolgimento delle prestazioni lavorative rese dai soggetti obbligati”, tranne nel caso di “accertato pericolo per la salute, in relazione a specifiche condizioni cliniche documentate, attestate dal medico di medicina generale”; in caso di rifiuto, l’azienda sanitaria locale ne dà comunicazione al datore di lavoro e all’ordine professionale di appartenenza, con la conseguente sospensione del lavoratore dallo svolgimento di mansioni che implicano “contatti interpersonali o comportano, in qualsiasi altra forma, il rischio di diffusione del contagio da SARS-CoV-2”. Esiste un giudice che possa dichiarare che passaporti e obblighi vaccinali sono illegittimi sia dal punto di vista del diritto interno – art. 32 della Costituzione, 2° co.: “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana” – sia da quello internazionale?
Dall’altra parte, c’è una massa di uomini e di donne occidentali – europei, nord e sud-americani, perché la malattia che deriva dal virus Sars Covid19 ha sostanzialmente preservato (basta leggere le statistiche) l’Asia e colpito solo marginalmente l’Africa – attanagliate dalla paura di morire. Disposti (creando consenso intorno al piano, con nessuna differenza rispetto a come si comportarono gli italiani con il fascismo o i tedeschi con il nazismo), pur di evitare la morte – ignorata da decenni dalla cultura occidentale, che si è liberata di Dio e quindi della dimensione trascendente e vive il suo delirio di onnipotenza – di cui parlano gli strumenti d’informazione pubblici e privati asserviti all’élite 24 ore su 24 da oltre un anno, a cedere allo Stato tutte le loro libertà e i loro diritti costituzionali. La libertà e il diritto di movimento, la libertà e il diritto d’istruzione, la libertà e il diritto al lavoro e all’iniziativa economica, la libertà e il diritto di riunione e di manifestazione, fino alla libertà e al diritto di curarsi, se si considera che a causa del Covid – che ha una letalità di poco superiore ad una qualsiasi influenza – nel solo 2020 sono stati cancellati 100.000 interventi d’urgenza per malattie oncologiche e cardiovascolari, con una ricaduta sulla mortalità che sarà scontata per i prossimi 10 anni. Come se quelle malattie non esistessero più, come non esistono più i morti per influenza, scomparsi dalle statistiche o i morti per polmoniti che non siano classificati da Covid. Tutte le misure che sospendono i diritti e le libertà vengono prese con i DPCM e con i DECRETI LEGGE dal potere esecutivo, che si avvale – come mai era accaduto in passato – di una pletora di esperti o tecnici che ne condizionano e ne determinano le scelte. Il potere legislativo, il Parlamento, è sostanzialmente esautorato. La situazione ricorda molto i 60 giorni di 43 anni fa – era il 1978 – quando fu sequestrato Aldo Moro e furono uccisi 5 uomini della sua scorta e il Parlamento non fu mai convocato. Per gestire quel drammatico evento furono scelte le stanze segrete dei comitati di crisi e delle direzioni politiche dei partiti. Più illegalità di quella non si sarebbe potuta immaginare. I risultati furono quelli che conosciamo: il sacrificio di un uomo e un mistero – il più grande della storia italiana – che dura d’allora. Non si distrugge, così, lo Stato di Diritto, come ci insegnavano all’Università? Di chi sono le responsabilità? Chi le acccerta? C’è qualcuno che pagherà? Si dirà: nessuno protesta sul venir meno dello Stato di Diritto, che è accettata dalla quasi totalità del popolo. Lo sappiamo: il consenso è una condizione imprescindibile per l’attuazione del piano. Ma proprio questo fatto non lede le fondamenta di quella che viene chiamata democrazia? Non importa a nessuno? Non esiste in Italia nessun giudice che porti questa questione davanti alla Corte Costituzionale? Non esiste neppure un giudice che accerti perché molti dei verbali delle riunioni del Comitato Tecnico Scientifico sono ancora secretati? Chi deve esercitare la responsabilitò di desecretare tutti gli atti e tutti i verbali delle riunioni? Perché finora non l’ha fatto? Che cosa si vuole nascondere? Non esiste un giudice che accerti in maniera definitiva se nel mese di gennaio 2020, quando fu deciso lo stato di emergenza, esisteva o non esisteva un piano anti-pandemia? La mancanza del piano ha determinato o no la morte di centinaia di medici e infermieri, mandati allo sbaraglio perché privi dei minimi strumenti di protezione? Se il piano non esisteva, di chi sono le responsabilità? Esiste un giudice che accerti perché non è stato sperimentato il plasma iperimmune e non vengono somministrati gli anticorpi monoclonali? Di chi sono le responsabilità? Esiste un giudice che verifichi perché non si è rafforzato il sistema dell’assistenza medica territoriale e domiciliare e non si sono potenziate le strutture ospedaliere, con un numero adeguato di medici e infermieri? Di chi sono le responsabilità? Esiste un giudice che verifichi se sia o non sia reato di procurato allarme non considerare che nel numero quotidiano dei contagiati che viene diffuso, come affermano tutti gli scienziati che non fanno parte del coro, la percentuale dei falsi positivi dei tamponi – a cui si aggiungono gli asintomatici – è del 95%? Di chi sono le responsabilità?
Non viene neanche più diffuso il dato sui guariti dalla malattia, che sono milioni. Non deve essere conosciuto. Conta solo il numero dei contagiati e dei morti, come se la malattia fosse invincibile e se si dovesse vivere per sempre con la paura della morte. Tachipirina e vigile attesa – dicono le Linee Guida del Ministero della Salute – che portano alla sala intensiva e alla morte. Infatti, il numero quotidiano dei morti (età media 79 anni, prevalenza donne, con una o più patologie preesistenti, dati ISS) è costante ed ha superato i 107.000 (l’Italia è tra le prime nazioni nel mondo per numero di morti rispetto alla sua popolazione), nonostante il lockdown che dura da 13 mesi. Questo non basta per affermare che i lockdown sono stati un fallimento? L’alternativa è questa: il lockdown serviva per altro. Non aveva forse ragione il prof. Giulio Tarro, che nel mese di giugno 2020 sosteneva che “il lockdown è stato completamente sbagliato nella sua gestione”? Se così è – i dati questo dicono – di chi sono le responsabilità? Chi le acccerta? C’è qualcuno che pagherà? Tachipirina e vigile attesa – dicevamo – mentre l’esperienza sul campo di centinaia di medici che curano i pazienti a casa, supportata da studi significativi, che riguardano migliaia di malati, dimostra che è possibile una cura della malattia ai primi sintomi, che eviti le ospedalizzazioni e le morti. Se così è, aveva ragione o no ancora Tarro, quando sosteneva: “Con il coronavirus è stata commessa una strage di Stato”? Hanno ragione Tarro e i medici che volontariamente hanno messo a disposizione la loro professionalità per curare i pazienti a casa o hanno ragione il Ministro della Salute e i suoi tecnici che si ostinano a non cambiare le Linee Guida? Si ha il diritto di sapere se la tachipirina (paracetamolo) ha una bassa attività antinfiammatoria e diminuisce le scorte di glutatione, una sostanza che agisce come antiossidante? “La carenza di glutatione – sostiene il il prof. Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS – potrebbe portare ad un ulteriore peggioramento dei danni causati dalla risposta infiammatoria, che si verifica durante l’infezione Covid”. Chi ha ragione? Remuzzi o il Ministero della Salute? Tredici mesi fa, fu il Ministero della Salute a sconsigliare le autopsie. I medici di Bergamo, di fronte a migliaia di morti, non obbedirono – perché sapevano che la scienza medica ha scoperto le malattie soprattutto attraverso le autopsie dei cadaveri – e accertarono il processo infiammatorio causato dalla malattia. Stesso schema di allora rispetto alle cure domiciliari? Di chi sono le responsabilità? Chi le acccerta? C’è qualcuno che pagherà?
L’élite mondialista ha individuato come testa di ponte per realizzare i suoi disegni un Paese fragile e problematico come l’Italia, oggetto e ostaggio di un piano prestabilito. I pochi che osano opporsi a questo piano, vengono tacciati di negazionismo, silenziati, messi alla pubblica gogna. Le multinazionali che spadroneggiano su internet censurano testi e video, senza che ci sia un solo magistrato che le indaghi per violazione del sacro diritto di espressione e di parola. Il dissenso non deve esistere. La logica è goebbelsiana. Come il Ministro nazista della Propaganda creò, quasi dal nulla, una massa di consenso enorme attorno alla follia del suo leader, il potere democratico diviene così illegale rispetto alla sua dichiarata legalità. Non c’è più nulla di questo piano che non sia chiaro. Innanzitutto, è chiaro che che si protrarrà a lungo, almeno fino alla conclusione della sperimentazione di massa di farmaci di carattere genetico chiamati vaccini. Ai ritmi attuali, solo tra settembre e ottobre, il 70-80% della popolazione italiana sarà sottoposto alla vaccinazione. Allora, forse – ad obiettivo conseguito – saranno allentate le norme restrittive relative ai lockdown. Solo allentate, perché servirà ancora molto tempo, ancora due o tre anni – è bene essere chiari – per modificare in maniera significativa, se non definitiva, la realtà che abbiamo conosciuto sino ad ora.
Che cosa rimarrà dell’Italia? Nulla. Niente sarà come prima.
Una parte consistente della popolazione anziana, già decimata, non ci sarà più. Aumenteranno – come ammoniscono gli scienziati più consapevoli – i casi di autolesionismo, i disturbi della condotta alimentare, quelli nella sfera emotiva e i tentativi di suicidio (già aumentati del 50%) tra gli adolescenti, il numero dei suicidi tra gli adulti (soprattutto imprenditori e padri di famiglia), i casi di depressione (già raddoppiati nell’arco di un anno), i poveri (in base ai dati di Unimpresa, gli italiani a rischio povertà sono oltre 10,4 milioni a fine 2020, 1,2 milioni di soggetti in più rispetto a un’analoga rilevazione relativa al 2015, con una crescita del 13%), le aziende che falliranno (secondo la memoria depositata dall’Istat a settembre in commissione Bilancio del Senato, la quota di imprese che ha lamentato seri rischi operativi che ne mettono in pericolo la sopravvivenza nel 2020 è stata pari al 38%). Mentre l’élite ripianifica logiche e assetti della produzione e del lavoro, sceglie quali settori sostenere e quali no, distrugge il tessuto economico rappresentato dai negozi di prossimità, lasciando campo aperto alla distribuzione delle grandi catene alimentari e delle piattaforme che operano su internet, fonda le sue analisi sulla transizione ecologica e sull’innovazione tecnologica, la massa attende passivamente di conoscere quali saranno i suoi nuovi modelli di vita. Si fa complice del piano, accettandone tutte le conseguenze. Fino a quando? Primi segnali di proteste ci sono stati anche in Italia ed è probabile, quando i genitori non avranno nulla da dare da mangiare ai loro figli, che vi siano anche violenze di piazza e rivolte sociali, che costituirebbero un male in sé. Così com’è probabile che l’élite le abbia messe nel conto. E’ certo che queste servirebbero solo a inasprire le misure di restrizione delle libertà personali.
Che cosa fanno gli individui che si oppongono? Possono fare solo testimonianza, che con il tempo sarà oggetto di misure sempre più coercitive della libertà personale. Che fine faranno coloro che dissentono o coloro che non si sottoporranno al vaccino? Da chi saranno difesi? Dove vivranno? Come vivranno? E’ vero, in alcuni Paesi sono stati già previsti luoghi d’accoglienza o vogliamo chiamarli più correttamente campi di concentramento? Niente di nuovo nella storia umana. Meglio metterlo nel conto e sacrificare la propria vita che essere complici del massacro politico, sociale e civile che stiamo vivendo. Meglio rimanere in compagnia della propria coscienza piuttosto che portarla all’ammasso e consegnarla a chi non rispetta l’identità della persona umana, creata a immagine e somiglianza di Dio.
Ha ragione chi propone un nuovo Tribunale di Norimberga per crimini contro l’umanità. Non quello dei vincitori, come fu quello post-bellico, ma un Tribunale di uomini liberi che inchiodino alle loro responsabilità gli ideatori e gli organizzatori di questo piano. Me lo auguro, ma dubito fortemente che questo possa accadere. Così come dubito – nonostante le evocazioni che ho fatto – che vi sia qualcuno che possa accertare le responsabilità di quello che si sta realizzando. Troppi sono gli interessi che sono in gioco, troppo raffinato e ben organizzato il disegno diabolico in atto, troppi gli uomini impegnati per attuarlo. Dubito – così come ho dubitato sin dall’inizio – che sul piano umano si possa fare nulla. Alle Tenebre in cui siamo immersi si dovrebbe contrappore la Luce, ma se la Luce non viene invocata, se alla Luce non vengono dedicate preghiere, se alla Luce non ci si rivolge penitenti e svolgendo atti di riparazione, la coltre di tenebra diventerà sempre più fitte. Diceva san Giuseppe Moscati: “Ama la verità; mostrati qual sei, e senza infingimenti e senza paure e senza riguardi. E se la verità ti costa la persecuzione, e tu accettala; e se il tormento, e tu sopportalo. E se per la verità dovessi sacrificare te stesso e la tua vita, e tu sii forte nel sacrificio”. Sì, ci vorrebbe un santo come il medico napoletano, in grado di scuotere le coscienze intorpidite, tiepide e spaventate, in grado di fare quello che non fa la gerarchia ecclesiastica della Chiesa Cattolica – impegnata, con la sua propaganda per il vaccino, con le mascherine e l’amuchina, con l’abuso illegittino della comunione sulla mano, ad essere la sponda dell’élite – che non si rivolge più a Dio, perché lenisca le sofferenze degli uomini e gli illumini al fine di distinguere, prima che sia troppo tardi, il Bene dal Male. Un santo che brandisca la spada della Verità, la faccia svettare in direzione del Cielo e indichi a quest’umanità perduta nell’abisso della menzogna, la strada da percorrere. Solo Dio può scrivere dritto sulle righe storte degli uomini.
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