“Anis Amri fu istigato da un informatore della polizia”. L’indagine che fa tremare l’intelligence tedesca
Titolo di Huffington Post
Anis Amri è il tunisino che, partito da Sesto San Giovanni, la notte del 19 dicembre 2016 alla guida di un TIR fece strage fra la folla al mercatino di Natale di Berlino: 12 morti di molte nazionalità e 56 feriti. Sceso dal camion, il guidatore era scomparso. Ma la polizia tedesca, due giorni dopo il fatto, guardando meglio, scoprì nel vano porta-oggetti del camion il documento di prolungamento della permanenza in Germania (Duldungsbescheinigung) a lui intestato. “Anche lui come uno dei fratelli Kouachi, gli autori presunti della lo stragista di Nizza alla guida del camion, dove aveva avuto cura di lasciare patente di guida, carta d’identità e dicono anche la carta di credito. Quando dei jihadisti si trova la carte d’identità, non ne lasciano uno vivo. Succederà possiamo profetizzarlo, anche al tunisino”.
https://www.maurizioblondet.it/berlino-dimenticato-documento-nel-camion/
Scrissi la mia “profezia” il 21 dicembre. Il 23, alle 3 del mattino, Amri riappare a Sesto San Giovanni (a meno di un chiilometro da cuierapartito) alle 3 del mattino, estrae una calibro 22, e viene freddato da due agenti italiani con calibro 9. Poliziotti “italiani”, cioè che sanno benissimo che, se sparano, sono immediatamente messi sotto accusa da procuratori italiani per omicidio; e passano anni di guai, giudiziari ed economici e come lebbrosimorali
. Invece in questo caso, i due agenti sono subito trattati come eroi: cosa mai vista.
Adesso Il Berliner Morgenpost e la radio RBB hanno scoperto che ad istigare il giovane a fare la strage col camion è stato un “informatore della polizia”, una persona di fiducia (Vertrauensperson) che per conto della polizia del Nordreno Westfalia s’era infiltrata tra i frequentatori del predicatore Abu Wala, un reclutatore dell’ISIS, arrestato nel novembre 2016, un mese prima della strage del mercatino. La “persona di fiducia”, anzi, ha faticato a convincere Amri; lui voleva partire a fare la guerra in Siria, ma il Vertrauenperson insisté: “Ammazziamo questi miscredenti. Abbiamo bisogno di uomini di buona volontà per fare questi attentati qui in Germania”. A testimoniare in questo senso un ex frequentatore degli stessi circoli, che dice di essere stato avvicinato alla stessa persona per fare l’attentato in Germania. Come altri, aveva rifiutato perché voleva combattere in Siria. Ha confermato che l’informatore avrebbe insistito nel cercare un “un uomo affidabile per un attacco con un camion”.
Ma insomma, informatore di fiducia della polizia era un agente provocatore – ma al soldo di chi? Dell’ISIS oppure dei servizi tedeschi…? Vediamo le altre informazioni raccolte dal sito amico Gog & Magog su FacebooK:
“La polizia sapeva da luglio che Anis Amri progettava una strage”,
scriveva il Globalist del 22 dicembre
Un siriano ex coinquilino di Amri aveva avvertito ben due volte la polizia prima dell’attentato
…. “Amri è stato tenuto sotto osservazione solo nei giorni feriali. Nei fine settimana e nei giorni festivi il controllo cessava. L’ufficio del procuratore generale non è mai stato informato della cessazione dell’osservazione.”
Le autorità tedesche avevano impedito la rapida espulsione di Amri (non presentando le impronte digitali, che avevano, alle autorità tunisine)
Le autorità gli avevano fatto sapere di essere sotto controllo, e più volte (lo avevano aspettato alla fermata dell’autobus da Dortmund!)
il dossier su Amri è stato grossolanamente falsificato, posticipando date, celando un arresto, etc..
“I servizi francesi stavano per reclutare Merah un mese prima dei suoi delitti”
Che dire? Forse cominciamo ad avere qualche idea su come si fabbricano dei terroristi islamici per attentati in Europa?
Sarà una coincidenza, ma proprio lunedì scorso (il 16) a Parigi, l’ex capo dei “servizi interni” a Tolosa (di cui la stampa non fa il nome) racconta alla Corte d’Assise che la direzione centrale contava di reclutare Mohammed Merah “un mese prima che egli passasse all’azione nel marzo 2012”.
Ah, Mohamed Merah, stranissimo giovane di origine tunisina, francese. Gli vengono attribuiti omicidi in qualche modo contraddittori: l’11 marzo 2012 a Tolosa, quello di un parà francese con faccia araba, Imad Ibn Ziaten, e tre giorni dopo di altri due soldati con la faccia maghrebina, Abel Chennouf e Mohamed Legouad, a Montauban.
I tre omicidi sono di tal genere, che a tutta prima si sospetta di un delitto neo-nazista con movente razzista anti-arabo.
Il 19, invece, un uomo fa fuoco nella scuola ebraica di Tolosa “ Ozar Hatorah” e ammazza il rabbino e direttore Jonathan Sandler, i suoi due bambini, Gabriel di 3 e Aryeh di 6 anni, Myriam Monsonégo la figlia di 8 anni del preside della scuola, finendola freddamente a bruciapelo con un colpo alla tempia. Ferisce gravemente anche uno studente di 15 anni.
Sembrano due crimini di odio razziale ma di segno rovesciato: sembrano quasi uno la ritorsione per l’altro. Unaregolamento di conti tra servizi(francesi contro israeliani?). Roba da gelidi professionisti, del mestiere.
Possibile che li abbia commessi la stessa persona? Ma sì, la “prova” è che l’assassino ha usato la stessa arma per i tre militari di faccia araba e per la bambina ebrea di 8 anni, una pistola di calibro .45 ACP (per le altre sue vittime aveva usato una cal. 9).
La faccio breve: l’identificato, Mohamed Merah, 23 anni, jihadista, viene braccato. Asserragliato in un appartamento di Tolosa, dopo ore di trattative e telefonate (parlerà anche alla tv ebraica BFMTV), lo uccide con un colpo alla testa un cecchino della Polizia.
Il quotidiano italiano (ebraico-neocon ) Il Foglio scrive e scopre – probabilmente dai servizi israeliani – che “Merah, lo stragista di Al Qaeda, era un’operazione dell’intelligence francese finita male”. Salta fuori anche un video-testamento del giovane: “Sono innocente. Ho scoperto che il mio miglior amico Zouheir lavora per i servizi segreti francesi”. Zouheir, scrive il quotidiano Le Monde, fece anche parte della squadra di negoziatori che cercò di convincere Merah alla resa durante l’assedio all’appartamento. “Mi hai mandato in Iraq, Pakistan e Siria per aiutare i musulmani. E ora ti riveli essere un criminale e un capitano dei servizi francesi. Non lo avrei mai creduto”…
Adesso apprendiamo dalla deposizione giudiziaria del capo dei servizi a Tolosa, che “dopo un viaggio di Mohamed Merah in Pakistan fra agosto e ottobre 2011, la Direction Centrale du Reinseignement Interieur (DCRI) . Ma che inrealtà i servizi lo conoscevano bene dal 2006, quando era ancora un ragazzino, già lo avevano schedato insieme a suo fratello Abdelkadher, apparentemente “dopo un viaggio in Egitto per imparare l’arabo”. Che nel 2010 i servizi segreti lo interrogano dopo il ritorno da un viaggio in Pakistan perché sospettato di aver ricevuto addestramento militare. Che nello stesso 2010, a novembre, Merah è arrestato dalla polizia afghana a Kandahar; che viene sottoposto a “debriefing da due specialisti francesi”. I quali “hanno giudicato che, dato il suo carattere curioso e viaggiatore, lo si poteva orientare verso un reclutamento”.
Un rapporto dei servizi risalente al 21 febbraio 2012, un mese prima del primo omicidio presunto di Merah, recita: “Mohamed Merah ha spirito aperto e astuto. Non ha alcuna relazione con una rete terrorista, ha un profilo viaggiatore”. Verificarne l’affidabilità, concludeva il rapporto. “E’ un approccio di reclutamento”, ha spiegato il teste ex dei servizi di Tolosa.
Di più: sembra l’accurata formazione e preparazione di un agente professionale, a cui si impartiscono competenze linguistiche e militari, da avviare alla carriera di infiltrato. Sappiamo anche che Merah ha cercato di arruolarsi nell’esercito francese nel 2008, e poi nella Legione Straniera, respinto per i suoi precedenti penali. Povero, tragico patriota Merah, usato e distrutto come jihadista perché bisognava addossargli delitti le cui vere ragioni sono inconfessabili.