Il Pentagono ha annunciato: “Le truppe Usa resteranno in Siria fino a quando ne avremo bisogno, per sostenere i nostri partners e prevenire il ritorni di terroristi”: così il portavoce del Pentagono Eric Pahon.
Poche ore prima di questa dichiarazione, Putin aveva dichiarato che l’operazione per sconfiggere Daesh in Siria stava arrivando a conclusione, essendo stati i terroristi islamici cacciati anche dalle zone storicamente popolate dai cristiani. Lo scorso ottobre, il ministro della Difesa Sergei Shoigu aveva riferito che le forze di terra siriane sostenute dall’aviazione russa avevano liberato il 90% del territorio siriano, e che non più del 5% del territorio restava in mano a Daesh.
Il portavoce del Pentagono Pahon, a domanda ha risposto: “Il governo siriano e la Russia non sono stati determinanti nella sconfitta di Daesh. Non hanno fatto che realizzare qualche operazione contro i terroristi di Daesh, mentre la maggior parte del territorio in Irak e Siria sono stati liberati grazie agli sforzi della coalizione americana e dei suoi alleati”.
La “coalizione” di cui parla il Pentagono, composta da 15 paesi fra cui quelli che pagano i terroristi islamici, ha cominciato le operazioni in Siria con il dichiarato scopo di sconfiggere lo Stato Islamico. Appena entrata in opera la coalizione, la situazione s’è aggravata: i terroristi hanno preso il controllo del 70% e respinto l’esercito siriano “su assi plurimi”.-
Inutile ricordare che gli aerei americani hanno colpito ed ucciso oltre 70 soldati siriani assediati a Der Ez Zor dall’IS, bombardamento subito dopo il quale i terroristi hanno attaccato gli assediati (forse c’è stata una coordinazione) hanno mandato elicotteri per esfiltrare gli ultimi capo terroristi, sorvolato senza bombardarli i lunghi convogli dei terroristi che si ritiravano da Rakka con armi pesanti e munizioni al seguito, eccetera.
The Raqqa Exodus: The US Coalition’s “Secret Deal” to Allow ISIS-Daesh Terrorists to Escape…
Le forze aeree russe nel frattempo hanno effettuato 28 mila decolli e colpito 90 mila bersagli.
La vittoria è senza dubbio americana. Hollywood insegna.
Le forze USA (almeno 4 mila commandos in varie basi nel Nord Siriano, a protezione di “forze democratiche” – oppositori di Assad, terroristi e curdi restano, dice Pahon, resteranno indefinitamente (“in base alle condizioni”) “per assicurare la disfatta durevole di ISIS ; la coalizione deve assicurare che non possa rigenerarsi, reclamare terreno perduto, o congegnare attentati esterni”.
Ovviamente tutti capiscono che sono lì per ficcare un cuneo dentro l’asse di resistenza, che ormai si stende in un corridoio continuo da Teheran a Rakka (Iran), Siria ed Hezbollah (Libano Sud). Nello stesso tempo, mantengono accesa la speranza nei loro protetti curdi di poter riaccendere la miccia del conflitto in Siria. E formano la testa di ponte forza di primo intervento (nelle loro basi hanno campi d’aviazione) per la coalizione israelo-saudita anti-Iran quando Israele deciderà di colpire militarmente – ha già cominciato a farlo – presunte basi “iraniane” presso i confini dei Territori occupati.
Il presidente Trump ha telefonato al capo della Autorità Palestinese Mahmoud Abbas “per informarlo della sua intenzione di spostare l’ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme”. Simile telefonata ha fatto al re di Giordania: “per informarlo”. Non è follia e demenza. Il quadro della menzogna (e dei fiumi di sangue umano) in cui la Superpotenza soggetta al Falso Agnello inserisce l’intronizzazione di Sion annuncia, temo, qualcosa di infinitamente peggiore. (Marco 13, 14):
“Quando vedrete l’abominio della desolazione stare là dove non conviene, chi legge capisca, allora quelli che si trovano nella Giudea fuggano ai monti;chi si trova sulla terrazza non scenda per entrare a prender qualcosa nella sua casa; 16 chi è nel campo non torni indietro a prendersi il mantello. ….perché quei giorni saranno una tribolazione, quale non è mai stata dall’inizio della creazione, fatta da Dio, fino al presente, né mai vi sarà. 20 Se il Signore non abbreviasse quei giorni, nessun uomo si salverebbe. Ma a motivo degli eletti che si è scelto ha abbreviato quei giorni.
L’amico Gianluca Marletta scrive: “Biblicamente, l’abominio della desolazione è la sostituzione di un culto santo con un culto empio. A Gerusalemme si prepara la ricostruzione del Terzo Tempio ebraico; e a Roma, l’annichilimento dell’Eucaristia nella pseudo messa protestantica”.
Spero che non abbia ragione, almeno per Roma. Ma il Cristo che annuncia l’abominio della desolazione, aggiunge: “Allora, dunque, se qualcuno vi dirà: “Ecco, il Cristo è qui, ecco è là”, non ci credete; 22 perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti e faranno segni e portenti per ingannare, se fosse possibile, anche gli eletti. 23 Voi però state attenti! Io vi ho predetto tutto. 24 In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà e la luna non darà più il suo splendore 25 e gli astri si metteranno a cadere dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte”.
Frattanto, come informa il Deutsche Wirtschafts Nachirchten
“Mogherini gelida con Tillerson”
“Il segretario di stato americano Rex Tillerson si è confrontato con la crescente preoccupazione per le politiche della politica del presidente degli Stati Uniti Trump durante la sua visita a Bruxelles. Nelle riunioni con i rappresentanti dell’UE e della NATO, le divergenze di opinioni in Medio Oriente, dall’Iran a Gerusalemme, sono venute alla ribalta.
Rispondendo alle domande dei giornalisti sul fatto che gli incontri a Bruxelles si fossero svolti in un’atmosfera gelida, l’alto funzionario di Tillerson, Robert Hammond, ha detto che gli alleati erano stati molto onesti l’uno con l’altro.
Dopo un incontro bilaterale con Tillerson, il capo della politica estera dell’UE, Federica Mogherini, ha dichiarato che entrambe le parti hanno “confermato la loro stretta collaborazione”. Rimase con una breve dichiarazione.
Le posizioni dell’Europa sulle questioni, d’altra parte, hanno reso Mogherini molto chiaro. Quindi Gerusalemme deve essere la “futura capitale” di due stati, uno israeliano e uno palestinese, e lo status della città può essere determinato solo nei negoziati di pace con entrambe le parti, ha detto il capo della politica estera dell’UE”.
Non è un po’ in ritardo, questo gelo? E poi: Tillerson è ancora ministro degli Esteri? Mogherini non lo è dell’Europa. Ma faceva meglio ad essere gelida con Jared.