Manifestazioni violente. Picchiatori che provano a rovesciare le auto dei deputati del PiS,il partito del governo che ha vinto le elezioni; la polizia che respinge a manganellate e lacrimogeni tentativi dei rivoltosi di irrompere nella Dieta (Parlamento) per bloccare l’approvazione di una legge; febbrili preparativi per organizzare anche in Polonia una piazza Majdan” all’Ucraina, con fredda pianificazione di “wc, centro-stampa, palco con audio” e “incidenti di sangue dopo due giorni”. Insomma è la rivolta democratica contro il governo reazionario di Beate Szilo, creatura dell’appartato (ma presentissimo) Jarosław Kaczyński ?
Così l’ha raccontata il Corriere della Sera: «Era dai tempi del primo sindacato libero del blocco comunista, Solidarnosc, che in Polonia non si creava un movimento così compatto e combattivo per la democrazia. In migliaia si sono ritrovati, Costituzione alla mano…”.
Tutto vero. Basta non dire che la punta di lancia della opposizione democratica, scesa in piazza a incendiare il paese, è costituita da 32 mila ex agenti dei servizi segreti e alti funzionari del periodo comunista sovietico-polacco, in lotta contro la minaccia di taglio delle loro pensioni.
La nuova legge – per votare la quale il Parlamento ha dovuto riunirsi in una sala diversa dall’aula solita, che era minacciata di irruzione “democratica” – pone un tetto alle pensioni di costoro; un tetto che le parifica alla pensione media in Polonia, pari a 2 mila zloty mensili, circa 435 euro. Un affronto per chi fino ad oggi gode di una pensione anche di 20 mila zloty, 4.350 euro al mese.
Come mai? Il motivo è che in Polonia la transizione è stata non violenta, civile e umana; il che comporta che i funzionari del regime comunista passato, anche quelli addetti alla repressione, non solo non sono stati fucilati; gli sono state lasciate le pensioni di prima: pensioni d’oro. Adesso il governo del PiS (Diritto e Giustizia, Prawo i Sprawiedliwość) , che ha vinto le elezioni nel 2015, ha osato la parificazione. Perché tra l’altro, molti dei pensionati da 400 euro mensili lo devono al fatto che hanno perso anni di contributi, o perché erano stati messi in galera come dissidenti da quelli che prendono pensioni 10 volte superiori, o perché durante il regime non potevano più trovare un lavoro pagato decentemente essendo segnati dal carcere come oppositori.
Spero non sfugga l’analogia con la situazione italiana. Anche se la nostra è molto più grave: non solo i “ricchi di stato” da noi sono milioni, non solo hanno stipendi superiori in media al 17 per cento dei privati con mansioni simili, con punte di privilegio da 200 mila euro per diversi dirigenti pubblici, di 74 mila euro annui per il personale non-dirigente (attenzione: NON dirigente) delle ‘autorità” tipo AGcom; e 48 mila per i NON dirigenti della Presidenza del Consiglio, senza dire dei docenti universitari da 71 mila euro annui e del personale di regioni e comuni sui 40 mila annui – a fonte di una settore privato che, ormai, offre salari da 400-600 mensili col voucher.
E’ sia chiaro, il problema che distingue (nel male) il nostro paese da tutti quelli dell’Occidente capitalista. In Usa, i veri grandi ricchi (l’1% per cento che s’è accaparrato tutti i lucri lasciandone niente al ceto medio) , producendo la più odiosa iniquità sociale, sono comunque dei privati che guadagnano nel settore privato. I nostri ricchi sono ricchi di Stato, che estraggono i loro lucri dal denaro pubblico, ossia dalla torchia fiscale che esercitano sui privati impoveriti; inoltre, come constatiamo ogni giorno, sono inadempienti (non fanno ciò per cui sono lautamente pagati per fare), spesso parassiti (coprono posti inutili), assenteisti e truffatori di denaro pubblico: a Roma si intascano il denaro per riattare gli asili per rimodernare il loro appartamento, dovunque approfittano in modo ladronesco di tutte le occasioni di lucro indebito che la loro posizione permette – senza alcun senso di responsabilità verso la comunità nazionale, cui dovrebbero essere grati, e che vedono come bestiame da mungere e tosare.
Perché proprio gli stipendi scandalosamente alti – che nella teoria mitica sono dati per togliere loro tentazioni di farsi corrompere – sono invece la causa della loro corruzione, della loro insaziabile voglia di intascare sottraendo i soldi ai cittadini poveri. In combutta coi politici che, essendo “Politici di mestiere”, si percepiscono come dirigenti pubblici anziché come rappresentanti del popolo, e si spartiscono la torta coi funzionari.
So già che qualche statale o regionale o provinciale mi manderà mail furenti. Ma invece dovrebbe riflettere – fra gli esempi che emergono ogni giorno – sull’ultimo: quello del ministro Poletti ( del lavoro, “de sinistra”) che ha sputato sui cervelli italiani costretti ad emigrare con frasi da despota saudita ( “Conosco gente che se ne è andata ed è bene che stia via, non soffriamo a non averli più fra i piedi”) e il cui figlio, Manuel Poletti, non emigra perché dirige un settimanale della Provincia di Ravenna (area Lega delle Cooperative) – finanziato da chi? Dalle casse pubbliche: con 191 mila euro annui nel 2015, 197mila nel 2014, e 133mila nel 2013. Più di mezzo milione.
Ecco il Ricco di Stato, con la sua callosa coscienza di privilegiato arrogante, sfrontato nell’accaparrare il fondi pubblici per sé e i suoi cari, senza alcun senso del dovere sociale verso i cittadini che lo pagano. Come liberarci da questi oppressori?
Torno al caso polacco perché è istruttivo. Là, i privilegiati che il governo ha tentato di disciplinare sono, essenzialmente pensionati del passato socialismo reale, eppure hanno messo la capitale a ferro e fuoco. I nostri ricchi parassiti corrotti sono “in servizio”, ossia hanno in mano tutte le leve del potere, la macchina amministrativa, la “legalità”. Non oso pensare che cosa ci farebbero pur di proteggere i loro stipendi indebiti e i loro privilegi di parassiti.
L’altro fenomeno ricco di insegnamenti è stato vedere come, a difesa dei parassiti ex comunisti polacchi, si sia schierato – in quadrata legione – l’intero mondo “liberal” progressista, che ha salutato entusiasticamente i sovversivi come “opposizione democratica” in lotta per “la Costituzione”: la UE, Bruxelles, le centrali della globalizzazione, e ovviamente i media mainstream. Si è visto benissimo che i media di tutta Europa erano pronti a sostenere con menzogne ed esagerazioni una imminente “rivoluzione colorata” polacca auspicata da Bruxelles contro il regime “autoritario ed anti-immigrati”, xenofobo, reazionario (ha cercato di vietare l’aborto) eccetera.
Uno dei due partiti che hanno allestito in fretta il “Comitato di Difesa della Democrazia” (KOD), che i media cercano di far passare come la nuova Solidarnosc, è il Platforma Obywatelska, PO, ossia il partito di Donald Tusk: presidente del Consiglio Europeo fino a due anni fa, neocon di tipo americano (a Washington è ospite fisso dell’American Enterprise con Michael Ledeen), liberista estremista in economia, e nonostante abbia perso le elezioni in Polonia, eminenza grigia del potere europeista fra Juncker e Schulz. L’altro partito è nato due anni fa, si è denominato da solo Nuovo (Nowoczesna); il suo fondatore , Ryszard Petru, ha un passato in università dell’URSS prima della caduta del Muro; dopo, prontamente , è passato banchiere d’affari nelle centrali del globalismo: prima alla Banca Mondiale , poi alla Pricewaterhouse Coopers, ambasciatore informale di Tusk preso il Fondo Monetario… il partito di Petru, alle elezioni,ha preso il 7 per cento. Ora è salutato da Bruxelles e da CNN come il lottatore per la democrazia contro il regime autoritario che (come sapete) si oppone ad accogliere “la sua quota di immigrati islamici” dettata da Berlino.
Segno inequivocabile che le oligarchie, siano comuniste siano”liberal”, si riconoscono a fiuto, si abbracciano,si adottano reciprocamente si proteggono a vicenda. Con tutti i mezzi.
CNN, Reuters, Washington Post hanno aiutato la nascita rapidissima di una tv polacca, espresoTV , a difesa della “democrazia” insieme alla TVN, una tv polacca nata dopo il Muro, notoriamente allestita dai servizi segreti comunisti. La stella ne è stata Michal Broniatovski, figlio di un membro dei servizi, poi redattore di Forbes (la rivista dei miliardari Usa) edizione polacca (per i miliardari locali).
Broniatovski “ha pubblicato un post su Facebook con il quale dà consigli su come scatenare una Majdan a Varsavia:
- Motivare i giovani. […] Ne bastano due-tremila disposti a passare la notte al freddo, ma ce ne vogliono decine di migliaia per sostenerli di giorno.
- Una grande piazza in centro alla città ed un grande edificio pubblico che può essere difeso sono essenziali per motivi logistici: WC, centro stampa…
- Le tende devono avere un cartello con scritto «Ufficio parlamentare» per garantirsi l’immunità.
- Le tende devono essere disposte come un accampamento fortificato; servono gabinetti portatili e mobili di legno.
- Dopo un paio di giorni servono incidenti sanguinolenti; un milione di persone accorreranno a manifestare in piazza e nelle zone circostanti.
- Bisogna organizzare i fondi per il cibo, la legna da ardere, l’impianto audio, un palco.
- Occorre un servizio d’ordine.
- È necessaria la presenza costante di artisti e di religiosi sul palco”.
(Roberto Marchesini, “Polonia, il rischio di una rivoluzione pilotata Media ed ex regime uniti contro il governo”, Nuova Bussola Quotidiana, 19 dicembre)
E’ evidente il proposito di scatenare una Majdan polacca. “Opposizione totale!”, è lo slogan dei “democratici” alla Tusk e Petru che difendono le pensioni dei funzionari sovietici. Pronti a rovesciare il voto democratico con moti di piazza “democratici” alla Soros? Applauditi dal mondo “libero” e dai suoi media. E la benedizione di “Bruxelles”, ben lieto essendo Juncker di veder finire l’autonomismo del Gruppo di Visegrad. E come sempre, le elites contro il popolo, denominato “populista”.
E sono, come il ministro Poletti, “liberal”, progressisto-liberiste, de’ sinistra diremmo in Italia. A conferma di quel che si diceva qualche giorno fa: “la sinistra oggi ha tutti i caratteri di cui rimprovera Trump: intolleranza, odio della gente che non è ricca come lei, l’autoritarismo, il settarismo conformista del pensiero, e una gran prontezza alla violenza”.