Nella riforma che il governo ha chiamato “La Buona Scuola” per autocertificazione, l’”alternanza scuola-lavoro” è certo un punto dei più “qualificanti”, come dicono loro. Tanto che essa è”prescritta obbligatoriamente in tutte le scuole superiori senza eccezioni”, in quanto “modalità educativa permanente”. Sponsorizzata da Confindustria, sindacati, cooperative sociali, offre agli studenti entusiasmanti “possibilità di crescita personale presso aziende, associazioni e cooperative”, in stages dove finalmente imparare qualcosa di pratico, che serva per la vita.
Vi sono ONG (Organizzazioni Non Governative) che si son subito fatte avanti ad offrire ai giovani servizi di “volontariato”: per esempio l’Arcigay. “Agli stagisti, sempre affiancati da un tutor cultore della materia che si prende cura di loro, viene affidata la gestione dei Pride Village oppure, a scelta, la promozione di gruppi studenteschi LGBT all’interno delle loro scuole di appartenenza”.
Voi vorreste sottrarre il vostro figlioletto a questo genere di corsi? Vi opponete a che la vostra bambina venga addestrata in stages del genere? Chiedete a gran voce che se mai facciano il loro stage di Alternanza Scuola-Lavoro presso un meccanico, un calzolaio, una ditta di trafilati? Attenzione, perché potreste essere denunciati per “discriminazione su base sessuale”, reato previsto dal ddl Scalfarotto, Norme contro l’Omofobia e la Transfobia. IL ddl Scalfarotto non è ancora legge; lo sarà di sicuro. Perché frattanto, è già stato approntato l’apparato giudiziario repressivo del delitto in fieri, l’omofobia.
Forse infatti non sapete – io lo ignoravo – che in Italia è stato creato l’OSCAD (Osservatorio per la Sicurezza Contro gli Atti Discriminatori) che è “un organismo interforze, Polizia di Stato ed Arma dei Carabinieri” per la repressione delle “discriminazioni”: è dunque una vera “polizia dei costumi” come esiste in Arabia Saudita, ma allo scopo contrario: proteggere i malcostumi LGBT da ogni critica. Questo nuovo corpo poliziesco agisce sulla base di “segnalazioni” – ossia denunce- di “istituzioni impegnate nella lotta alle discriminazioni”: in primo luogo dall’UNAR, l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali presso la Presidenza del Consiglio di cui è ministra Etruria Boschi.
Vi dice niente il nome UNAR? Eh sì, è proprio quell’ente governativo cui presiedeva – con stipendio di 200 mila annui – l’omino dal cappotto arancione, Francesco Spano. Quello che, come rivelò la trasmissione Le Jene 20 febbraio scorso,finanziava con soldi pubblici “centri culturali” come l’ANDOS (Associazione Nazionale contro la Discriminazione da Orientamento Sessuale), di cui era socio, che erano in realtà luoghi di prostituzione sodomitica dove avvengono pratiche violente come glory hole, fisting, e bareback, spaccio di coca e crack, nonché “sesso praticato alla cieca con soggetti sieropositivi” .
Se Spano è scappato e si è dimesso, l’UNAR continua ad esistere sotto la Boschi, sottosegretaria della presidenza del Consiglio: la Boschi che “nell’estate del 2016 , snobbando ogni altro impegno istituzionale”, fece da madrina a Padova al Pride Village.
Ho trovato queste informazioni in “Malascuola – Gender, affettività, emozioni, il sistema “educativo” per abolire la ragione e manipolare i nostri figli”, di Elisabetta Frezza (Casa Editrice Leonardo da Vinci). La Frezza è una delle menti più limpide e potenti della resistenza intellettuale all’andazzo. Oltre che madre di cinque figli, ha un dottorato di ricerca in diritto: è dunque con piena cognizione di causa che essa ci dimostra in questo saggio come la pretesa “difesa degli LGBT dalle discriminazioni” si configuri come un sistema totalitario, chiuso e ferreo nei suoi divieti, già compiuto; con la sua psicopolizia, la sua centrale di denuncia, la sua ideologia innaturale, la sua coercizione – tipica di ogni Stato totalitario – della coscienza intima dei suoi sudditi, per costringerli a pensare ciò che non vogliono, “espropriarne la libertà”.
Da giurista, la Frezza ci fa riflettere che ogni nostro atto libero è “naturaliter discriminatorio”. Quando scegliamo se ordinare vino o birra in pizzeria, o se andare in vacanza a Rimini oppure alle Canarie, esercitiamo una discriminazione, rigettiamo una possibilità per privilegiarne un’altra. Ovviamente ciò è cruciale in politica: quando uno decide, che so, di votare Salvini, scarta il PD, giudicandolo un’accolta di farabutti al soldo del capitale transazionale; scarta il 5 Stelle perché continua a ritenerlo (fra l’altro) ambiguo e fanatico e che vota sempre col PD sulle scelte morali fondamentali; scarta Berlusconi deridendolo nella sua ultima versione animalista e idiota. Insomma uno esprime giudizi molto duri. Se gli fosse vietato, spero si sia d’accordo a concludere che sarebbe sparita la libertà politica.
Cirinnà e Scalfarotto, liberticidi
Ora, questa discriminazione ci è vietata appunto su tutto ciò che riguarda gli omosessuali, i LGBT e la “cultura” omosessista. Non possiamo più esprimere un libero giudizio negativo su questo “mondo”. Per esempio, esemplifica la Frezza, potrai licenziare la baby sitter perché è manesca col tuo bambino; ma non se la baby sitter è un transessuale che si veste da donna, perché allora lui (lei?) si avvarrà della legge -e della legge penale – contro di te che lo discrimini, di te “omofobo” . Le leggi Cirinnà e il ddl Scalfarotto, nonché organi di Stato come l’UNAR, mirano a fare della perversione sessuale “un valore pubblico meritevole di tutela privilegiata” da parte dello Stato, superiore alla “libertà di pensiero”. Una legge penale incriminatrice “che introduce una protezione speciale per una categoria di persone che vanta come titolo di merito esclusivamente le proprie tendenze sessuali è, questa sì, gravemente discriminatoria”; la norma “che fa generico riferimento al concetto di discriminazione senza ulteriore specificazione del contenuto … spalanca ad ogni possibile arbitrio interpretativo da parte del giudice (p.39)
Non consolatevi, infatti, pensando che dopotutto la nuova dittatura si limita a vietarvi di dire quel che pensate nel solo ambito dei comportamenti sessuali, lasciandovi il resto delle libertà personali e politiche, per esempio la scelta del partito da votare. No, nient’affatto; essa sta già cominciando a debordare per sopprimere nelle altre libertà. Come?
Si introduca qui l’ECRI, sigla che sta per “Commissione Europea contro Razzismo e Intolleranza”: fondata dal Consiglio di Europa, vien definito un “organo indipendente di monitoraggio” nella lotta contro il “razzismo e l’intolleranza”. Di fatto è un UNAR di livello europeo, composta di osservatori selezionati non si sa come – o si sa troppo bene: militanti LGBT – i quali stilano un rapporto quinquennale sui “progressi” dei paesi nella lotta all’omofobia.
Ebbene, questo ECRI ha emanato nel giugno 2016, un rapporto sui progressi del sodomismo in Italia. Riguardo allo OSCAD, ossia alla psico-polizia di repressione, “la rimprovera di scarsa efficienza” perché lamenta “il numero troppo esiguo di denunce e segnalazioni dei crimini d’odio ed episodi di intolleranza”; si raccomanda alle “autorità” la più incisiva applicazione della legge sulla Buona Scuola nella parte che “fornisce a tutti gli studenti le informazioni, la protezione e il supporto necessari per vivere in armonia il loro orientamento sessuale e identità di genere”. Si sollecita “l’estensione dei poteri dell’UNAR”: forza Spano! Si rimprovera aspramente il fatto che “parte dell’opinione pubblica sia ancora ostile alle persone LGBT, e male informata dei loro diritti”.
Ma questo non basta ancora, c’è di peggio. Lo ECRI denuncia con forza che “la questione dell’educazione sessuale e dell’identità di genere nelle scuole […] incontra forti opposizioni da parte di certe autorità regionali”, in Veneto, Lombardia e Liguria, dove “i consigli regionali hanno approvato mozioni contro il gender”.
Capito? Ci sono partiti politici che l’ECRI non approva, e che invita a non votare, perché “omofobi”. Come nei vecchi stati totalitari il “nemico oggettivo” era l’avversario di classe, il borghese, il proprietario privato, l’ebreo, oggi è “l’omofobo”. “Il nuovo delinquente da perseguire … L’omofobia entra nell’immaginario collettivo come disvalore etico e scorrettezza politica, pericolo sociale degno di somma e unanime riprovazione”, scrive la Frezza. L’omofobo singolo andrà “rieducato” grazie “al potente ricatto dell’amore ‘cristiano’”, opera a cui si propone volonterosa la neo-chiesa di “Francesco”; ma come trattare partiti interi che si macchiano di “omofobia” vietando l’insegnamento del “gender” nelle regioni dove hanno la maggioranza?
Basterà poco, un ulteriore giro di vite ai ceppi europei, e quei partiti saranno esclusi dall’agone politico, in quanto “discriminatori e intolleranti”. Magari non saranno messi fuorilegge, ma ci sono molti modo per colpirli: basta ricordare “l’arco costituzionale”, ossia il patto di DC e PCI e tutti gli altri , in nome dell’”antifascismo”, di negare legittimità al Movimento Sociale ed escluderlo di fatto. Si potrà mobilitare contro qui partiti l’opinione pubblica “progressista”, colpirli con l’indegnità morale dello “ottuso e retrogrado oppositore del progresso civile”. Guardate come siamo ridotti: non ci assoggettiamo già oggi a questa dittatura delle masse, quando, dichiarandoci contrari all’insegnamento del gender nelle scuole, ci “proclamiamo non omofobi” con un tipico “automatismo difensivo”? E’ il tipico automatismo difensivo con cui nell’URSS di Stalin ci si doveva comunque proclamare previamente anti-capitalisti, anti-kulaki, anti-Trotzky perché il vicino ti ascoltava e poteva denunciarti al NKVD…
E pensare che noi europei, noi occidentali avanzati, eravamo prontissimi e sveglissimi ad opporci al “ritorno del totalitarismo”. Vegliavamo insonni contro “Il fascismo”, se tornava. E certo l’avremmo riconosciuto e ci saremmo opposti, perché ce lo immaginavamo in divisa militare, coi baffetti o coi baffoni. E’ arrivato mascherato da drag-queen o da tenero finocchietto, e ci ha di nuovo asservito.
(L’argomento è così grave che richiederà una seconda puntata. Alla prossima)