Lo so che molti lettori detestano Renzi. E magari con qualche ragione. Ma cerchiamo di elevarci al disopra della “pancia”. Quando un membro del Consiglio Superiore della Magistratura, Piergiorgio Morosini, rilascia un’intervista in cui dichiara “Renzi va fermato”, dovete vedere ciò che questo significa: un’ingerenza brutale e gravissima del potere giudiziario sul potere esecutivo. Ed un grave pericolo per tutti.
Lo so che l’abitudine alla politica di pancia ci ha disabituati a ragionare in termini di istituzioni. Ma pensate solo se fosse avvenuto il contrario. Se Renzi avesse detto: “Il CSM va’ fermato” o “il magistrato Morosini va’ fermato”. Gli strilli dell’intera magistratura salirebbero al cielo (e al Quirinale): “Siamo aggrediti! Ingerenza intollerabile! E’ in pericolo la nostra autonomia!”. Avvolti alla simpatia dei media, a cominciare da Il Fatto, che è l’organo di propaganda delle Procure militanti, e di tutte le tifoserie manettare, di sinistra e (adesso) anche di destra (o cosiddetta). E sì che sarebbero state solo lagnanze verbali, senza conseguenze per il potere criticato: i politici infatti non hanno il potere di sbattere in galera i giudici – mentre i giudici hanno il potere di sbattere in galera i politici. Non solo. Il potere esecutivo e legislativo non possono intercettare i giudici, per registrare e poi passare ai giornali le frasi compromettenti, i ghigni, i cachinni, le battute sconce e odiose che si dicono fra loro sapendo di essere immuni da ogni inchiesta. I giudici invece lo fanno ai politici, continuamente.
Si riconosca almeno questo: che i giudici hanno più potere del potere politico. Che lo controllano, mentre, loro, non sono controllati da nessuno. Che in questa disputa sono la parte forte, non la parte debole. Quella che si permette continue ingerenze.
Ha cominciato Piercamillo Davigo, oggi giudice di Cassazione (per avanzamento di carriera automatica, gigantesco privilegio) e anche presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, che è sostanzialmente il sindacato della categoria (e i magistrati non dovrebbero essere sindacalizzati). Di punto in bianco, s’è fatto intervistare per gridare: “I politici rubano come prima di Mani Pulite, ma non si vergognano”.
Naturalmente, ha riscosso frenetici applausi. Molto facili, appellandosi alle “pance” italiote. Ora, se un politico avesse detto una cosa simile, magari sarebbe tato (giustamente) attaccato come “qualunquista”, populista eccetera. Invece quel che dice Davigo è sacra scrittura, e va rispettato. Anzi, bisogna adorarlo; trovare che tutto ciò è profondo e “apre un dibattito” nella società.
Ma i magistrati mica dibattono: in sequenza, intercettano il ‘compagno’ della ministra e lo accusano di “traffico d’influenze” (reato dubbio) costringendo lei a dimettersi, sbattono in galera preventiva un sindaco per delle piscine, condannano Soru, il segretario pd in Sardegna, a tre anni per un’evasione fiscale perlomeno dubbia. Sono tutti membri del partito di cui il magistrato Morosini ha detto che il segretario “va fermato”. Ora, forse sapete quanto poca stima abbia del Pd. Ma qui vedo un attacco concertato del corpo giudiziario, non diverso da quello che detto potere organizzò contro Berlusconi (centinaia di indagini aperte contro di lui) se non per l’entità.
Naturalmente tutto il corpo giudiziario si erge a difesa dei discutibili colleghi contro questo sospetto. Il “giudice Caselli” si leva dal sarcofago per dichiarare: credere a complotti “è roba da Berlusconi”, i magistrati all’attacco “sono tutti scollegati fra loro”, quindi è escluso si siano messi d’accordo. E’ falso. I magistrati sono “collegati fra loro” dall’ideologia. Che li accomuna e coordina le loro azioni. Non c’è bisogno che si telefonino per mettersi d’accordo.
Davigo, naturalmente, ha preso le parti di Morosini: “Magistrato è libero di esprimere opinioni”. E’ difficile accumulare così tanti abusi di potere e tanta arroganza in così poche parole. Anzitutto, un magistrato non deve esprimere “opinioni”, ma giudizi motivati al termine di un regolare processo: tutte le volte che s’è preso questa libertà, vuol dire che invade il terreno della politica, che è quello delle opinioni. Secondo: quella “Libertà” che Davigo assegna ai magistrati, lui stesso – e tutto il corpo giudiziario – la nega agli altri. I politici, i giornalisti, gli analisti non sono “liberi” di esprimere opinioni sulla magistratura, se non adulatorie; appena esprimono un’opinione critica, “i giudici insorgono” (come dicono i media) come un sol uomo. Questo si chiama odioso corporativismo – se lo fanno, poniamo, i taxisti. Se lo fanno i magistrati, è un sacro atto di un ordine sacro, sacerdotale. Spesso, le opinioni critiche ai magistrati fruttano inchieste dei detti magistrati a carico del critico. Possono portare in galera. Mentre le critiche ai politici non hanno conseguenze per la libertà personale.
Oltretutto, il Morosini e le sue “libertà d’opinione” sono ancor più preoccupanti, se si apprende che questo palermitano “s’è occupato della presunta trattativa stato-mafia”. Appunto, “presunta”. Il Morosini trasformò una sua opinione in quel gigantesco processo politico, volto ad incastrare tutta una serie di politici e carabinieri, che non ha portato a nulla, nonostante le “testimonianze” del figlio di Ciancimino, false e falsissime. Tanto che oggi Ciancimino jr è incriminato per calunnia. Ma il magistrato che ha usato le sue calunnie per provare una “presunta” trattativa che non è riuscito a provare, è forse incorso in qualche conseguenza spiacevole per la sua evidente attività di parte, di giustizialista militante e (oltretutto) incapace. Macché. Avanza in carriera, impune e intoccabile, e arriverà alla Cassazione e al grasso stipendi connesso.
Anzi. Dice che “Renzi va’ fermato”. E che adesso va’ a Palermo a fare propaganda per il No alla riforma del Senato. Quindi esibisce la sua parzialità. Pubblicamente. Un caso per cui se esistesse nella magistratura un qualunque organismo di auto-controllo, sarebbe passibile di espulsione.
Ora, voi potete avere la peggior “opinione” sulla riforma del Senato strappata dal governo Renzi a un parlamento di trasformisti e di escort, che l’ha pure peggiorata deformandola in itinere. Appunto: “Voi” potete, perché siete privati cittadini. Il magistrato no. Non può fare il giudice e, quando gli fa’ comodo, anche il militante politico. Tutti possono vedere che è un giudice “di parte” – è strano e grave che siamo così abituati a questo parteggiare, da non vederci niente di urtante.
Ora, la casta giudiziaria, che ha sempre favorito il PD, perché adesso è in guerra col governo pd? Le parole (poi mezzo-smentite) di Morosini sono quelle della lingua di legno dell’opposizione interna PD: “Rischio di democrazia autoritaria”. Ha in odio ”il partito della nazione” e “il patto del Nazareno”.
Ora, un partito della nazione è ciò che occorre, necessariamente, per riportare nei limiti caste pubbliche e ordini istituzionali che sono usciti da ranghi e strabordano e spadroneggiano ingerendosi in altri poteri e istituzioni, come appunto la magistratura militante s’è abituata a fare impunemente da 25 anni, da Mani Pulite e poi nella persecuzione a Berlusconi. Ha potuto farlo per la pavidità, viltà e coscienza sporca della politica. Il pd ha applaudito i peggiori abusi delle procure perché colpivano l’odiato Cav, perché è diventato il partito di riferimento di tutte le caste pubbliche privilegiate, e perché aveva paura di questo “alleato” capacissimo, se provocato, di mordergli la coda di paglia della propria corruzione. Ma anche Forza Italia, una volta al potere, s’è guardata bene dal disciplinare la belva, per esempio attuando la separazione delle carriere (fra accusa e magistratura giudicante) e la responsabilità civile dei magistrati (fargli pagare gli errori giudiziari, talora dolosi) : era ciò che aveva chiesto il popolo italiano in alcun famosi referendum – a cui Berlusca avrebbe potuto richiamarsi, avrebbe dato legittimità alla sua azione : “Non faccio che eseguire la volontà popolare”.
Non lo disse mai. Invece che opporsi frontalmente, preferì, miserevolmente, usare mezzucci da legulei per una ridicola difesa di sguincio, tipo raccorciare la prescrizione, o depenalizzare un po’ di reati (i suoi) per salvarsi dai suoi processi, senza nemmeno riuscirci. Per la battaglia istituzionale, occorreva una statura morale che il tizio non ha mai nemmeno immaginato potesse incarnare proprio lui, piccolo delinquentello di mezza tacca, che ha riempito il parlamento di escort e di avvocaticchi del suo livello.
Ma il problema – lo strabordare del potere giudiziario sull’esecutivo e il legislativo – resta. E’ diventato chiaro che per rimettere nei ranghi la Casta – pericolosissima – non basta la maggioranza; occorre anche l’opposizione, che non cavalchi la protesta giustizialista, e condivida le responsabilità – e l’impopolarità di una tale “riforma”: la verga e più necessaria riforma. Ci sono momenti storici in cui le parti, identificato il comune ‘nemico principale’, devono unire a loro azione – proprio come si fa’ nello stato di guerra. Per un attimo, è sembrato che Berlusconi, dopo il suo inutile quindicennio, potesse concludere la sua sciocca vita con una cosa utile alla patria: unirsi al governo Renzi per rimettere in linea la magistratura, renderla uguale all’ordine giudiziario degli altri paesi: distinzione della magistratura d‘accusa dalla giudicante, divieto di uscire dall’ordine per candidarsi a cariche politiche (e men che meno di rientrarvi, manco l’ordine fosse un albergo a ore), concorsi trasformare l’avanzamento automatico di carriera in una selezione, de-sindacalizzazione, seria punibilità delle violazioni (come lo spifferar intercettazioni ai giornali complici), riduzione dell’abuso di carcerazione preventiva. Il patto del Nazareno, tanto demonizzato, ha suscitato in me una speranza, lo ammetto.
Viva VERDI(ni)
Una speranza che non è durata. Il Berlusca ha sfaldato il suo stesso partito in un via vai idiota, sì a Renzi-no a Renzi. Volete che ve lo dica? Alla fin fine mi pare meglio Verdini: lui resta fedele al progetto. Se no, c’è uno sfasciume di tutta la “destra” (maggioritaria nel paese) nell’insensatezza e nella piccineria, come si è visto nelle candidature a Roma. Non si sarà alcun “partito della nazione”. Renzi e la sua formazione è logorata, del resto la sua legittimità è minata alla radice dal fatto di essere il terzo capo del governo non-eletto – ed ha sul collo l’opposizione interna affamata di turpe vendetta: ora signori, che Renzi sia un parolaio e cacciapalle, che è lì per fare la politica dei poteri forti, d’accordo. Ma l’opposizione che gli è contro, avete presente? Sono Bersani e Letta, quelli che hanno sostenuto Mario Monti e tornerebbero a governare per conto dei poteri forti. Senza esserne entusiasta, mi stupisco che ci si possa rallegrare per una caduta di Renzi; sarebbe il potere restituito ai Monti e Fornero e Bersani; la bocciatura della riformaccia del senato significherebbe che per altri 50 anni non si riforma più niente, e la vittoria definitiva delle caste strapagate e inadepienti irriformate e irriformabili. E la magistratura, secondo voi, da che parte sta? Vorrei ricordare che nei momenti decisivi ha fatto sempre il lavoro richiesto dalle massonerie internazionali. Non si ricorderà mai abbastanza che due magistrati incriminarono il governatore di Bankitalia Paolo Baffi, e misero in galera il vicedirettore Sarcinelli, per reati del tutto inesistenti – ma perché stavano ostacolando il “divorzio” fra banca centrale e Tesoro, voluto dal Sistema globalista perché il capitale privato speculativo voleva estrarre la sua rendita dal debito pubblico, che fino ad allora gli era sfuggito. I due imputati furono prosciolti. Ai due magistrati, Alibrandi e Infelisi, non fu fatto pagare niente. Ricordatevelo sempre, cari lettori, quando vi sale dalla pancia la voglia di ululare nel branco canino dei giustizialisti, di quelli che hanno schifo per “la corruzione politica”. Anzitutto, la magistratura come corpo non è meno corrotta, solo la sua corruzione è meno visibile, proprio perché è insindacabile e segreta – o esibita sotto pretesto di giustizia e moralità. E infine, c’è un regime peggiore della corruzione dei politici, ed è la Dittatura dei Moralizzatori, il potere insindacabile degli Incorruttibili. In Francia, come ricordate, il governo dell’Incorruttibile si chiamava Terrore.
Mentre scrivo queste ultime righe, so anche che questa predica è inutile. Non si può andare contro la “pancia”.